L'auto si infilo in un cancello che dava in un bellissimo e immenso giardino innevato con alberi e perfino una fontana ormai ghiacciata.
La casa che si vedeva alla fine del viale era qualcosa di enorme e spettacolare, l'edera percorreva quasi tutta la facciata rendendola quasi magica.
"C'é anche un laghetto sul restro" mi disse Samuel sorridente. Probabilmente avrà visto la mia espressione estasiata e avrá pensato di darmi il colpo di grazia.
"Un lago" dissi entusiasta saltellando sul sedile e spiaccicando il naso al finestrine. Tutte sembrava come in una di quelle immagini di paesaggi innevati che si vedono su internet, come uno di quei paesaggi da cartolina.
Ecco cosa sembrava, un paesaggio da cartolina.Samuel parcheggió la macchina davanti alla casa, che da vicino sembrava un castello, e subito dalla porta uscì quello che probabilmente era il maggiordomo dirigendosi a passo svelto ma formale verso di noi.
"Signorino Nave é un piacere riaverla qui" disse il magiordomo. Era un uomo alto brizzolato, aveva due occhi scuri, severi e le labbra increspate in un sorriso così finto che si vedeva da un km che non sorrideva veramente. Chissá perché era costretto a ridere per forza se non ne aveva voglia.
"Salve Alan puoi portare la mia macchina in garage?" Chiese retoricamente Samuel che si era avvicinato a me.
"Subito" disse Alan prendendo le chiavi e facendo per andarsene.
Non potevo crederci! Neanche un grazie, niente, non mi aveva neanche presentata.
"Io sono Christine Bane" dissi porgendo la mano all'uomo che mi guardó un secondo titubante prima di stringermi la mano e ricambiare il suo sorriso con uno dolcissimo e sincero che fece addolcire persino i suoi occhi severi.
"É una piacere signorina Bane" disse per subito infilarsi nell'auto.
"Mi chiami Chirs" urlai mentre Samuel mi trascinava dentro.
Non mi piacevano i modi che aveva con il magiordomo, io non mi sarei mai sognata di trattare Middi in quel modo e non riuscivo a concepire una cosa del genere ma lo tenni per me.
"Mamma" chiamó Sam appena entrati dentro casa.
Non l'avrebbe mai sentito in quel castello, dovrebbero usare i telefoni anche per chiamarsi da una stanza all'altra.
L'ingresso era ben arredato, con mobili antichi che stranamente davano un senso di freddezza all'ambiente, non come di solito fanno i mobili antichi, era tutto freddo e distaccato.
"Samuel"
Una donna di era materializzata davanti alla porta per il salone, era alta, bionda e ben vestita, probabilmente anche rifatta visto la smisuratezza dell sue labbra. Aveva troppi gioielli per dover stare in casa, al confronto io sembravo il senzatetto che viveva tra i cartoni poco distante da casa di mia madre al quale io davo sempre qualche spiccio. Aveva un aria troppo snob per potermi piacere.
La donna abbracció il figlio stritolandolo mentre lui cercava di dovincolarsi dall sua morsa.
"Mamma, lei e Christine" disse Samuel riuscendo a sottrarsi all'abbraccio.
"Piacere Signora Nave" dissi tendendole la mano. Lei mi guardò titubante, scrutandomi per bene, prima il mio abbiglamento, poi il mio viso e infine i miei capelli. Mi stava decisamente mettendo a disagio, cosa aveva da guardare in quel modo, chi si credeva di essere. Snob.
"Ciao Cara, io sono Susan " disse facendomi un sorriso falso quasi come quello di Alan qualche minuto prima. Non le piacevo.
"Samuel"
La voce di un uomo riecheggió nell'aria mentre la sua figura compariva dietro quella della moglie.
Era robusto, brizzolato e con due grandi baffi grigi, aveva un sorriso cordiale e die occhi vivaci color nocciola come quelli del figlio.
"Chi é questa dolce fanciulla" disse guardandomi e facendomi un gran sorriso. Lui mi stava gia piú simpatico.
"Sono Christine" dissi sorridendogli e porgendogli la mano.
"Puó chiamarmi Chirs comunque signor Nave" continuai.
"E tu puoi chiamarmi Robert" disse sorridendomi calorosamente.
"Sarai stanca morta" disse ancora Robert.
"Beh veramente un po" confermai. Cinque ore di viaggio in macchina non erano poco.
"Olivia, per favore, potresti far vedere a Chirs la sua stanza?" Chiese gentilmente ad una donna grassottella che non mi ero accorta fosse li.
"Certo" disse lei sorridendogli cordiale e invitandomi a seguirla.Mi giudò lungo un corridoio infinito pieno di stanze che brobabilmente nessuno utilizzava mai.
La donna che se non ricordo male si chiamava Olivia si fermi di fronte ad un stanza che aprendola si riveló grande praticamente quanto il salone di casa mia che era immenso.
"Wow" dissi spalancando la bocca, non avevo mai visto nulla del genere, nonostante la freddezza che trasmetteva non c'era niente fuori posto e poi aveva il letto a baldacchino. E io morivo per il letto a baldacchino.
"Le piace signorina?" Chiese sorridendomi orgogliosa Olivia. Aveva un sorriso caldo e rassicurante, assomigliava molto a Middi.
"Certo che mi piace!" Quasi urlai abbracciandola cosa che probabilmente non si aspettava visto che inizialmente si irrigidì totalmente ma poi si lasció un po andare abbracciandomi a sua volta.
"Ma chiamami solo Chris" le sorrisi.
"Lei mi ricorda molto il signorino Harry, il fratellastro del signorino Nave" disse.
Harry? Perché mai le ricordavo lui, ma soprattutto perché spuntava sempre fuori.
"Si, conosco Harry, viene al college con me" dissi cercando di capirci di più.
"Neanche lui voleva..."
"Oliva mia madre vuole che tu vado di sotto" la voce di Samuel riecheggió lungo il corridoio mentre con passi decisi veniva verso di noi. Aveva interrotto Olivia proprio su quello che volevo sapere e lei era schizzata via senza che potressi fermarla.
Mi stava irritando davvero il modo in cui lui e sua madre parlavano alle persone.
" ti piace la stanza Piccola?" Mi chiese in tono mieloso baciandomi i capelli.
"Si molto" risposi senza aggiungere altro.
"Ho pensato che forse sarebbe stato meglio dormire in stanze separate, sai, non voglio che si ripeta quello che é succeso in macchina" disse con un filo di voce.
"A meno che tu non voglia" sussurró al mio orecchio. No, assolutamente non volevo.
"No,grazie" dissi in fretta.
"Vado a farmi una doccia" dissi infilandomi felocemente nella stanza.
"Alan ti porterà su la tua valigia" disse guardandomi.
"Posso benissimo farlo da sola" dissi, non volevo che fossero trattati come schiavi.
"É il suo lavoro Chris, deve fare quello" sospiró lui voltandosi e andandosene. Sentii una porta sbattere e mi precipitai fuori per andare a recuperare la mia valigia prima che tocchi ad Alan.
"Signorina posso farlo io" continnuava a dire mentre mi seguiva che trasportavo la valigia.
"E io sono in grado di farlo" dissi sorridendogli.
Vedevo la sua espressione leggermente frustrata ma divertita, forse non era abituato a qualcuno che si portava i bagagli da solo.
"Lei mi ricorda molto il signorino Harry" disse pensieroso.
Ma cos'avevano tutti con questa stori, che vuol dire che gli ricordavo lui, volevo sapere.
"In che senso?" Chiesi curiosa.
"Oh..."
"Signorino Harry!" Sentimmo un urlo che proveniva dall'ingresso. Riconobbi la voce, era Olivia. E stava chiamando Harry. Non era possibile, era un incubo, ero sicura che non venisse. Non poteva essere lui.
...
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Insegnami Ad Amare
Fanfiction"Christine Bane" dissi tendendogli la mano. "Harry Syles" disse stringendola e con uno strattone mi avvicinó a lui. "Gemella? Per me rimarrai sempre Pulcino" mi sussurró all'orecchio per poi andarsene elegantemente tra la folla. "Tesoro sei fottuta"...