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Sofia.


Pensandoci bene, la mia vita è sempre stata troppo monotona. Sempre la solita sveglia alle solite sette e mezzo di mattina, che attivo solo per spegnerla e riaddormentarmi nell'istante in cui il rumore cessa di assillarmi. Sempre la solita metro piena zeppa di persone affrettate e nervose, che trasmettono ansia persino a me, che sono una delle persone più tranquille di questo mondo. Gli unici cambiamenti fondamentali sono stati gli istituti superiori, che per vari motivi ho sempre cambiato, fino all'anno scorso. Insomma, sono pervasa dalla solita vita ordinaria che riempie le mie giornate da diciassette anni, ma non mi soddisfa mai. "Sofia, è la nostra fermata!" mi avvisa Lea, una delle mia amiche più care, togliendomi un auricolare e distraendomi dai miei pensieri ma soprattutto dal mio mondo. "Ah, sì." dico, prima di alzarmi e seguirla fuori. Un altro cambiamento drastico è stato il fatto che ora Lea, dopo anni di profondo odio, adora prendere la metro. E' una cosa con cui devo ancora fare l'abitudine, ma diciamo che è più o meno confortevole averla accanto a me la mattina, anche se mi fa arrabbiare quando mi parla mentre sto ascoltando la mia canzone preferita, ma lei ama parlare, ed è una cosa inevitabile. Attraversiamo la strada prima di salutarci e dividerci, visto che andiamo in due scuole diverse anche se sulla stessa via. "Viscardi!" una voce alle mie spalle, schifosamente familiare, si avvicina sempre di più a me, così allungo il passo per arrivare in fretta nella mia classe. Questa mattina non sono in vena di sopportare nessuno, figuriamoci la persona che odio di più: Enrico Sorgenti. Appena entro in classe, la professoressa di italiano, sta distribuendo dei fogli ad ognuno dei miei compagni. "Viscardi, oggi compito a sorpresa." annuncia lei. Fantastico.

"Com'è andata oggi il compito di Italiano? Solito fiasco o sta volta ti sei preparata?" l'inevitabile è giunto, puntuale come la morte, all'uscita della scuola. Cerco i capelli biondi di Lea tra la folla di studenti riversati sulla strada, in cerca di aiuto, ma non la trovo. "Era a sorpresa, Enrico." evidenzio irritata. "Ma che peccato! sarebbe alquanto noioso finire l'anno con qualche credito, non è vero?" mi stuzzica lui, e combatto contro me stessa per non tirargli uno schiaffo. Lo ignoro e scendo frettolosamente le scale della fermata della metro, ringraziando l'ora di punta per nascondermi da quel deficiente.

Lorenzo.

"Brian, quale è la nostra fermata?" domando scocciato al mio amico. Siamo su questa metro da cinque minuti soltanto, ma è intrisa di un odore nauseante che la rende insopportabile. "Tra due fermate scendiamo, tieni duro." mi rassicura lui. Il veicolo si ferma e le porte laterali si aprono, accogliendo decine e decine di studenti stanchi. Dopo tutto però, non posso lamentarmi più di tanto: spostarsi a Roma è anche peggio. Il mio sguardo viene catturato da una ragazza bionda e riccia, che mi sferza davanti agli occhi con la sua folta chioma. La seguo con gli occhi finché si ferma e si aggrappa ai manici per non cadere, per poi girarsi e infilarsi distrattamente le cuffiette nelle orecchie. E' di una bellezza indescrivibile. Nonostante abbia un'aria distratta, esausta e, nonostante non sia nemmeno vestita con qualcosa di straordinario, i suoi jeans stretti e la sua felpa oversize nera, la rendono ancora più vera ed interessante di quello che non sia già. Ma ciò che mi incanta sono gli occhi. Non sono comuni occhi azzurri. Sono di una tonalità azzurra molto chiara e tendente al grigio. Sono particolari e bellissimi, e riescono a distrarmi per il resto del viaggio. Sono così spenti però, sicuramente la ragazza che li porta non sta passando una bella giornata. Nel momento in cui sto per distogliere lo sguardo, lei nota che la sto fissando, e nessuno dei due smette di farlo.

Sofia.

Sono annoiata e affamata, l'unica cosa che mi distrae abbastanza è questa musica che mi ruggisce nelle orecchie ad un volume un po' troppo alto, e desidero davvero che mi sfondi i timpani, così da non dover più sentire quella spina nel fianco di Enrico. Oggi la scuola è stato un fiasco, dovrei davvero impegnarmi. Siamo a febbraio ed ho sotto 3 materie, non posso arrivare a maggio con l'acqua alla gola. Nella metro ci sono i soliti volti familiari, talmente familiari che ormai non mi prendo più la briga di salutare. Ci sono tutti tranne Lea, che non ho per niente visto, così decido di scriverle: Ma si può sapere dove ti sei cacciata?

Da Leus: Ho perso la metro dove sei salita, ho preso quella dopo. Mi aspetti quando scendi? Il suo messaggio di risposta arriva immediato.

A Leus: Certo.

Aumento ancora di una linea il volume della musica, e ispeziono nuovamente la metro in cerca di qualcuno di interessante, quando l'occhio mi cade su un ragazzo moro seduto sulla fila dei sedili difronte a me. E' bello, incredibilmente bello, e mi sta guardando intensamente. Ha uno sguardo così prepotente e sicuro di sé che ho quasi paura a togliere gli occhi dai suoi, così restiamo a guardarci, finché un ragazzo vicino a lui, gli dice qualcosa e si alzano entrambi. Noto che sono arrivata alla mia fermata, così scendo anche io. Vedendo che i due intraprendono un'altra uscita, mi giro un'ultima volta, proprio mentre anche lui fa lo stesso, così i nostri sguardi si incontrano ancora. Veniamo interrotti dall'amico che lo tira da un braccio verso le scale, e io mi riprendo silenziosamente e mi allontano verso le scale opposte a quelle prese da loro.

Occhi di ghiaccio|Jafia.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora