Lorenzo.
A forza di spintoni riesco a farmi spazio tra i gruppi di persone ammassati nel locale, ed a raggiungere il tavolo dove Lea, Brian e Veronica stanno bevendo qualcosa da alti bicchieri trasparenti. "Lorenzo, che ti succede?" domanda curiosa la bionda, staccando le labbra dalla cannuccia rosa. "Io... devo andare." rispondo in un mezzo bisbiglio, che probabilmente percepisco solo io. Un ragazzo mi sbatte contro con una spalla, ed impreca tipo un "Vaffanculo pirla!" faccio per girarmi per tirargli un pugno, ma Brian scatta in piedi e ferma il mio destro con la sua solida presa. Dio solo sa quante risse ha placato. "Meglio se ti siedi e ti calmi un po', altrimenti uccidi mezza Milano sta notte. Che succede?" mi spinge a sedere sul basso divano di stoffa, accanto a Veronica. Mi guarda con un sorriso malizioso, ma la ignoro e mi giro verso il mio amico, che siede difronte a me. "Un cazzo di casino, Brian." rispondo appena, ma la voce mi si smorza lentamente nella gola. "Lorenzo?" volto la testa verso la vocina che mi chiama, ritrovandomi la bionda, l'angelo vestito di bianco e nero, in piedi davanti al tavolo. I suoi occhi sono inespressivi, e nella fioca luce prodotta da una lampada al neon al lato del tavolo, posso appena constatare che le sue iridi hanno perso qualsiasi traccia di colore, rimanendo di un bianco vuoto e pallido. "Vattene." la caccio, coprendomi la faccia con una mano. Il mio sguardo si sposta sulla rossa che non smette di divorarmi con i suoi occhi mori. "Ti prego, parliamone..." la sento avvicinarsi, e mi appoggia una mano sulla spalla. Faccio la prima cosa che l'impulso mi comanda di fare, quindi mi scanso dal suo tocco, prendo la faccia della rossa tra le mani e le stampo un bacio dritto sulle labbra. L'aria si fa pesante, e quando mi distacco da lei noto che tutti hanno lo sguardo su di me: Lea è sul punto di strangolarmi, e mi fissa con un'ira mostruosa nei suoi occhietti blu. Brian è perplesso, e mi domanda con lo sguardo che diamine io abbia appena fatto. Infine riporto lo sguardo sulla bionda, che è immobile al suo posto. L'unico gesto che compie è quello di indietreggiare e ritirare la mano, mentre i suoi occhi si velano di lacrime. Sbatte contro un ragazzo di passaggio, che le chiede scusa e poi si dilegua, ma lei non si prende nemmeno la briga di girarsi a vedere chi sia, o di ricambiare le scuse. Semplicemente mi guarda, e se gli occhi potessero uccidere, io sarei già morto.
Sofia.
E' il momento di andarsene, questa serata non potrebbe fare più schifo. Decido che non c'è più nulla da vedere per me, decido che mi odio per il semplice fatto di aver creduto a quella montagna di stronzate che Lorenzo mi ha promesso l'altro giorno. "Ho scelto te." mi ha detto. Mi hai scelta anche ora, quando ti sei praticamente pomiciato questa ragazza davanti a me? gli domanda in silenzio il mio subconscio. Mi volto e mi avvicino al cartello che indica l'uscita. Non voglio più stare qui, non voglio più condividere il respiro con lui, non voglio più condividere il mio cuore con lui. Non se lo merita. Le lacrime scendono copiose sulle mie guance, e non mi interessa se si imbrattano di nero. Che lo facciano pure, non mi importa. Spingo con forza la maniglia dell'uscita, e prendo una boccata d'aria. Espiro pesantemente, e mi appoggio alla parete esterna del locale. Apro i palmi delle mani contro il muro, e lentamente li faccio scorrere sulla superficie rugosa, graffiandomi la pelle. Sto solo cercando di provare un dolore che superi quello che sta perforando il mio cervello, oltre al mio cuore. Ogni lacrima contiene un pezzo del cardio, che scivola via dai miei occhi e cade per terra. Arrivo ad un punto in cui non riesco più a pensare a niente, ho la mente vuota, libera da ogni cosa. Un foglio totalmente bianco, prima pieno di scarabocchi a matita, cancellati dagli ultimi dieci minuti. E' incredibile quanto certi attimi durino in eterno, e quanto però, ci mettano poco ad essere distrutti. Che cosa ho fatto per meritarmi questo? proprio non lo so. O forse sì: sono stata così stupida da fidarmi di lui, nonostante tutti gli avvisi di Brian, nonostante mi abbia già fatto del male in passato. Forse tutto questo me lo merito davvero.
Lorenzo.
"Vieni un attimo con me." sbuffa Brian. Si alza, afferra il colletto della mia camicia e mi tira in un angolo della stanza, lontano dagli altri. "Ma che cazzo fai?" domanda. "Ha baciato un altro davanti ai miei fottutissimi occhi!" sbotto, e lui spalanca lo sguardo. "Sofia Viscardi?" annuisco. "Sicuro che non stiamo parlando di due persone diverse?" ridacchia, ma io non ci trovo niente da ridere. "Adesso capisco perché per te è così bello stare con le ragazze senza impegnarsi." beffeggia una voce familiare alle mie spalle. Mi giro, e davanti a me appare Matteo Tiberia. "Come con la tua ragazza, dici?" gli ricordo, ma lui nega con la testa. "No, come con la tua." il mio cuore smette di battere per qualche secondo, ed il battito cardiaco viene sostituito dal calore della rabbia. "Che cazzo stai dicendo?" cerco di mantenere un tono calmo, nonostante l'ira continui a dirmi di prenderlo a pugni. "Dico che la tua ragazza ha un gran bel culo, e due belle tette. Morbide, grandi... una goduria insomma! E bacia anche molto bene, la biondina." si guarda con nonchalance la mani. Le stesse mani che la stavano toccando, che hanno toccato la mia Sofia. Tutto si collega nella mia mente, e mi porta all'unica spiegazione possibile. "Eri tu?" lui ghigna. "Ovvio! E chi se no? Davvero sei così coglione da non capire che per me, la regola fondamentale è: occhio per occhio, dente per dente. Tu ti sei fatto la mia ragazza? Io ho provato a farmi la tua." mi fa l'occhiolino, ed a quel punto non ci vedo più. Ignoro Brian che cerca di tirarmi per le braccia, e scaravento un pugno pieno di odio nei confronti di questo coglione, sulla sua mascella. Barcolla all'indietro, finché non tocca la parete. "Pezzo di merda!" grido, e mi abbatto nuovamente su di lui. Gli sferro un sinistro sul ventre, e lui si piega in due per il dolore. Un altro calcio parte dalla mia gamba, ed entra in collisione con il suo ginocchio, facendolo cadere per terra, con le ginocchia sulle piastrelle. Tutti si allontanano da noi, mentre io continuo a pestarlo di botte finché un buttafuori non mi prende dalle spalle e non mi scaraventa fuori dal locale. "Le teste di cazzo come te non le vogliamo qui." sbotta, e richiude i pesanti portoni scuri. Giro la testa verso destra. Una coppia si scambia dei baci focosi, distolgo lo sguardo e lo porto a sinistra. Una folta chioma bionda ricade dalle spalle di una ragazza appoggiata con le spalle contro il muro. Le mani sono scorticate contro la parete e le sue gambe tremanti sembrano sul punto di cedere. Corro verso Sofia e la stringo in un abbraccio che però lei non ricambia, ed il mio cuore si spezza un po' di più. "Ti prego, guardami." i suoi occhi vacui si posano su tutto, tranne che su di me. Rimane con le braccia lungo i fianchi tra la mia morsa, senza nessun contatto con me. Passo una mano tra i suoi capelli biondi, e lei me la scosta. "Lasciami stare." si divincola quando provo ad afferrarla per i polsi, e prende a camminare lungo la via. Rimango fermo per un po', indeciso sul da farsi, ma poi maledico la mia razionalità e agisco di impulso. La seguo, la afferro per un braccio e la strattono finché non mi segue in un vicolo cieco. "Adesso io e te chiariamo, okay?"
Spazio Autrice.
Ecco il penultimo capitolo di questa settimana, poi come sapete già, per una settimana non posterò nulla, perché non sono a casa e non posso portarmi il Mac dietro. Vi scongiuro di non togliere la storia dalla biblioteca, per favore! ahahahah
In ogni caso, vi invito come solito a votare il capitolo ed a commentarlo.
Baci, al prossimo! :*
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Occhi di ghiaccio|Jafia.
FanfictionSofia è una diciassettenne di Milano, annoiata dall'ordinarietà della sua vita. Lorenzo è un diciottenne di Roma, annoiato dalla straordinarietà della sua vita. Lei ancora ignara dell'uragano di emozioni che le farà provare lui. Lui non vede l'ora...