Capitolo 15

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Pov Marco

Mi portai una mano davanti alla bocca e cercai di mascherare uno sbadiglio annoiato.

Ero a cena in un ristorante a Marechiaro, una bellissima zona situata nei meandri di Posillipo, a due passi dal mare, in compagnia della mia collega Fabiana.

Avevo accettato, in quanto sarebbe dovuta essere una cena di lavoro, visto che stavamo lavorando insieme ad un caso di corruzione, tuttavia, era palese che l'intento della mia collega fosse tutt'altro che riconducibile a questioni legali.

Ma a dirla tutta, la giovane bionda era sempre stata molto coerente, in quanto io stesso, al momento della proposta, ero perfettamente consapevole del doppio fine della serata.

Eppure avevo accettato lo stesso.

Presi un sorso di vino e lanciai alla mia accompagnatrice un'occhiata di sottecchi, mentre lei continuava a parlare di cose o persone a cui non stavo prestando la benché minima attenzione.

Era senza dubbio una bella donna.

Capelli lunghi biondi che scivolavano sulle spalle in sinuose onde, occhi dal colore marrone comune e dal taglio carino, labbra carnose ed un corpo seducente con tutte le forme al punto giusto.

Eppure la trovavo...insipida.

- Marco mi stai ascoltando? – mi ridestò lei dai miei pensieri, con tono leggermente indispettito.

Mi ritrovai a sbattere le palpebre più volte e cercai di mascherare al meglio la mia totale estraneità verso i suoi discorsi, attraverso uno dei miei sorrisi ammaliatori.

- Ovviamente. – risposi io con tono seducente, ammiccando verso la mia collega.

Lei ricambiò il sorriso e la mia tecnica sembrò funzionare fin troppo, soprattutto appena la vidi aggiustarsi sulla sedia ed assumere una posizione che mi consentisse una visuale migliore del suo seno, mentre con gesti fintamente casuali si sistemava i capelli, in un modo che sarebbe dovuto apparire sexy.

Sollevai gli occhi al cielo.

Ero consapevole del mio effetto sulle donne e di solito mi compiacevo alla vista di una donna che subiva il mio fascino, eppure quella volta, tutte quelle moine e quegli sguardi maliziosi mi stavano non solo annoiando a morte, ma addirittura mi stavano infastidendo.

- No, ti stavo raccontando di quella volta in cui io...- e riprese a parlare di qualche suo successo in aula, o in qualche altro contesto; in realtà non lo avevo ben capito.

E non mi interessava capirlo.

Cercai di focalizzare la mia attenzione su qualunque altra cosa, pur di non stare ad ascoltare la mia interlocutrice e la prescelta fu proprio l'aragosta che mi ritrovavo nel piatto.

Tutto pur di non sorbirmi quelle chiacchiere.

Mi concentrai totalmente sul mio pasto, ascoltando solo di sfuggita Fabiana, la quale, però, non sembrava accorgersi della mia totale apatia, forse perché troppo impegnata ad elogiare sé stessa, che a cercare di suscitare interesse negli altri.

E meno male, pensai io.

E poi aveva veramente una voce da oca.

Ripensai a quella mattina, quando la bionda fece il suo ingresso durante il ricevimento con Alessandra e di come quest'ultima l'avesse squadrata da capo a piedi con aria sufficiente e sprezzante, definendola poi un'oca.

Ed in effetti aveva ragione.

Avevo provato una gran soddisfazione, nel vederla indispettirsi alla vista di Fabiana che ci provava spudoratamente con me, così come fu piacevole vederla timorosa che io potessi provare un interesse per lei e vederla infastidirsi all'idea di me e lei insieme.

Deontologicamente scorretto [#Wattys 2017]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora