Capitolo 37

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Pov Alessandra

Strofinai la mano sugli occhi e sbuffai stanca, mentre sfogliavo controvoglia il libro di procedura penale.

Essendo il programma immenso, avevo deciso di mettermi al passo con il professore, ma non avevo preventivato di fare i conti con centinaia di pagine, temperature che si superavano di giorno in giorno ed una voglia di vivere pari a quella di un mammifero in letargo.

Mi accasciai sulla sedia ed emisi un lamento di protesta contro le indagini preliminari, quando lo squillo acuto del mio cellulare attirò la mia attenzione.

Sorrisi non appena lessi il nome che lampeggiava sullo schermo, prima di scivolare il dito per rispondere.

- Ciao! – esclamai pimpante.

- Allora come va la tua reclusione? – domandò Matteo divertito.

- Da schifo. – mormorai imbronciata – Mi scoccio troppo di studiare! – proseguii, facendolo ridere.

Al suono della sua risata, seguì un lungo attimo di silenzio ed avrei giurato che sul suo volto vi fosse stampato il suo solito ghigno.

- E se ti dicessi che sono sotto casa tua? – sussurrò suadente.

Trasalii di colpo e raddrizzai le spalle.

- Che cosa? – squittii sconvolta - Sei qui sotto? –

Il ragazzo accennò una risata.

- Affacciati e verifica. – mi sfidò con sicurezza.

Senza farmelo ripetere due volte, saltai giù dalla sedia ed incurante delle condizioni in cui versavo, uscii fuori al balcone e guardai giù.

Matteo era appoggiato alla sua moto, con le braccia incrociate al petto ed un sorriso malandrino stampato sul volto, mentre agitava una mano a mo' di saluto.

- Non mi fai salire? – chiese, mordendosi il labbro inferiore.

Rimasi un attimo a fissare il bel ragazzo con una faccia da pesce lesso, prima di scuotere il capo divertita ed aprire il portone.

Un lieve senso di eccitazione si propagò nelle viscere, prendendomi lo stomaco e con preoccupazione, mi fiondai dinanzi allo specchio per sincerarmi del mio aspetto.

Spalancai la bocca inorridita. Avevo i capelli raccolti in una mezza coda disordinata, il viso completamente struccato e solo un pantaloncino del pigiama ed una canotta a coprirmi il corpo.

- Oh merda! – imprecai affranta, mentre mi davo una sistemata ai capelli e dei pizzichi sulle guance per acquisire un po' di colore.

Sobbalzai terrorizzata quando il suono del campanello tuonò alle mie orecchie, facendomi accorrere ad aprire. Afferrai la maniglia e quando la figura del bel ragazzo mi si palesò davanti, mi ritrovai ad arrossire vistosamente a causa dello sguardo divertito di Matteo piantato addosso.

- Ti chiedo scusa per le condizioni, ma non aspettavo visite. – mormorai imbarazzata.

Il ricciolino sollevò le sopracciglia e con assoluta nonchalance, entrò in casa.

- Tranquilla, ti ho vista in condizioni peggiori. – mi sfotté, ghignando, mentre si dava un'occhiata intorno incuriosito.

Storsi il labbro seccata, ma d'altronde non potevo dargli torto.

Matteo curiosò con occhi vispi per tutto il salotto e notando una certa quiete aleggiare nell'appartamento, si voltò e mi guardò dritto negli occhi.

- Sei sola a casa? – chiese cauto.

Trasalii e lo fissai con disagio.

- Sì. – affermai, torturando le unghie per l'imbarazzo.

Deontologicamente scorretto [#Wattys 2017]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora