Lorenzo.
"Sì Mamy." rispondo, quando mi domanda se ho mangiato. Sono al telefono con mia madre da un quarto d'ora, e continua a raccomandarsi di non prendere freddo (Secondo lei a Milano c'è un clima glaciale) e a chiedermi continuamente quando torno a casa. "Te l'ho già detto. La prossima settimana scendo. Abbi pazienza!" scherzo, ma lei sospira sconsolata. "Va bene. Spero solo che tu non stia facendo niente di... illegale." dice insicura. Mia madre sa benissimo che spesso e volentieri cedo alla tentazione di fumarmi una canna, anche se le dispiace da morire quando lo faccio. Non è che non me ne freghi nulla di lei, il fatto è che solitamente quando fumo sono ubriaco, quindi non riesco più di tanto a non cadere nella trappola. "Tranquilla mamma." la rassicuro. Mento. Non ricordo molto bene quella serata, ma sono sicuro di essermi fumato della marijuana proprio all'ultima festa di Brian, di due giorni fa. "Allora, com'è questa Milano?" mi chiede ad un certo punto. "Come sempre." rispondo. Non è di certo la prima volta che vengo a Milano, anzi. Ci vengo molto spesso, visto che è una città dove riesco a scappare dai miei problemi e lasciarli a Roma, almeno momentaneamente. Aggiunge qualcosa, ma non la sento, perché la porta comincia a tremare ripetutamente e a sbattere sui cardini. "Lorenzo, aprimi!" sento una voce, la sua voce. Il tono è pacato, leggermente affannoso, ma il suono prodotto dal suo bussare è decisamente contrastante. "Mamy, ti richiamo." dico, poi attacco.
"Appena apro la porta, un giubbetto nero vola sulla mia faccia. "Sono venuta a riportartelo. Ci tenevo a vederti di persona, visto che sei appena tornato da Roma. O no?" dice, facendo delle virgolette con le dita alle parole 'appena tornato da Roma'. Cazzo. "Come lo sai?" cerco di restare calmo, anche se in realtà mi piace vederla qui, davanti a me. "Non importa come, bensì perché! Perché mi è stata detta questa cosa, se tu sei ancora qui ed evidentemente non te ne sei mai andato?" dice, incrociando le braccia al petto. E ora che le dico? Di certo, spiegarle il motivo per cui Brian ha cercato di tenerla lontana da me, non aiuterebbe, visto che scapperebbe in un millisecondo. "Io..." comincio. Lei si copre gli occhi chiari con le mani, strofinando i polpastrelli delle dita sulle tempie. "Mi dispiace. Avrai i tuoi buoni motivi per avermi detto quella cazzata." dice, mentre si fa piccola sotto il mio sguardo. Improvvisamente, mi viene l'impulso di abbracciarla, e così faccio. Lei rimane immobile nelle mie braccia, poi ricambia stringendo le sue intorno alla mia vita. "Non ti ho mentito perché non volevo più vederti." le assicuro, e lei sembra cacciare un sospiro di sollievo. "L'ho fatto perché sono un po'..." indugio, quando lei alza il suo sguardo di ghiaccio e lo posa sul mio. "Spaventato." dico la parola che tanto mi impedisce di respirare. "Spaventato?" corruga la fronte in modo tenero. "Sì... beh, io non sono un tipo da relazioni..." dico, ma me ne pento subito. "Merda, che cazzo dico!" lascio che una mano si distacchi dai suoi capelli e arrivi a colpirmi la faccia. Lei ridacchia. "Tranquillo, ho capito..." dice con voce dolce, anche se lo scintillio nei sui occhi mi fa capire che sotto sotto nasconde qualcosa.
Sofia.
'Io non sono un tipo da relazioni.' rimbomba nella mia testa, mentre la sua mano torna a cingermi le spalle. Una piccola e semplice frase, in grado di scatenare un putiferio di emozioni nel mio cuore, e nella mia mente. Che significa? E' la domanda predominante. Magari, è uno a cui non piace avere tanti amici. Lo conosco da pochissimi giorni, per ora so solo quello che lui vuole farmi sapere nei suoi confronti, non chi sia davvero quello stupendo ragazzo dallo sguardo penetrante. "Ti posso chiedere una cosa?" gli chiedo, quando lui sorride e annuisce nella mia direzione. "Perché mi hai lasciata sola su quel balcone?" vedere il suo sorriso mutare in una smorfia mi fa dubitare delle mie parole. "Non so se vorresti davvero saperlo." risponde, correndo con lo sguardo sulla stanza, ma i suoi occhi non incontrano mai i miei. "Illuminami." gli dico. Finalmente mi guarda. Fa per aprire la bocca, quando Brian ed Alberico appaiono sulla soglia, fingendo di schiarirsi la gola. Improvvisamente mi risveglio dal mio stato di trance, rendendomi conto di essere avvinghiata a Lorenzo, e ci stiamo guardando intensamente negli occhi. Scappo dalle sue braccia e mi ricompongo sul mio posto, mentre lui fa lo stesso. "Interrotto qualcosa?" Alberico ghigna malizioso, mentre io gli lancio la mia peggior occhiataccia. "No. Me ne stavo giusto andando." dico, cercando di avere il tono più calmo e deciso possibile. Supero Brian ed Alberico, uscendo dall'appartamento e premendo il pulsante di chiamata dell'ascensore, una volta giunta nel pianerottolo.
Appena esco dal portone del palazzo di Brian, trovo Lorenzo appoggiato contro il muro. Ha un ginocchio piegato, e il piede poggia contro il cemento. E' intento ad accendere una sigaretta che ha tra le dita, con un cipiglio in volto. Dopo il primo tiro, si gira verso di me che lo guardo immobile. "Come mai sei qui?" chiedo banalmente, per poi rendermi conto di cosa stia facendo. Alza lo sguardo dalla cicca e mi guarda. Sbuffa una risata, insieme ad una nuvoletta di fumo misto alla leggera nebbia della sera. Mi stringo nelle spalle, quando fa per togliersi il giubbetto, gettando il mozzicone a terra. "No, quello tienilo tu." lo blocco. Sembra offeso, poi si avvicina con passo felpato a me. Il mio battito cardiaco accelera nel mio petto, quasi a volerne uscire. Incredibili le reazioni che delle piccole sue azioni mi provocano. Me lo ritrovo davanti, quindi indietreggio contro il legno mogano della porta. Quando la mia schiena tocca la superficie dura, si ferma di colpo. Siamo uno davanti all'altro. Petto contro petto, cuore contro cuore. I suoi occhi marroni riflettono nei miei azzurri ghiaccio, quando posa una mano sulla mia guancia in fiamme. "Secondo te perché sono qui?" domanda con un sorriso furbo in volto. Che? Non mi lascia il tempo di rispondere, e continua. "Ovviamente non ho risposto alla tua domanda." conclude ovvio. Certo, stavo pensando proprio a quello. Arriccio il naso. Avvicina di più i nostri corpi fino a farmi sentire il suo respiro sulla pelle sensibile del mio orecchio. Annaspo in cerca di aria. Nonostante ce ne sia tanta e sia anche molto fredda, non riesco a farla giungere ai miei polmoni, con il peso del suo fiato contro di me. Sto impazzendo. "Vedi, Sofia..." comincia. Ogni parola è una piccola tortura. Grazie mille, autocontrollo. "Ci sono persone che quando una bella sensazione, un bel periodo finisce, cercano subito di provarne altre simili, quindi viaggiano, scoprono il mondo con tanta voglia di viverne le cose migliori." fa una breve pausa, lasciando che l'aria gelida colpisca il mio collo. Si allontana e torna a guardarmi negli occhi. "Poi ci sono altri tipi di persone. Ci sono quei tipi di persone che non riescono a provare emozioni positive, ma anzi, provano gusto nel provocare emozioni negative." Cerco il più possibile di seguire il suo discorso, ma la faccenda si fa sempre più complicata. "Quelle persone si vedono costrette ad abbandonare la loro vita ordinaria, cercano di fuggire una volta combinato il danno, di evitare a tutti i costi un problema, perché sono troppo impaurite da esso. Non riescono ad affrontarlo. Non ti rivelerò che tipo di persona mi ritengo, il mio giudizio potrebbe essere troppo severo e predominante. Lascerò a te tutto il divertimento. Ti divertirai a conoscermi, oh sì se lo farai." sogghigna, mentre la mia mante sprofonda in un baratro nero.
Spazio Autrice.
Sciao belle, fatemi sapere se vi piace come si sta evolvendo la storia, magari con una stellina o con un commento! Dunque, Lorenzo in questo capitolo comincia a far trapelare la sua personalità dalla sua misteriosa figura. Mi piace questo Lorenzo che cela qualcosa, lo trovo molto figo ahahah. Mi sto impegnando un sacco per aggiornare ogni giorno, tra la scuola ed i miellemila libri che sto leggendo. (Fatemi sapere qualche titolo che secondo voi merita di essere letto!) Al prossimo capitolo, bacini!
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Occhi di ghiaccio|Jafia.
FanfictionSofia è una diciassettenne di Milano, annoiata dall'ordinarietà della sua vita. Lorenzo è un diciottenne di Roma, annoiato dalla straordinarietà della sua vita. Lei ancora ignara dell'uragano di emozioni che le farà provare lui. Lui non vede l'ora...