Capitolo 17

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Pov Flaminia

Ero in macchina con Luca, ancora sconvolta per gli avvenimenti della serata.

Forse era per il mio carattere troppo apprensivo, forse era per l'istinto di protezione che avevo verso Alessandra, come se per me fosse una sorella più piccola (nonostante fosse più grande di me), forse era per solidarietà femminile, non lo sapevo, sapevo solo che appena avevo visto Claudio, il mio buon senso e la mia ragione erano andati a farsi benedire.

Non ci avevo pensato due volte a scagliarmi contro di lui e sebbene avessi nei suoi occhi tutto il rammarico per ciò che aveva fatto, non avevo provato nessuna forma di pietà verso di lui.

Perché lui non aveva visto la mia amica con i lividi in faccia, che non riusciva a guardarsi neanche allo specchio e si vergognava di uscire di casa, non l'aveva sentita piangere e singhiozzare di notte, probabilmente perché perseguitata dal ricordo e dalla paura; lui non l'aveva vista.

Io sì.

E non l'aveva vista nemmeno quella sera, con gli occhi spenti e pallida come un cencio, mentre rimetteva anche l'anima e sicuramente non a causa dell'alcol.

Non sapevo fino a che punto mi sarei spinta, sapevo solo che avrei continuato all'infinito, se Luca non mi avesse tirato via.

Lanciai un'occhiata di sottecchi al ragazzo in questione, che intanto aveva preso il mio posto alla guida, sorrisi di nascosto.

Si era offerto di guidare, perché diceva che ero ancora sconvolta. Io avevo accettato di buon grado la sua offerta generosa, anche se non ero sicura che l'avesse fatto per galanteria e non per becero maschilismo.

In ogni caso...era stato carino.

Stavamo percorrendo via dei Mille e giunti a Piazza Amedeo, avremmo dovuto svoltare a destra per intraprendere la direzione corretta.
Ma lui non lo fece; deviò a sinistra, imboccando la direzione opposta.

Aggrottai le sopracciglia, confusa.

Che volesse allungare per evitare il traffico?

In un certo senso lo speravo, o comunque speravo che le sue intenzioni non fossero quelle di appartarsi e di provarci con me.

Arrossii vistosamente al pensiero.

Per carità, era un bellissimo ragazzo e quella sera era di un bello quasi illegale, oltre ad essere stato molto gentile e premuroso nei miei confronti, ma c'erano almeno due motivi secondo i quali sarebbe meglio che lui non ci provasse con me.

Il primo,e non per importanza, era Davide, anche se era l'ultimo dei miei pensieri quella sera.

Volenti o nolenti, stavamo insieme.

Il secondo era proprio Luca.

Non mi piacevano i tipi come lui; sorriso impertinente perennemente stampato in volto, la faccia da schiaffi di chi ti stava palesemente prendendo per il culo e quella sua attitudine a provarci con qualunque essere di sesso femminile, erano tutte caratteristiche che me lo avevano fatto classificare come un soggetto "socialmente pericoloso*".

Strabuzzai gli occhi stranita.

Cavolo, convivere con una giurista era diventato deleterio!

Scossi la testa e tornai a riflettere sulla questione principale.

Sapevo che di lui non c'era da fidarsi, eppure quella sera tra le sue braccia mi ero sentita al sicuro e mi abbandonai alle sue carezze e al suo calore.

Deontologicamente scorretto [#Wattys 2017]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora