Capitolo 7

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Pov Marco

Un rumore.

Percepii un rumore fastidiosissimo in lontananza.

Non ne volevo proprio sapere di aprire gli occhi, perché mai come quella mattina, non avevo la benché minima intenzione di alzarmi dal letto.

Non era stanchezza arretrata, non era la mancanza di volontà di dare inizio ad una pesante giornata lavorativa; era beatitudine.

Un profondo e sacrosanto senso di beatitudine.

Ancora con gli occhi chiusi, inspirai profondamente l'aria circostante e fui invaso da un profumo dolcissimo ai frutti di bosco, mentre qualcosa mi pizzicava le narici, facendomi un leggero solletico.

Sembravano...capelli.

Con gli occhi sempre serrati, lasciai agli altri miei sensi il compito di percepire le sensazioni e sentii uno strano calore pervadermi il corpo.

Lo sentivo alle gambe, al bacino, al petto.

Sul mio viso si formò un ghigno compiaciuto, mentre dalle mie labbra usciva un mugolio di piacere.

Ma c'era qualcosa che disturbava quella pace.

Era sempre quel suono fastidioso; lo sentivo lontano, ovattato, eppure aveva un che di familiare.

E poi la consapevolezza si fece spazio prepotentemente nella mia mente e capii che quello, altro non era, che il mio cellulare che stava squillando.

Lo cercai a tentoni con la mano, mantenendo sempre gli occhi chiusi e dopo vari tentativi andati a vuoto, finalmente lo afferrai e risposi.

- Pronto...- biascicai, con la voce ancora impastata per il sonno.

- Avvocatucolo di sto cazzo!- urlò Luca dall'altro capo del telefono.

Allontanai quell'aggeggio malefico dal mio orecchio ed emisi un grugnito di fastidio, perché le urla di prima mattina le odiavo con tutto me stesso.

- Che cazzo urli ?- sbraitai io irritato.

- Volevo sapere per quale motivo ieri sera ci hai dato buca!- rispose lui fingendosi offeso.

Cercai di fare mente locale, perché, francamente, non avevo la benché minima idea di cosa avessi fatto la sera precedente, poiché dovevo entrare ancora in possesso delle mie facoltà mentali.

- Luca, mi sono appena svegliato, non mi ricordo neanche come cazzo mi chiamo e tu mi chiedi perché vi ho appeso ieri sera?- sbottai io rabbioso, facendolo sghignazzare.

Tenevo ancora gli occhi serrati e non avevo ancora trovato la forza di aprirli, ma quando sentii un movimento sotto il mio braccio, un lampo mi colpì prepotentemente e li sbarrai terrorizzato.

Vidi una chioma castana a pochi centimetri dal mio volto,un corpo avvolto intorno al mio braccio e le mie gambe intrecciate a quelle di un'altra persona.

Sbiancai totalmente ed il mio corpo s'immobilizzò all'istante.

Alessandra, probabilmente infastidita dalle voci, iniziò a grugnire di fastidio e dopo essersi girata, si acquietò nuovamente sul cuscino, mantenendo un broncio irritato.

Il suo viso era a pochi centimetri dal mio, tanto vicino che potevo sentire il suo respiro infrangersi sul mio volto, mentre i nostri corpi continuavano a rimanere incastrati.  Mi irrigidii di colpo a causa di quella vicinanza e continuavo a fissarla sconvolto, incapace di formulare pensieri sensati.

- Marco, chi c'è lì con te?- chiese Luca malizioso, dopo quell'interminabile momento di silenzio.

Ero pietrificato; il mio corpo non reagiva ai miei impulsi, così come la mia mente e non riuscivo ad articolare nessuna frase, trasformando ogni tentativo di dire qualcosa, in indecifrabili versi.

Deontologicamente scorretto [#Wattys 2017]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora