-22.

2.4K 147 8
                                    

Lorenzo.

"Prossima fermata: Perugia." l'avviso del conducente risuona nella piccola cabina a sei posti nel treno, svegliando me e Sofia. Lei è seduta sulle mie gambe, ed è abbracciata al mio collo con la testa appoggiata alla mia, mentre io la tengo stretta per il bacino. "Siamo arrivati?" biascica lei, passandosi una mano sugli occhi sbavati di nero. "No, siamo a Perugia. Vuoi andare a darti una sciacquata? il trucco ti è arrivato fino a qui!" la prendo in giro, baciandole il mento per indicarglielo. Lei guarda il suo riflesso nella fotocamera interiore del telefono e spalanca gli occhi. "Oddio! Torno subito." si alza e velocemente sparisce dalla cabina, lasciando socchiusa la porta di vetro. Poco dopo ne entra una coppia di anziani signori: un buffo vecchietto con i capelli bianchi ricci e le labbra sovrastate da due simpatici baffi arricciati sulle punte, con una signora a braccetto dai capelli mori tinti sparpagliati sulla nuca. Si posizionano su due poltroncine vicino al finestrino del treno. "Buonasera." li saluto cordialmente, ed il vecchio signore ricambia con un sorriso gentile. Parte la suoneria del mio telefono, che spegne l'imbarazzo creatosi. Rispondo. "Pronto?" dico, aspettando una risposta. "Paggi, torna immediatamente qui! La direttrice si è arrabbiata una cifra, ha detto che se non torni in dieci minuti sei fuori dallo spettacolo!" è Cecilia, una mia compagna di teatro. "Allora dille che può anche buttarmi fuori, visto che non sono nemmeno a Roma." di certo tornare ora, è fuori discussione. Non mi sono accorto del rientro di Sofia, con la faccia completamente pulita e fresca. Si siede nel sedile vuoto accanto al mio e mi guarda dubbiosa. "E dove sei?" sbuffa l'altra al telefono. "Sto andando a Firenze. Senti, ho avuto un emergenza e non posso tornare ora." le spiego, Sofia si alza e fa per prendermi il telefono, ma la fermo, negando con la testa. "Va bene, Jared, ma quando torni te la vedi tu con lei." sbotta, prima di riattaccare la chiamata. "Chi era?" mi domanda subito la bionda. "Una di teatro." rispondo semplicemente, appoggiando le spalle alla pelle morbida dello schienale. "Lorenzo, scendi e prendi un treno per Roma." ordina lei. Le tappo la bocca con la mano, per farle sentire il rumore del treno in movimento. "Ops, troppo tardi." faccio finta di essere triste, e lei mi lancia un'occhiataccia. "Non voglio che perdi il tuo posto nello spettacolo per me. Dai, non fare il cretino!" esclama esasperata, rimettendosi seduta sopra le mie gambe. "Ops, troppo tardi." ripeto, e lei si innervosisce. "Ma insomma Lorenzo!" sbotta. Reprimo l'impulso di ridere, mentre lei diventa rossa come un pomodoro. "Quante altre cazzate hai intenzione di fare? Lo so bene quanto ami recitare, e ora metti tutto a repentaglio per me..." affievolisco la sua voce in un bacio, e lei sembra perdersi un po'. "Sofia, so bene quello che faccio. Sì, recitare è importante per me, ma tu hai bisogno di me ed io verrò con te in Toscana, che ti piaccia o no. Per ora la cosa più importante è questa: starti vicino." lei sorride appena, così continuo. "E non posso farlo se sono a Roma e tu in Toscana."

Sofia.

Ormai l'unica cosa che si riesce a vedere è il riflesso della luna lungo il lago Trasimeno. Fuori il buio circonda il treno, ed il freddo lascia una piccola condensa sul vetro. I due signori anziani stanno leggendo insieme il giornale, mentre io e Lorenzo condividiamo un'auricolare ciascuno, ed ascoltiamo tutte le canzoni che passano dalla riproduzione casuale di Spotify. Ad un certo punto capita Let it go, di James Bay. Amo questa canzone, riesce sempre a farmi riflettere appieno su tutte le sensazioni che provo nel momento in cui ascolto la soave voce del cantante. Queste parole sembrano perfette per il suo timbro di voce, e l'accompagnamento con la chitarra incornicia tutto in un quadro che emana solo pace e tranquillità. 'So come on, let it go. Just let it be, why don't you be you, and I'll be me...' Guardo il profilo bellissimo di Lorenzo, mentre è girato verso l'unica finestra di questa cabina. 'Everything that's broke, leave it to the breeze, why don't you be you, and I'll be me.' Mi accoccolo contro il suo petto, e lui avvolge le sue forti braccia intorno a me. Restiamo così fino a quando non si sente un click. Mi giro verso la coppia di anziani signori, e vedo la vecchietta tenere in mano una macchina fotografica. Una delle prime, è una Kodak vecchio stile. Lateralmente esce una fotografia. La guarda soddisfatta, poi me la passa. "Grazie." sorrido. La foto raffigura me e Lorenzo, avvinghiati in un tenero abbraccio. E' strano vedere quello che sembriamo da fuori, dagli occhi di qualcun altro. "Scusate se vi ho interrotto, ma siete una così bella coppia. Mi ricordate molto io e Joe da giovani." ci dice con un sincero sorriso ed una vocina adorabile, mentre guarda il signore alla sua destra. "La ringrazio." rispondo, passando la foto in bianco e nero a Lorenzo, che la guarda e poi rivolge di nuovo gli occhi alla signora.

"Sapete, ultimamente di coppie che veramente si amano se ne trovano poche." continua, ed entrambi annuiamo. "Tutti con quegli aggeggi!" indica il telefono che tengo tra le dita. Scollego gli auricolari ed infilo tutto nella tasca della felpa. "Nessuna emozione trasuda più dagli occhi di voi giovani, quando vi guardate. Menefreghismo totale. Perfino l'amore ha acquistato un nuovo significato. Ai nostri tempi l'amore si manifestava con le sorprese, con gli appuntamenti al cinema o in una caffetteria. Le lunghe camminate lungo la spiaggia..." ricorda malinconica, e provo una grande tenerezza nei suoi confronti. "Così, ho deciso di portare sempre con me la mia vecchia Kodak. Può sembrare un'oggetto banale, ma è stato il mio primo regalo di compleanno da parte di Joe. Con questa immortalo in una foto, qualcosa che esprime realmente un'emozione. Ci sono delle foto che ti fanno riflettere. Ti fanno piangere, sorridere... ti rimangono impresse nei ricordi. Io cerco di fare foto di questo tipo, ed è questo il motivo per cui vi ho fotografati. Trasudate amore da tutti i pori." conclude la signora, ed io rifletto su ogni singola parola da lei pronunciata. Ha completamente ragione. "Joe proviene dalla Francia, mentre io sono nata e cresciuta a Trieste. Ci siamo incontrati per caso a Torino, un sabato pomeriggio. Ero lì con mia sorella Caterina, lei all'epoca studiava lì ed io ogni tanto la raggiungevo per passare del tempo con lei." Joe decide di continuare a raccontarci la loro storia da quel momento, togliendo la parola a sua moglie. "Ed è a Piazza Castello, che vidi per la prima volta i suoi bellissimi occhi marroni. Era seduta con sua sorella ad un tavolo esterno di un bar, e sorseggiavano caffè da una tazzina di ceramica. Mi avvicinai, e con una scusa banale cominciammo a parlare. Da lì siamo stati del tutto inseparabili. Era una continua corsa contro il tempo e lo spazio. Treni, viaggi, fino a quando non sono potuto venire in Italia nel 1970. Due anni dopo era mia moglie." la bellissima storia dei due anziani mi ha inumidito gli occhi, così ci passo sopra una mano per asciugarli. "E' una storia bellissima." dico, sorridendo ai due. La signora appoggia la testa contro la spalla del marito, e chiude le dita della mano intorno alla sua. "A quanto pare noi vecchi siamo più interessanti di quegli aggeggi!" non posso fare a meno di sorridere quando sento la dolce risata di Lorenzo, e la donna in tutta risposta ci scatta un'altra foto.

Spazio Autrice.

Aaaaallora. In questo capitolo non succede niente di eclatante, però mi sembrava dolce la storia dei due anziani, così l'ho messa. Non sottovalutate i vostri nonni, possono raccontarvi delle storie bellissime!

In ogni caso, vi avviso che da domani fino a sabato passerò una settimana cruciale a scuola, tra verifiche e rientri vari, quindi non vi assicuro il capitolo giornaliero o addirittura il doppio aggiornamento. Perciò siate clementi e non eliminate la storia dalla biblioteca perché non sono morta, e non mi sono dimenticata di voi, ho solo tante, troppe cose da fare! D:

Detto questo ci vediamo al prossimo capitolo, un bacio! :**

Occhi di ghiaccio|Jafia.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora