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Sofia.

Dopo i preliminari di prima, abbiamo fatto una doccia insieme, in fretta e furia perché altrimenti saremmo arrivati tardi. Lorenzo non ha osato toccarmi, mi guardava sognante però, il che mi metteva un po' di ansia, ma non mi sentivo poi così tanto imbarazzata. La mia mente si sta lentamente abituando all'idea che tutto questo non è una cosa di cui vergognarsi, perché è una cosa normale, e che non c'è assolutamente nulla di male poiché io e Lorenzo ci amiamo. Mentre asciugo velocemente i miei ricci biondi, Lorenzo entra di soppiatto in camera, uscendo dal bagno totalmente vestito: indossa gli stessi abiti di prima, solo che sotto alla felpa a zip non indossa nulla, mentre prima indossava una t-shirt. Lascio un attimo il phon per terra, accanto allo specchio, e mi alzo dalla mia posizione seduta a gambe incrociate. Mi avvicino al moro, e afferro con le dita la lampo argentea, chiudendo sul davanti l'indumento scuro. Lo faccio lentamente, guardandolo intensamente negli occhi, ed oso addirittura mordere il labbro inferiore coi denti mentre gli fisso le labbra piene, dove l'anellino nero di metallo perfora la carne.
"Bionda, non farmi questo..."
"Questo cosa?" con uno scatto chiude le braccia intorno alla mia schiena, spingendomi contro l'anta dell'armadio.
"Non costringermi a strapparti questo vestito di dosso, perché lo farei senza tanti complimenti." appiccica la fronte alla mia, e mi avvisa con tono severo.
"Mhh, che sfida allettante, peccato però che siamo in ritardo." sfioro con il naso la sua mascella, finché non arrivo sul collo e vi ci deposito un bacio, mentre dalle mie narici un profumo di colonia mascolina sale intenso, ed inebria i miei sensi.
"Tranquilla, dopo avrò tutto il tempo che voglio per farti mia." mi fa un'occhiolino, poi si scosta e si gira. Fa per avvicinarsi al letto, ma si ferma quando apro bocca.
"Ma io lo sono già." si volta di scatto con un sorriso sghembo sulle labbra.
"Dillo ancora."
"Sono tua." ghigna compiaciuto, prima di tornare da me e lasciarmi un bacio casto sulla fronte.
"Ora sbrigati, dovremmo essere già lì!"

Una decina di minuti più tardi, spingo il cancello nero del mio condominio per uscirne, con la mano di Lorenzo stretta nella mia, quando una voce richiama la mia attenzione.
"Sbaglio o volevi parlare con me?"
"Ancora tu?!" sbotta Lorenzo al mio fianco, innervosendosi sin da subito per la presenza di Enrico.
"Dacci solo un minuto." supplico, appoggiando le mani sul suo petto. Guarda me, poi lui, ed annuisce.
"E va bene. Intanto io mi fumo una sigaretta, ma non appena la finisco andiamo. Intesi?" gli schiocco un bacio sulla guancia, alzandomi in punta di piedi, poi mi giro e vado verso Enrico, seduto su una panchina di legno qualche metro più in là.
"Che hai da dirmi?" domanda, dopo un po' di silenzio.
"Ascolta Enrico, io non so proprio come dirtelo..." comincia, ma lui mi blocca immediatamente.
"No, tranquilla... so che stai per dire."
"Non credo."
"Sì, invece. Stai per dire che non puoi ricambiarmi, che non ti piaccio, che stai con Lorenzo e bla bla. Sia chiaro, ero solo di passaggio e casualmente mi sono seduto qui, non stavo mica gironzolando per il tuo quartiere da un'ora." scoppio istintivamente a ridere.
"A dire la verità volevo dire che sei bravo a nascondere le cose. Tutto mi sarei aspettata, meno che ti piacessi." ammetto alzando le sopracciglia.
"So stupirti. Al contrario dell'altro." fa una smorfia sprezzante.
"L'altro si chiama Lorenzo, e sa stupirmi, fidati." dico sbuffando.
"Bionda io non vorrei che le cose divenissero imbarazzanti. Mi piaci, ma..."
"Ma io sto con Lorenzo." annuisce.
"Quello, ed il fatto che tra un paio di mesi non mi piacerai più."
"Ma se ti piacevo, perché mi hai sempre trattata da schifo? Non potevi avvicinarti e provarci come si deve?" chiedo, giusto per togliermi la curiosità.
"No! Altrimenti che divertimento c'è?! Mi piaci proprio perché mi rispondi, mi diverte stare con te, che sia per insultarci o per studiare." esordisce.
"Anche a me. Non è la stessa cosa stare in classe senza tirarci continue frecciatine." ammetto.
"Beh, allora tutto apposto?" sorrido.
"Penso di sì." ricambia allungando le labbra carnose, mentre gli occhi castani si illuminano.
"Sofia!" mi richiama Lorenzo.
"Ehi... hai da fare?" lo vedo avvicinarsi con la coda dell'occhio.
"No, perché?"
"Vieni ad una festa?" sgrana gli occhi.
"Che?! Insomma... io... non lo so, non mi sentirei a mio agio." comincia a blaterare, ma smette quando parlo.
"E dai! Ci sarà da bere, tanta gente... ti divertirai." insisto. Ci pensa un po', poi acconsente e si alza insieme a me.
"Lorenzo, viene anche lui." faccio un cenno verso il mio amico.
"Scherzi?!" per poco non mi rompe un timpano per la sua voce troppo alta.
"No."
"Sofia, ma lui è il verme che ha cercato di dividerci!" protesta, ma io non voglio sentire lamentele.
"O viene anche lui, o vai senza di me."

"Sei una stronza." mi guarda in cagnesco, ed io in tutta risposta gli afferro la mano. Si addolcisce un po', ma non ci vuole chissà quale psicologo per capire che è incazzato con Enrico, e con me per avergli chiesto di venire con noi.
"Sofia, se non vuole me ne torno a casa." propone il mio amico, fermandosi.
"Sarà meglio." sputa Lorenzo, proprio mentre io dico: "Scherzi? Non pensarci nemmeno."
Ci lanciamo uno sguardo truce a vicenda. Intensifico gli occhi, ammiccando con una smorfia, e passandomi la lingua sulle labbra, fino a toccare con la punta il piercing freddo.
"E va bene, vieni." sospira esasperato Lorenzo, prima di riprendere a camminare.
Con lui ormai so come ottenere tutto ciò che voglio. Sorrido fiera, poi mi giro verso Enrico che mi guarda arricciando le labbra, ma non sembra triste. Forse per una volta sta davvero andando tutto bene.

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Appena Brian ci apre la porta, noto subito che un po' degli invitati sono arrivati. Vengo subito investita da una puzza allucinante di marijuana bruciata, birra e fumo di sigarette, che insieme creano un mix decisamente rivoltante. "Lea?" chiedo a Brian, che si gratta il piccolo accenno di peluria sul suo mento.
"Non l'ho vista, non credo che sia ancora arrivata." Annuisco, e lo ringrazio con un sorriso, prima che sparisca nel salotto dell'appartamento. Sui divani, due lunghi sofà posizionati uno difronte all'altro, sei ragazzi stanno parlottando di calcio, mentre due ragazze giocano una partita a carte, lanciandole sul piccolo tavolinetto, diventato ormai un appendiabiti, ed un porta sigarette. Il pavimento è il posacenere comune, ecco perché alcuni lati del tappeto sono bruciacchiati. Sul bancone della cucina, sono stati posizionati dieci bicchierini da caffè, colmi fino al bordo di tequila. "Chi ne beve di più tra voi due, riceve questa bellissima bustina!" grida un ragazzo alto e biondo, vestito con una giacca di pelle e dei skinny jeans. I suoi occhi azzurri brillano malvagi e spavaldi. Alza una busta di plastica minuscola, contenente dell'erba. Ne ho viste parecchie a feste come questa. "Via!" urla, ed i due ragazzi ai suoi lati, un moretto dalla carnagione olivastra, vestito con una tuta larga, ed un ragazzo con i capelli rossi sparpagliati sulla nuca, cominciano ad ingurgitare gli shots di liquido trasparente uno dietro l'altro. Sono completamente rapita da quello spettacolo, finché Lorenzo non mi appoggia una mano sulla spalla. Voglio girarmi verso di lui, ma me lo impedisce. "Stai ferma. C'è Alessandra dietro di noi."

Spazio Autrice.

:3

Vi invito a lasciare un mi piace ed a commentare, vi voglio bene davvero, al prossimo capitolo, bacioni!!! :**

Occhi di ghiaccio|Jafia.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora