Sofia.
Il viaggio di ritorno in Italia fila veloce e tranquillo; qualche turbolenza sopra le alpi, ma niente di che.
Una volta atterrati, la prima cosa che abbiamo fatto è stata quella di andare a riempirci lo stomaco di schifezze del Mc Donald's, perché strano ma vero, avevo fame.
"Ben Tornati, parigini!" mi abbraccia mia mamma sulla soglia di casa. Non credevo che fosse complice di Lorenzo, eppure mi ha spiegato che Alessandra aveva già pensato a tutto. Devo un enorme grazie anche a lei. La mia sorellina bionda corre tra le mie braccia, ed io le scompiglio dolcemente i capelli fini sulla testa. Sembra tutto tornato alla normalità; una normalità a cui tanto alludevo, ma che non ero così sicura che avrei chiamato un'altra volta realtà. Lorenzo stringe la sua mano intorno alla mia, ed io sposto istintivamente gli occhi su di lui. E' così bello nella sua imponente altezza, che fa quasi male agli occhi. Il suo ciuffo marrone gli ricade sugli occhi in un modo fastidiosamente carino, così allungo l'altra mano libera per scansarglielo dalla vista. Il rumore di una fotografia mi attira. Mi volto e trovo mia madre con il suo telefono tra le mani, intenta a fotografarci. Scoppio in una risata, ricordandomi della simpatica signora che ce ne aveva scattata una sul treno. Sembra una vita fa, eppure si tratta solo di qualche mese. A volte non riesco nemmeno a capacitarmi del fatto che conosco Lorenzo da più o meno tre mesi: sono successe talmente tante cose che sembrerebbero molti di più. Lorenzo si infila una mano nella tasca della giacca, e tira fuori dal portafoglio la nostra foto. Non ricordavo nemmeno chi la avesse dei due. "Tieni." me la passa. Scorro con l'indice sulla carta plastificata, come a poter rivivere quei ricordi. E' stata una giornata sia fantastica che tremenda, ma averlo avuto vicino mi ha sicuramente aiutato ad affrontare quella brutta situazione. "Grazie." bisbiglio. Potrebbe sembrare un grazie generico, ma è molto di più, e sono convinta che Lorenzo lo sappia.Due ore dopo siamo sdraiati sul mio grande letto coperti dal piumino, e stiamo guardando un film su Netflix. E' Romeo + Juliet. C'è Leonardo DiCaprio, uno dei miei e suoi attori preferiti di sempre. L'ho già visto, ma amo questa storia di Shakespeare, e la sua simpatica trasposizione cinematografica mi fa sorridere. Nel frattempo le nuvole si fanno sempre più cupe sul cielo di Milano, ed il sole cala quatto quatto, lasciando spazio ad un bel blu scuro, sopra le nostre teste. "Alla fine muoiono entrambi." mi comunica dopo un po'. "Lo so, la conosco bene questa storia." gli ricordo. Non so, forse la mia collezione di tragedie e commedie di Shakespeare non è abbastanza evidente, sopra la scrivania. Rimaniamo un'infinità in silenzio, senza proferire parola. Siamo arrivati praticamente alla fine del film, quando Giulietta Capuleti si desta e trova Romeo Montecchi in fin di vita. "Ti suicideresti mai per amore?" mi domanda, una volta che il film finisce. "Che?" mi volto confusa verso di lui, con gli occhi umidi per l'emozionante finale. Mi piace molto questa storia. "Dicevo... Detta così è un po' banale, però se per qualche motivo tu non potessi stare con l'amore della tua vita, che faresti?" è una domanda molto completa, ma allo stesso tempo semplice. Non si accontenterà di una risposta scontata e banale. "Non so, forse non arriverei ad un gesto tanto estremo quanto il suicidio, però sicuramente vivrei incompleta." non riesco ancora a capire il senso di una tale curiosità, però aspetto in silenzio che prenda parola. "E che senso ha vivere?"
"E che senso ha morire? Se poi non era realmente l'amore della mia vita?" ribatto, più confusa che mai. Ma perché lo vuole sapere?
"Secondo te io sono l'amore della tua vita?" spalanco gli occhi, a disagio. "Sto scherzando, scema!" ridacchia, stringendomi poi nella sua morsa.
Lorenzo."E così la nostra avventura finisce qui." dico, per smorzare l'imbarazzo tra di noi.
La stringo tra le braccia sull'uscio di casa sua,mentre cerco di non pensare al fatto che non so quando la rivedrò. "Eh già. Tua sorella è già qui?" mi domanda. Torno a casa con Greta, perché era a Milano da una sua amica ed è venuta con la macchina, quindi ha accettato di farmela guidare fino a Roma. Sarà un viaggio lungo, ma non sarà poi così faticoso.
"No, mi ha mandato un messaggio due minuti fa e mi ha detto che sta per arrivare. Ha un po' di problemi a spostarsi per Milano con la macchina." lei annuisce, e rivolge gli occhi tristi al pavimento.
"Ehi, ci rivedremo, te lo prometto." cerco di sollevarle il morale, ma sembra non esserci modo. "Sicuro che non vuoi fermarti per la notte? E' meglio se partite di giorno, non credi?" cerca di dissuadermi per restare ancora un po', e la cosa mi fa sorridere. "Fosse per me resterei anche tutta la vita qui con te, Sofia, ma Greta domani ha l'aereo da Fiumicino per tornare in Inghilterra, quindi non può assolutamente tardare." le spiego. Si morde il labbro inferiore, lo fa sempre quando riflette su qualcosa, o quando vuole provocarmi. Opto però per la prima; so che nella sua mente vagano mille idee, anche se alla fine si rassegna ed annuisce ancora. "Mi accompagni giù?" le chiedo. La prendo per mano e non la lascio finché non siamo dentro all'ascensore, giusto per afferrarle le guance e stamparle un lungo bacio sulle labbra.
"Stai tranquilla, amore mio, che torno da te." bisbiglio sulla sua bocca, prima di rubarle un altro bacio; e poi un altro ancora. I suoi baci sono una droga, ma devo smettere quando ormai siamo fuori dal cancello del suo condominio, e mia sorella aspetta impaziente dentro alla macchina. "Su, Lorenzo, abbiamo i nostri orari!" mi richiama abbassando il finestrino. Fa un sorriso smagliante alla bionda che tengo stretta a me. "Ciao cara, sono Greta. Mi dispiace che tu debba conoscermi così di fretta, e che io debba portarti via il tuo principe azzurro, però dobbiamo davvero andare!" mi dice frettolosamente. Deposito un ultimo bacio sulle sue candide labbra, e poi sulla pelle chiara della sua guancia. "Ti amo, ci rivediamo presto." e fatta questa promessa, salgo in macchina.Sofia.
Il giorno dopo mi ritrovo magicamente in classe.
Non so come i miei piedi siano riusciti ad arrivare fino alla mia scuola, eppure ci sono riuscita.
Non ricordo nemmeno di aver passato un po' di tempo con Lea, non ricordo nulla di nulla. Solo un profondo buco nero fino ad adesso. Non ho prestato attenzione a nulla, e nemmeno a ciò che blatera questa noiosissima e acida professoressa di Italiano. Sta parlando di non do quale progetto di Italiano su non so cosa, e l'unica cosa che riesco a fare è tenere premuto il palmo della mia mano sulla guancia. "Viscardi, ti senti male, per caso?" si preoccupa, notando il mio aspetto da morta vivente. Non mi sono nemmeno presa la briga di truccarmi. "Eh?" mi riscuoto dal mio stato di trance. "Lasciamo perdere." ormai mi conosce benissimo anche lei. "Dunque, adesso passiamo all'assegnazione dei gruppi. Visto che siete in ventitré faremo tutti gruppi da tre, tranne una, che sarà una coppia." la docente comincia a dettare nomi a raffica, tutti tranne il mio. "Chi manca?" alzo la mano, poi lancio uno sguardo alla classe per capire chi altro sia rimasto fuori dall'appello. Oh, cazzo. "Bene, Viscardi con Sorgenti." il mio incubo, inizia quando lo sguardo malefico di Enrico si posa sul mio. Non ho davvero le forze per sopportare tutto questo.Spazio Autrice.
NON vi anticipo nulla. :3
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Baci, al prossimo capitolo :*
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Occhi di ghiaccio|Jafia.
FanficSofia è una diciassettenne di Milano, annoiata dall'ordinarietà della sua vita. Lorenzo è un diciottenne di Roma, annoiato dalla straordinarietà della sua vita. Lei ancora ignara dell'uragano di emozioni che le farà provare lui. Lui non vede l'ora...