Capitolo 38

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                       Capitolo 38

Pov Marco

Le mie dita picchettavano nervose sul legno scuro della mia scrivania, mentre lo sguardo si alternava ritmicamente tra la porta e l'orologio.

Le mie iridi si posarono con impazienza sulle lancette e quando constatai che ore fossero, rilasciai uno sbuffo scocciato.

Erano le dieci e trenta.

Alessandra sarebbe dovuta essere qui alle dieci, ma della ragazzina dagli occhi verdi non c'era alcuna traccia. Conoscevo il suo innato ritardo, ma mezz'ora era forse troppo anche per lei.

Un moto di fastidio s'insinuò nelle vene, mentre la mascella s'irrigidiva a causa dell'ennesimo affronto che la mia professionalità stava per subire. Dopo quello scontro avvenuto tra noi due, mi ero preparato mentalmente ad una mattinata difficile, tra probabili occhiatacce ed aria impregnata di freddezza, ma che non si presentasse proprio non rientrava nelle mie previsioni.

E la sola idea che anche stavolta potesse darmi buca, mi faceva tremare per la rabbia. Per di più quel giorno avremmo dovuto firmare la richiesta ufficiale di tesi, a fronte della scadenza imminente.

Diedi un'ulteriore occhiata all'orologio ed il moto delle lancette che scorreva mi urtò così tanto i nervi, che un ringhio sibilante uscì dalle mie labbra. Non glielo avrei permesso di nuovo. Non mi avrebbe dato buca ancora una volta.

Afferrai con stizza il cellulare e composi il suo numero, mentre sbuffavo come un toro inferocito per ogni secondo trascorso ad attendere una sua risposta.

Strinsi la mano a pugno e quando, furioso, fui in procinto di riattaccare, Alessandra, con il respiro piuttosto affannato, finalmente si decise a rispondere.

- Marco? – esordì con stupore.

- Alessandra, dove sei? – chiesi, spazientito.

Trascorse un lungo attimo in cui la ragazza non accennò alcuna parola, mentre il solo suo affanno rimbombava al mio orecchio.

- Perché? – tergiversò lei elusiva.

Socchiusi gli occhi sospettoso e prestai particolare attenzione al tono della sua voce. Sembrava impegnata in qualcosa dal quale non voleva essere disturbata e l'evasività della sua risposta lasciava trapelare anche un certo fastidio.

- Come perché? Avevamo appuntamento alle dieci per la richiesta di tesi! – la redarguii risentito.

- Ah. – si limitò a dire lei.

Sgranai gli occhi allibito. Mi stava forse prendendo in giro?!

- Non posso venire, Marco. – asserì la ragazza, senza alcuna traccia di rammarico.

- E' uno scherzo, vero? – mi accertai, ai limiti della pazienza.

- No. –

Mi portai una mano in faccia e mi massaggiai vigorosamente gli occhi, mentre infilzavo la lingua con i denti, onde evitare che potesse uscire dalla mia bocca qualcosa di particolarmente sgradito.

- E per quale losco motivo non potresti venire? Lo sai che la scadenza è tra tre giorni vero? – sibilai spazientito.

- Marco non posso. – ribadì la ragazza piccata.

Non dissi nulla; analizzai con diffidenza la situazione, cercando di venirne a capo. Il respiro di Alessandra continuava ad essere affannato, quasi ansimante, ma dalla quiete che aleggiava intorno a lei, data l'assenza di suoni stradali, dedussi che fosse in casa sua o comunque in un luogo chiuso.

Deontologicamente scorretto [#Wattys 2017]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora