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Lorenzo.

"Alberico?" entro in salotto e mi avvicino al ragazzo moro, seduto su uno dei due divani. Accanto a lui c'è Lea. Devo ancora abituarmi a vederli insieme, anche se non sono poi così diversi, quindi va bene così, suppongo. Almeno non sono come me e Sofia: io e lei stiamo proprio in due pianeti diversi. Eppure ci attraiamo come calamite. "Che c'è?" si gira, così come fa la bionda vicino a lui. "Lea, ci puoi lasciare un attimo da soli?" chiedo, e lei annuisce. "Tanto dovevo andare via. Ciao amore." distolgo lo sguardo quando lo bacia per salutarlo, poi si avvicina alla porta. "Ciao Lorenzo." dice freddamente, ed un attimo dopo esce. Evidentemente ce l'ha ancora con me per quella serata. Comprensibile. "Allora?" incita il moro, ed io mi siedo sul tavolino basso di fronte a lui. "Ho bisogno di aiuto." comincio a giocherellare nervosamente con le mani, mentre aspetto la sua risposta. "Spara." si accomoda meglio sul sofà, allungando le braccia sullo schienale. "Devo fare una sorpresa a Sofia." butto lì, e lui già rotea gli occhi al cielo. "Non ti aiuterò." non posso mollare. "Perché?" lui mi guarda stupito. "L'hai tradita, umiliata, ed ora credi che io ti darò una mano per prenderla ulteriormente per il culo? Te lo puoi anche scordare." Si alza di scatto, e si avvicina alla porta. "Ti prego, voglio davvero rimediare." si volta verso la mia direzione e nega con la testa. "Non se lo merita, Lorenzo." e dette queste parole che tagliano come lame affilate, mi lascia da solo nella stanza. Fanculo Alberico, se non vuoi aiutarmi, vuol dire che lo farò da solo.

Sofia.

"Chi era prima al telefono?" chiede Alessandra, appoggiandosi alla parete della stazione della metro. Stiamo aspettando la nostra per tornare a casa, con i nostri squisiti gelati in mano. Io l'ho quasi finito, lei non è nemmeno alla metà. "Lorenzo." rispondo, cominciando a mordicchiare la cialda del cono. "Ieri sera siete spariti in camera sua. E' successo qualcosa che dovrei sapere?" nego, ridacchiando appena. "No, niente. Se non due baci." lei sgrana gli occhi. "L'hai perdonato?!" quasi urla, ed io le tappo la bocca con una mano. "Affatto. Ieri ero semplicemente troppo ubriaca anche per fare due passi, così mi ha fatto dormire nel suo letto. Non ricordo più di questo, e sta mattina mi sono ritrovata tra le sue braccia. Non puoi capire quanto sia bella la sua voce di prima mattina, tanto che non ho resistito. Quello, e anche il fatto che non mi avrebbe lasciata andare." ricordo l'aneddoto con un sorriso sghembo stampato in volto. "Sei sicura di volerci ricascare? Fino a qualche giorno fa eri determinata a lasciarlo perdere." mi ricorda la mia migliore amica. "Non ci sto cascando di nuovo, ti pare! Non è successo nulla di che." dico, più a me stessa che a lei. Nonostante questa sia la verità, non posso non provare una punta di delusione quando la ripeto ad alta voce. "Sarà. Che voleva?" domanda, dando un'altra leccata al suo gelato. "Mi ha chiesto se il prossimo week-end sono libera." strabuzza gli occhi e mi fissa come se mi fosse cresciuto un terzo occhio. "E tu hai risposto di no, giusto?" rimango in silenzio, ed abbasso lo sguardo sulle mie mani. Prendo a giocherellare con l'elastico nero che tengo sempre al polso, giusto perché non riuscirei ad affrontare gli occhi severi della mia migliore amica. So che ora mi sta guardando furiosa. "So-fi-a!" mi chiama a voce alta, staccando le sillabe. Lo fa sempre quando mi vuole rimproverare. "Ale..." farfuglio, ma so che ha ragione. "Mi hai appena detto che non ci saresti ricascata ancora!" mi sgrida, ed io mi faccio piccola piccola tra le mie spalle. Ha ragione, ma non riesco proprio a lasciarlo andare. "Non ti ho mai giudicata, e mai lo farò, perché ti voglio bene come se fossi mia sorella, e so quanto l'amore ci porti a fare cose stupide e senza senso. Però ti prego, fai attenzione. Non voglio che tu stia di nuovo male per un coglione del genere, capito? Se solo fa qualcosa di sbagliato, non esitare a dirmelo. Che tu sia in Africa, in America o in qualsiasi altra parte del mondo, te lo giuro che ti raggiungo e gli spacco la faccia. Intesi?" sorrido e accolgo il suo abbraccio. "Grazie." dico, e lei mi stringe più forte.

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Lorenzo.

Il venerdì mattina seguente sono su un aereo diretto a Milano. Sono tornato a Roma qualche giorno per prendere tutto l'occorrente per questa piccola, grande avventura. Sofia è ignara di tutto, e spero davvero di sorprenderla, devo riuscirci.

Arrivato a Milano, la prima cosa che faccio è andare a casa di Sofia. Ricordo benissimo la strada, così dopo un'ora sono davanti al cancello del suo palazzo. Suono al citofono, e la voce di una bambina mi risponde. "Chi è?" domanda. "Sono un amico di Sofia, mi fai entrare?" non risponde, ma il cancello si sblocca. Salgo in fretta le scale con lo zaino che mi pesa sulle spalle. O la va o la spacca, penso, quando arrivo davanti alla porta di casa sua. "Lorenzo. Che ci fai qui? Ti aspettavo per domani." la bionda mi si presenta davanti, ancora più bella del solito. Ha i capelli legati in una crocchia in cima alla testa, ed indossa i pantaloni di un pigiama molto più largo della sua taglia, ed un top come maglietta. "Il gate apre oggi pomeriggio alle 5, quindi è meglio se ci sbrighiamo. Sono già le quattro." dico frettoloso, mentre provo ad entrare, ma lei mi ferma. "Aspetta. Gate? Dobbiamo prendere l'aereo?" mi chiede confusa. "Non ho tempo di spiegarti, fidati di me. Ti prego, corri a cambiarti." riprendo nervoso, mentre lei rimane ferma e confusa al suo posto. "Dove dobbiamo andare, Lorenzo?" chiede. La guardo fissa negli occhi. "Fidati di me." scandisco bene le parole. Non posso rovinare la sorpresa proprio ora, la sua curiosità dovrà aspettare un altro po' prima di essere saziata. "Non te ne stai passando un po'?" le sue parole mi feriscono. "In che senso?" chiedo. "Nel senso che io potrei anche non voler venire con te." mi spiega, ed i miei battiti si fermano. "No, non puoi farmi questo." il suo sguardo si incupisce. "Non dirmi quello che devo fare." annuisco "scusa, ma non puoi farlo." sposta lo sguardo ovunque tranne che su di me. "Ed io non posso caderci un'altra volta." ribatte. "Cadere dove?" non riesco a capirla. "Nei tuoi giochetti. Mi dispiace, Lorenzo." fa per richiudere la porta, ma io la fermo con un piede ed entro nell'appartamento. Maria osserva la scena dal salotto. "Esci, per favore." mi chiede, e le lacrime cominciano a farsi sentire sui miei occhi. "Ti prego Sofia, lascia che io ti stupisca." lei sbuffa esasperatamente. "Io..." inizia, ma la interrompo. "Ti prego Sofia. So di essere stato un coglione, e mi pento ogni giorno di quello che ho fatto. Se potessi, cancellerei ogni istante di quella serata di merda. Io ero ubriaco, e lei se n'è approfittata. Non sto dicendo che la colpa è solo sua, visto che è maggiormente la mia. Però ti prego, lasciami dimostrare che per me lei non vale un cazzo, mentre tu sei tutta la mia fottuta vita. Ti prego, lasciami provare." lei nega con il capo e si stringe le braccia conserte al petto. "Non posso. Non verrò con te Lorenzo." queste parole mi fanno male, troppo. Mi inginocchio a terra. "Per favore. Fammi provare." ripeto, ma lei rimane impassibile. Mi aiuta a rialzarmi, tuttavia non lascia le mie mani una volta che sono in piedi. "Che devo fare con te?" mi guarda dolcemente, come se fossi un cucciolo indifeso. "Per prima cosa, smettila di compatirmi. E come seconda..." faccio una pausa per avvicinarla a me. "Lascia che ti dimostri quanto io ti ami. Dammi questi due giorni, e se non riesco a farmi perdonare, giuro che smetterò di provarci e ti lascerò andare per sempre."

Spazio Autrice.

DOPPIO AGGIORNAMENTO, AMATEMI!

Ci sono riuscita, nonostante avessi da studiare, quindi voglio i big likes! :p

Nel prossimo capitolo capirete meglio quello che sta per succedere, ma vi dico già: preparatevi a delle super scene Jafia. :33

Al prossimo capitolo, baci <3

Occhi di ghiaccio|Jafia.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora