Capitolo 22

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Pov Alessandra

Si prospettava un gran venerdì sera per me: pizza, divano ed una maratona di qualche serie tv.

Marco aveva una cena di lavoro, i miei amici andavano a ballare ed io il giorno dopo avrei dovuto studiare, quindi mi ero ritrovata a declinare l’offerta e Flami aveva il suo attesissimo appuntamento.

Andava avanti e indietro per casa, con evidente agitazione e trepidazione e quando rientrò nel mio campo visivo, mi ritrovai a sollevare le sopracciglia piacevolmente stupita.

- Wau, Flami, stasera lo stendi a Roberto! – esclamai io con malizia, passando in rassegna tutto il suo corpo con lo sguardo.

Indossava un abitino stretto grigio con lo scollo a cuore, scollo dal quale strabordavano le sue immense tette, le gambe coperte da leggere calze nere e decolté neri molto alti.

Lei, vedendo la mia espressione, si diede un’occhiata, dopodiché rialzò lo sguardo ed aggrottò la fronte a disagio.

- Dici che è troppo? – chiese lei incerta, mordendosi il labbro e facendo una giravolta su sé stessa.

- Oh no! Sei stupenda! – mi affrettai a precisare, sorridendole – Dico solo che Roberto, appena ti vedrà, ti salterà addosso! – ammiccai io, facendole l’occhiolino.

Flaminia arrossì vistosamente e vidi un lampo di terrore inondare i suoi occhi.

- Dici che penserà che mi sono vestita così perché voglio andare a letto con lui? Perché io non so se…- iniziò a farneticare lei, in preda alla vergogna, agitando nervosamente le braccia.

Sorrisi intenerita e mi alzai dal divano per avvicinarmi a lei ed una volta giunta di fronte alla mia amica, le poggiai delicatamente le mani sulle spalle.

- Flami…- la chiamai io comprensiva -…fai quello che ti senti di fare! Se ci vuoi andare a letto, fallo! – le consigliai decisa.

Lei si morse il labbro indecisa ed era papabile l’agitazione che quella situazione le stava causando.

Flaminia era molto diversa da me da questo punto di vista; io mi facevo meno problemi e seguivo più l’istinto, mentre lei si perdeva in svariate pippe mentali sui pro e i contro e sulle conseguenze delle sue azioni.

E poi ero sicura che il pensiero di un certo commercialista di mia conoscenza la stesse frenando più di quanto avrebbe voluto ammettere.

- Non voglio andare a casa sua, però! – confessò lei in imbarazzo.

- E non ci andare! Se ti fa stare meglio, portalo qua ed io mi defilo in camera per lasciarvi la vostra privacy! – proposi, sorridendole calorosamente.

Lei si prese un attimo per soppesare le mie parole, dopodiché annuì impercettibilmente con il capo.

- Ti sei depilata? – le chiesi io seria.

- Sì. -

- Hai messo un completo intimo decente? – la rimbeccai, guardandola con scetticismo.

- Pizzo nero. - rispose lei soddisfatta, lanciandomi un’occhiata d’intesa.

- Così si fa, sorella! – esclamai ridendo, dandole il cinque. – E adesso va’ e porta il punto a casa! – la incitai io, facendole un occhiolino.

Flaminia scoppiò a ridere e dopo aver raccattato borsa, chiavi e cappotto si avviò alla porta, ma prima di uscire del tutto, si bloccò sul posto e si voltò di nuovo verso di me.

- E se invece non gli piaccio? – chiese lei con voce tremula.

Sollevai gli occhi al cielo e sbuffai sonoramente.

Deontologicamente scorretto [#Wattys 2017]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora