Sofia.
Rientro nell'appartamento brulicante di gente, ma di Lorenzo non vedo nemmeno l'ombra. "Ehi Lea, hai visto Lorenzo?" Lei mi guarda perplessa. "Non era con te?" Chiede. "Sì, era." Non le do il tempo di controbattere e cerco subito Brian. "Sai dov'è Brian?" Chiedo al primo ragazzo che incontro. "Ma che ne so, l'ultima volta che l'ho visto usciva di lì!" Dice, e mi indica la finestra. "Dalla finestra?" Domando confusa. "Ah, quella è la finestra? No, volevo dire dalla porta." Il ragazzo ubriaco la indica goffamente, poi lo ringrazio ed esco dalla casa.
Chiamo l'ascensore, che ci mette un po' ad arrivare, lasciandomi ansiosa sul corridoio. "Eddai sbrigati!" Impreco ad alta voce. Quando arriva, emetto un sospiro di sollievo nel vedere che, all'apertura delle porte, dentro c'è Brian. "Oh, Brian, hai visto Lorenzo in giro? Stavamo parlando ma..." lui mi blocca. "Lorenzo non c'è." Non c'è? Che diamine significa? "Che intendi?" Lui resta un po' in silenzio. "Allora?" Lo incito. "Non c'è. Se n'è tornato a Roma." Mi sento svenire. "Cosa? Non può essere partito ora, sarà in una stazione, no? Sai quale?" Brian mi guarda, triste, poi dice: "Sofia, dammi retta. Non cercarlo, non cercarlo più. Le persone non sono mai come sembrano." E detto questo, cammina svelto verso il suo appartamento, ed io sono di nuovo sola.Brian.
Lorenzo rientra dalla portafinestra del balcone, e svelto attraversa il salotto per poi uscire dalla porta. L'ultima volta che l'ho visto, era con Sofia, e ricordo proprio che fossero usciti insieme sul balcone. Impaziente di sapere cosa sia successo, lo seguo fuori dalla casa. Lo trovo davanti all'ascensore, mentre lo attende tamburellando nervosamente una mano sullo stipite di acciaio. "Hey." non si gira. "Che ti succede?" gli chiedo. "Niente. Ho voglia di scendere a farmi un giro. Posso o devo chiederti il permesso?" è irritato. "Ma ti pare? Però scendo con te, se non ti dispiace." lui sbuffa, ma risponde: "Figurati." entro nell'ascensore insieme a lui quando arriva, e lo accompagno giù. "Amico, non credo ad una sola stronzata di quello che mi dici, dovresti saperlo. Avanti." lui rotea gli occhi al cielo scocciato, ma sta volta risponde alla mia domanda. "E' quella tipa, Sofia. Fa tante domande, il ché da una parte non mi dispiace. Ma ha toccato un tasto dolente, e per non scoppiare, ho bisogno di calmarmi." Mi copro la faccia con le mani. "Che ti avevo detto? A te non piacciono quelle come lei. Diciamo che ti piace giocare facile." gli ricordo, ma lui non la prende bene. "Se permetti, lo decido io chi deve piacermi e chi no." stupido idiota. "Fai come ti pare, ma non lascerò che tu la tratti di merda." dico, quando lui esce sul pianerottolo del palazzo. "Che intendi dire?" non gli rispondo, visto che la porta dell'ascensore si richiude: me dentro, lui fuori. "Vaffanculo Brian." lo sento gridare, prima che l'ascensore mi riporti su.
Quando le porte si riaprono, la faccia affannata di Sofia è la prima cosa che vedo. "Oh, Brian, hai visto Lorenzo in giro? Stavamo parlando ma..." la fermo immediatamente. "Lorenzo non c'è." mi guarda con un cipiglio perplesso in volto."Che intendi?" Resto un po' in silenzio, mentre decido se inventarmi una cazzata oppure no. Non conosco Sofia, ma conosco Lorenzo, e so che è un coglione bipolare, che si diverte a giocare con i sentimenti degli altri. E se tra loro due c'è del feeling, e da quanto vedo ce n'è parecchio, mi sento in dovere di mentire a fin di bene. "Allora?" Mi incita. Dico la prima cosa che mi viene in mente. "Non c'è. Se n'è tornato a Roma." lei spalanca gli occhi. "Cosa? Non può essere partito ora, sarà in una stazione, no? Sai quale?" La guardo, tristemente. Oh, povera ingenua. Meglio per te se la cosa finisce prima di cominciare. Fidati cara, sarà più indolore. "Sofia, dammi retta. Non cercarlo, non cercarlo più. Le persone non sono mai come sembrano." e detto questo, la lascio sola e me ne torno a casa.
Lorenzo.
Che bastardo Brian. Di sicuro lui non può determinare chi posso o non posso amare. E' una decisione mia e basta, lui non c'entra proprio un cazzo. Esco arrabbiato dal condominio, e comincio a girovagare per i viottoli di Milano, finché non passo nuovamente davanti al bar dove l'ho vista, dove disperata cercava di rintracciare la sua amica. Dove per la prima volta, ci siamo rivolti davvero la parola. E' cominciato tutto per gioco, quasi per una sfida personale, lo ammetto, ma è davvero possibile affezionarsi ad una persona così repentinamente? No, non credo. Però lei è davvero la prima ragazza con cui mi fermo a parlare, che non rimane imbambolata solo dal mio aspetto fisico. So di essere un bel ragazzo, ma a lei questo non basta. E' rimasta davvero ad ascoltare quello che usciva dalle mie labbra, è rimasta davvero ad ascoltarmi. Il brutto di essere belli è che nessuno ti prende mai sul serio. E il fatto che lei sia tanto bella, non le impedisce di essere presa un serio, mentre molto spesso e volentieri, con me accade. Senza pensarci sono entrato nel bar/tabaccheria. Non ho bisogno di sigarette, ne ho un pacchetto quasi intero, ma le voglio comprare comunque. Leggo dall'orologio sopra il bancone che si sono fatte le 11:50. Cazzo, com'è tardi.
Sofia.
Percorro la via verso casa il più silenziosamente possibile, con la musica che mi ruggisce nelle orecchie. A Milano è ancora più freddo adesso che si è quasi fatta la mezzanotte, e nonostante il giubbetto di Lorenzo, sento comunque un gran freddo. Il suo giubbetto. Infilo le mani nelle tasche, dove trovo subito il pacchetto con le sigarette e l'accendino. Le stringo forte nella mia presa, mentre nel mio cervello si susseguono immagini di lui, con lui. Gli occhi cominciano a bruciare, e ricaccio indietro le lacrime. Non è possibile che io mi sia già affezionata a lui, ci conosciamo da pochissimo, e abbiamo cominciato a parlarci solo da sta sera. No, è assolutamente impossibile che io nutra già qualche simpatia verso di lui. Eppure sto piangendo al ricordo di lui. Perché la mia mente deve essere così incasinata? Non si può avere nemmeno un minimo di pace, che ne succede una nuova. E poi che diamine significa quello che ha detto Brian? 'Le persone non sono mai come sembrano.' Beh, questo è sicuro, ma cosa potrebbe mai nascondere un tipo come Lorenzo? A primo impatto sembra un ragazzo scontroso, sì, ma quando cominci a dialogarci capisci immediatamente che non è poi così stronzo. Devo considerare anche il fatto che Brian è un suo amico, e se ha ritenuto importante mettermi al corrente di questa cosa, un motivo ci sarà. O forse l'ha fatto a caso... Oh dio, devo finirla di pensarci, almeno per questa sera. Arrivata ormai al mio condominio, attraverso il cancello e raggiungo l'edificio, decidendo di riprendere il discorso domani.
STAI LEGGENDO
Occhi di ghiaccio|Jafia.
FanfictionSofia è una diciassettenne di Milano, annoiata dall'ordinarietà della sua vita. Lorenzo è un diciottenne di Roma, annoiato dalla straordinarietà della sua vita. Lei ancora ignara dell'uragano di emozioni che le farà provare lui. Lui non vede l'ora...