2.

100 10 0
                                    

3:45
Ancora nessun autobus.
Ripensai alla lettera che scrissi ai miei prima di andarmene.
Dubito che comprenderanno mai questo mio gesto.
Ma non importa,non si torna indietro.
"Cara mamma,
e caro papà.
Quando voi starere leggendo queste poche righe io mi troveró già ad Orlando.
Non potevo non tornare.
Potete chiamarmi quando volete.
Tranquilli staró bene.
- Aria xx "
Questo fu quello che scrissi.
Poche righe lo so.
Ma era meglio arrivare dritti al punto senza troppi giri di parole.
Il telefono vibró..era lui.

M.: ehi!
A: sto arrivando
M: cosa?
A: sto arrivandoo
M: ma tu sei pazza
A: di te
M: e io di te.

Quando lessi quel messaggio un piccolo sorriso mi spuntó sul volto.
Era molto che non sorridevo.

A: non potevo aspettare
M: ma come farai con i tuoi? e poi..sai che mezzi di trasporto devi usare?
A: ehi ehi ehi calma! tranquillo,ho pensato a tutto. tra qualche ora sono li da te.
M: ti vengo a prendere scricciolo
A: okay

Vidi il mio autobus arrivare in lontananza e alzai un braccio per indicare all'autista che dovevo salire.
Improvvisamente sentii il fischio dei freni e l'autobus si fermó a cinque centimetri dalle mie scarpe.
Sussultai e poi salii a bordo del veicolo infilandomi le cuffiette nelle orecchie e dimenticandomi del mondo per un po'.

Arrivai alla stazione con 20 minuti di ritardo dalla mia tabella di marcia.
Scesi trascinando il mio bagaglio sulle spalle.
Entrai nell'enorme struttura e, leggendo i vari cartelli delle indicazioni,arrivai alla biglietteria.
Fortunatamente non c'erano molte persone in fila.
Cominciai a dondolarmi sui piedi per il nervoso,temevo di ritardare.
Torturai il mio labbro inferiore, mordicchiandolo di tanto in tanto,attirando così l'attenzione di un 22enne che non mi staccava gli occhi di dosso.
Smisi di mordermi il labbro e abbassai lo sguardo alzando il volume della traccia.
Odio quando la gente mi fissa.
Con la punta delle mie superga nere cominciai a disegnare dei cerchi immaginari sul pavimento,guardai ansiosamente il telefono per controllare l'orario: 4:22.
Alzai lo sguardo sporgendolo verso la biglietterei.
"Uno..due,tre" sussurrai contando con gli occhi le persone che mi precedevano.
Finalmente io mio turno arrivó,chiesi un biglietto per Orlando,la città dove abitava Matthew,il mio Matthew.
Ringraziai l'allegra,ma alquanto assonnata, 50enne che mi porse il biglietto ancora fresco di stampa.
Gironzolai spaesatamente nell'enorme struttura fino ad arrivare al mio binario.
Mi sedetti su una panchina lì vicina e frugai nella mia borsa per cercare il tanto bramato pacchetto di sigarette.
Presi una sigaretta e l'accesi.
Feci una boccata con lo sguardo perso nel vuoto e la testa chissà dove.
In quella fredda sera..tutto ció che mi scaldava era quella fottutissima sigaretta.
Sentii il calore del suo corpo sul mio,i suoi occhi incollati ai miei,i nostri nasi sfiorarsi.
Ripresi coscienza e alzai lo sguardo verso il cielo roseo.
Mi voltai.
Non era lì.

150 KM.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora