Lorenzo.
Vedo il suo corpo tremare per i singhiozzi, avvinghiata ad il suo odioso amico, mentre la consola. Distolgo lo sguardo impotente, che finisce subito sulla migliore amica di Sofia. Non so se 'migliore' sia l'aggettivo più giusto, di sicuro cambieranno molte cose da questa sera, anche se spero non tra di noi.
La guardo con gli occhi esigenti, aspettando che risponda alla mia domanda. Non lo fa, mi guarda con strafottenza, poi si fa largo fino a raggiungere la porta che da sul balcone, e la apre.
"Vieni..." sento la voce leggera di Enrico, e quando alzo lo sguardo su di loro, noto che le sue labbra sono praticamente sul suo orecchio, e che cautamente la sta conducendo verso il bagno.
"Hey, che cazzo hai in mente di fare?" sbraito allontanandolo con uno strattone sul polso. Lui molla subito la presa su Sofia, e si distacca indietreggiando appena.
"Stai calmo, coglione, la stavo solo accompagnando in bagno per darsi una rinfrescata." si giustifica.
"E tu non saresti entrato, vero?!" lo guardo minaccioso, e lui abbassa gli occhi al terreno. Deve capire chi comanda.
"Lorenzo, lascia... lasciami." nella confusione generale, a stento percepisco la vocina della bionda, che accanto a me cerca di aprire la mia mano stretta intorno al suo gomito.
"Dove stai andando?" domando, andandole subito dietro, quando trascina i piedi fino alla porta del bagno. Enrico non ci sta seguendo, meglio per lui.
"Ho bisogno di pensare un po'." dice tutto d'un fiato. E' palesemente in uno stato di trance, è presente con il fisico, ma non con la mente, come se avesse tracannato una bottiglia di liquore, eppure è del tutto sobria.
"Entro con te, se non ti dispiace." dico, frapponendo il mio piede tra la porta di legno e lo stipite, prima che la richiuda. Sa che con me ogni speranza è vana, quindi si limita ad addentrarsi nella buia e piccola stanza, lasciandomi passare. Chiudo l'infisso dietro di me, poi esito con il pollice sull'interruttore della luce.
"Tienila spenta, ho gli occhi pesanti per qualsiasi cosa." impone, sistemandosi sopra il water.
"Sofia io... non so che dire." comincio, andandomi a sedere con le gambe incrociate davanti a lei. Stringe le cosce per via del vestito, e così seduto arrivo alla sua altezza ginocchia. Le accarezzo la pelle chiara scoperta, ma lei prende una mia mano e prima la stringe, poi la lascia andare.
"Lo so. Ma fa tanto male." ammette. Non prova nemmeno a nascondere quel che prova, deve aver raggiunto proprio il limite.
"Lo so." annuisco, prendendo un respiro profondo. Non so come comportarmi, perché io stesso, difronte alle difficoltà sono sempre fuggito. Lei è coraggiosa invece, molto più di me, ed è per questo che affronta ogni singolo problema. Inizialmente sembra dura, ma lei c'è sempre riuscita. Ammiro un sacco la sua forza, a volte vorrei averne almeno la metà. Cerco le sue mani che tiene intrecciate in grembo, risalendo con le mie lungo la sua figura snella, facendo alzare lievemente il vestito sui bordi. Non ho intenzione di fare niente di malizioso, voglio solo tenerla stretta a me. La faccio alzare, e successivamente sedere tra le mie ginocchia. Spingo la schiena contro il muro, sentendo la sua adagiata al mio petto. Le gambe snelle sono lunghe davanti a sé, protette come una barriera dalle mie. Le cingo la vita e la pancia con le mie braccia, e sento il suo corpo rilassarsi appena, allentare di uno spicciolo la tensione che la rende così triste e nervosa.
Poi crolla, dal nulla, in un pianto disperato.
"Mi avevi detto che l'avrebbe capito, Lorenzo." sussurra tra le lacrime.
"Ma di che parli?" si copre il volto con le mani.
"Di Alessandra. MI avevi detto che avrebbe capito che stava sbagliando, e che sarebbe tornata da me!" rifletto sui miei errori. Ha ragione, forse ho osato troppo, ed invece di rassicurarla, le ho dato solo false speranze. Non riesco ancora a comprendere perché Alessandra si sia rivoltata in questo modo, e prima di saltare a conclusioni affrettate, dovrei almeno parlarci.----------
"Enrico, falle compagnia." ordino al moro, afferrandolo per la maglietta e trascinandolo via da una biondina con cui sta parlando.
"Ma a chi? Sei pazzo?" mi fissa con gli occhi lunatici.
"A Sofia, razza di rincoglionito! Ho un attimo da fare, e per qualsiasi ragione al mondo, NON lasciarla da sola." enfatizzo il 'non'. "Sono stato chiaro?" minaccio. Mi guarda serio, poi annuisce.
"Bene." lo pianto in asso con due pacche sulla spalla, poi mi dileguo, cercando Alessandra prima in cucina, poi tra gli invitati in salotto, ed infine sul balcone, dove la trovo. Stringe tra le labbra una sigaretta, e guarda assente la città che si muove lenta sotto di lei.
"Ciao." mi saluta senza rivolgermi lo sguardo. Non mi avvicino; decido che restare ad una distanza di sicurezza sia la cosa giusta.
"Perché lo fai?" a questo punto i suoi occhi ruotano, come la sua faccia, e finiscono dritti sui miei.
"Fare cosa?" sbuffa appena una risata, insieme ad una nuvoletta di fumo.
"Essere così cattiva con Sofia. Non sono stupido, e credo che non lo sia nemmeno tu. Quindi spara... che c'è sotto?" mi appoggio di schiena al muretto che funge da ringhiera, indeciso se accendermi o meno una chesterfield. Alla fine vederla fumare mi stuzzica la voglia, quindi estraggo una sigaretta dal pacchetto, e la accendo.
"Ah... Lorenzo, Lorenzo!" si avvicina lentamente come una pantera, ed io indietreggio fino a sentire il vetro dietro le spalle. "Non lo capiresti nemmeno se te lo spiegassi." fa la vaga, e mi fa irritare.
"Beh almeno provaci." la esorto a proseguire, ma lei alza gli occhi al cielo.
"Come siete patetici voi ragazzi! Come se ti importasse davvero di lei! Ammettilo che te la vuoi solo scopare. Sei un porco proprio come tutti gli altri." ignoro le offese, deglutendo il groppo alla gola.
"E tu una stronza, se ti permetti di trattare in questo modo la tua migliore amica."
"Oh, guarda, non siamo poi tanto diversi. Solo perché lei c'è cascata, non vuol dire che l'abbia fatto anche io."
"E questo che c'entra con il litigio con Sofia?"
"Ancora non ci sei arrivato?" ghigna furba. "Giochi tanto a fare lo scaltro, eppure non sei così perspicace." espira il fumo, e poi fa un ultimo tiro.
"Illuminami." alzo le braccia esasperato.
"Non potrei mai avercela con la mia migliore amica per una stronzata simile." sputa ovvia.
"No?" domando confuso.
"No. Lo so che tu sei solo un grandissimo pezzo di merda, e che giochi con i suoi sentimenti. Ma!" alza un dito verso il cielo cupo di Milano. "Se tieni a lei almeno la metà di quello che professi, e quindi, se non vuoi vederla soffrire, per il bene di tutti dovresti lasciarla in pace."
"Scusami? Chi credi di essere per dirmi cosa fare?!" ridacchio nervoso, ma il suo ghigno si estende da orecchio ad orecchio.
"Di pure a Sofia che ce l'ho ancora con lei." e finalmente realizzo tutto: mi sta manipolando. Questa stronza di... "Ah, e... ricorda: la sua felicità è in mano tua. Anche se ti posso assicurare che tra me e te, sceglierebbe me." mi fa l'occhiolino, poi getta a terra il mozzicone ormai spento, e con un passo felino, mi lascia solo con una decisione da prendere, e nessuna voglia di farlo.Spazio Autrice.
. . .
:)
:3
:*
Al prossimo capitolo!
Ps: è tardissimo, sono le 01:25, ma domani (7 aprile) non vado a scuola perché vado al Firma copie di Veronica Roth a Roma. Qualcuno di voi verrà? :3
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Occhi di ghiaccio|Jafia.
FanfictionSofia è una diciassettenne di Milano, annoiata dall'ordinarietà della sua vita. Lorenzo è un diciottenne di Roma, annoiato dalla straordinarietà della sua vita. Lei ancora ignara dell'uragano di emozioni che le farà provare lui. Lui non vede l'ora...