Lorenzo.
"Biglietti, per favore." un controllore con il logo 'Trenitalia' ricamato sulla giacca nera entra nella cabina, interrompendo le nostre chiacchiere. Sofia gli porge il suo biglietto, così come i due signori. "Io non ce l'ho." dico. Lui alza lo sguardo dalla piccola cartella che tiene in mano e mi lancia un'occhiata. "Vuoi una multa?" mi sfida. "No, vorrei un biglietto." rispondo mantenendo la calma. Amico, non mi fotti sta volta. So che rispondendo male passo dalla parte del torto, quindi devo stare calmo. "Venti euro." sbuffa scocciato. Gli passo la banconota, lui la prende, tira fuori da una tasca un biglietto, lo timbra e poi me lo passa. "Sta volta la scampi." richiude la cabina e se ne va.
"Vieni." dico, aiutando Sofia a scendere dal vagone del treno. Lei mi prende per mano e mi conduce verso il parcheggio della stazione. "Ci è venuta a prendere Zoe, mia cugina." annuisco. Si avvicina ad una panda e poi bussa sul finestrino. La serratura scatta, e lei si infila nel sedile posteriore vicino a me. Dallo specchietto retrovisore intravedo una ragazza minuta con i capelli mossi e scuri sulla testa. Gli occhi sono grandi e dello stesso colore dei capelli, mentre al naso ha incastrato un piercing di metallo che brilla alla luce interna della macchina. Ha qualcosa di simile a Sofia, ma non capisco ancora cosa. "Grazie Zoe." Sofia chiude la portiera e appoggia il suo zaino sulle ginocchia, mentre la cugina si gira verso di lei e le rivolge un sorriso triste. "Ah, lui è Lorenzo." fa un cenno verso di me. "Lorenzo - Zoe; Zoe - Lorenzo." ci presenta, ed io la saluto con la mano. "Va bene. Meglio tornare a casa, anche se il clima ovviamente non è dei migliori." ci anticipa, facendo una smorfia. La mora mette in moto la macchina, e lentamente la stazione si allontana sempre di più, dietro di noi.
"Eccoci." mi sussurra Sofia all'orecchio, stringendo un po' la mia mano. Alza la sua testa dalla mia spalla, e raccoglie le bretelle della borsa tra le sue dite. Superiamo un cancello in ferro, ed entriamo in un cortile rigorosamente recintato da una delicata rete. Gli alberi sono sparsi qua e là sopra l'erba verde, e la macchina si ferma sulla stradina di breccia, davanti ad un grande portone arcuato di legno. Ne esce un signore con i capelli leggermente brizzolati sulla nuca, e due occhi blu umidi che risplendono sotto la luce della piccola lanterna, posizionata sul muro sopra alla porta. Si avvicina alla ragazza bionda che tiene stretta la mia mano, poi la lascia per abbracciare suo padre. Successivamente l'uomo si rivolge a me. "E tu saresti?" la voce non è severa, tutt'altro, ma qualcosa mi trasmette una profonda ansia. "Lui è Lorenzo... te lo spiegherò dopo, papà." la riccia si affretta a rispondere al posto mio. L'uomo mi rivolge una mano, io la stringo e poi, dopo essersi girato, rientra all'interno del casolare.
Sofia.
Nel salotto della vecchia casa sono presenti tutti i vicini di casa e gli amici d'infanzia di mia zia e di mia madre. Mio padre stringe dalle spalle la mamma che piange a dirotto tenendo tra le dita un fazzoletto di stoffa che si passa ripetutamente sugli occhi. Mi avvicino lentamente con Lorenzo al mio seguito, e lei mi getta subito le braccia intorno al collo. Ricambio l'abbraccio e sento le lacrime pizzicarmi gli occhi. Vedere piangere mia madre, la mia roccia, colei da cui riesco sempre a trarre una grande ispirazione mi fa male, vorrei davvero che smettesse, però il dolore esige di essere vissuto, perciò tanto meglio che si sfoghi. Quando mi libera dalla sua morsa, proseguo verso la mamma di Zoe, seduta sul divano. La mora è seduta accanto a lei, e le tiene una mano intorno alle spalle. Mi inginocchio davanti alle due, e mia zia mi bacia dolcemente la fronte. "Ciao Sofi." mi saluta. Successivamente mi rialzo in piedi, mi volto verso Lorenzo che guarda la scena con uno sguardo imbarazzato e triste. Mi alzo sulle punte e gli deposito un bacio sulla guancia. Non posso di certo baciarlo davanti ai miei genitori, e soprattutto non in una situazione del genere. "Sofia, se vuoi salutare nostra zia..." Mi giro e ritrovo mia cugina che si guarda le mani intrecciate, sospirando. "Sì..." acconsento. Stringo la mano di Lorenzo nella mia e seguo la ragazza nella vecchia camera da letto della defunta. Giace su un letto di candide coperte bianche, contornata da fiori. Indossa un elegante vestito nero e le mani sono congiunte sull'addome piatto. Gli occhi chiusi le conferiscono un aspetto dormiente, quasi del tutto naturale, ma non è così. Mi avvicino e le tocco un braccio pallido. La pelle è ancora tiepida, non del tutto morta anche se mi fa non poca impressione. Mi rigiro e affondo la faccia nel petto di Lorenzo, che mi cinge con le possenti braccia in un confortevole abbraccio. Le lacrime scendono copiose sul mio viso, e non ho la minima intenzione di fermarle. Le sue mani prendono ad accarezzarmi i morbidi ricci, depositandovi poi un bacio. "Hey. Ci sono io."dice, ripetendo le parole pronunciate da me questo pomeriggio.
A cena nessuno ha osato fiatare, addirittura per la prima volta c'è stato un pasto sobrio. Ho passato il resto della serata a spiegare per quale motivo Lorenzo sia qui con noi, e chi fosse prima di tutto. Quando finalmente ci hanno lasciato andare a dormire, mi sono sentita leggermente sollevata. "Stai indossando la mia maglietta?" mi domanda Lorenzo, quando mi tolgo la camicia rossa dalle spalle. "Beh, sì..." ridacchio. Ancora non riesco a credere al fatto che i miei ci permettano di dormire insieme, magari sono troppo sconvolti per negarmi qualsiasi cosa. Si slaccia i bottoni della camicia color panna e se la leva, rivelando il suo petto asciutto e muscoloso. Mi siedo sul letto e rimango imbambolata. Si ferma, voltando gli occhi nella mia direzione. Mi riprendo subito scuotendo piano la testa, quando lui si avvicina. Mi prende per mano e mi fa alzare, portando poi le sue labbra al mio orecchio. "Non ti sei mai spogliata davanti ad un ragazzo?" sussurra, facendomi accapponare la pelle. Certo, ho avuto qualche ragazzo, ma con nessuno di loro ho mai fatto qualcosa di serio. Nego con la testa, facendo scontrare la pelle della mia guancia con le sue labbra. Lui coglie l'occasione per baciarmi le gote, poi, dopo avermi baciato delicatamente le labbra, abbassa lo sguardo verso i miei skinny jeans e li slaccia. Lo aiuto a togliermeli dalle gambe, poi rimango immobile. Ho indosso la sua maglietta e l'intimo, senza altri indumenti sopra. "Ora fai lo stesso con me." bisbiglia di nuovo sulle mie labbra, ed io sorrido annuendo. Porto le mani sulla sua cintura e la slaccio. Faccio lo stesso con la zip e in un attimo la stoffa scura dei suoi pantaloni scivola ai suoi piedi. Ne esce con noncuranza, poi riprende la mia mano tra la sua e si stende sul letto, invitandomi a seguirlo. Ed io lo faccio con piacere.
Spazio Autrice.
NO, NON SONO MORTA! SONO VIVA E VEGETA!
Non ho aggiornato per un giorno e me ne dispiace, ma ieri ho avuto veramente troppe cose da fare. Oggi sono riuscita a ritagliarmi un po' di spazio libero, anche se sono molto stanca e come credo si noti il capitolo non è uno dei migliori. Giuro che il prossimo sarà più coinvolgente. Promesso!
Vi voglio bene, tanto. Bacioni :*
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Occhi di ghiaccio|Jafia.
FanfictionSofia è una diciassettenne di Milano, annoiata dall'ordinarietà della sua vita. Lorenzo è un diciottenne di Roma, annoiato dalla straordinarietà della sua vita. Lei ancora ignara dell'uragano di emozioni che le farà provare lui. Lui non vede l'ora...