a questo servono le migliori amiche.

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Mi svegliai che mi sentivo soffocare, mi mancava l'aria e non riuscivo a capire perché nonostante aprissi gli occhi continuavo a vedere tutto nero. Mi divincolai un pò presa dal panico fino a quando non sentii un tonfo e mi ritrovai davanti agli occhi la solita stanza.

" Ma sei impazzita?" Eleonor era per terra che cercava di tirarsi su mentre si massaggiava il sedere che probabilmente aveva sbattuto per terra.

"El." Escamai cercando di capirci qualcosa. Era lei che avevo buttato per terra?

"El un corno mi hai scaraventato per terra! Perchè l'hai fatto!?" Strilla sedendosi sul suo letto ancora intatto. Aveva dormito con me.

"Non avevo capito che eri tu, la tua strabordante massa di capelli mi oscurava la vista!" Dissi modi spiegazione.

"E poi perché eri qui?" Chiesi cercando di non sembrare brusca.

"Ti divincolavi e borbottavi, stavi sicuramente facendo un brutto sogno ma non riuscivo a svegliarti quindi mi sono messa vicino a te. Vedi a far del bene!" Disse indicando il suo sedere sul quale tra poco si sarebbe formato un bel livido.

"Scusami" dissi sorridendole.

"Scusami" mi scimmiottó lei buttandomisi sopra e iniziando a farmi il solletico.

Iniziai ad urlare e a divincolarmi finché lei non smise sedendosi accanto a me.

"Cosa sognavi?" Chiese curiosa come sempre.

"Sinceramente non mi ricordo." Era la verità, non mi ricordavo il sogno ma ero contenta che lei si fosse preoccupata e che si fosse messa vicino a me per farmi stare meglio. Era proprio la migliore amica del mondo.

"Ora però devi spiegarmi qualcosa di cui so che ti ricordi." Disse facendosi seria. Sapevo a cosa si riferiva e volevo sfogarmi con lei, perché lei era l'unica che mi dava un giudizio obbiettivo senza girarci troppo intorno.

"Mentre andiamo a fare colazione però." Contrattai io.

"Aggiudicato!" Disse lei alzandosi e andando di corsa all'armadio per scegliere i miei e i suoi vestiti come sempre.

Mi infilai i jeans e la maglietta che mi aveva preparato sul letto e in meno di venti minuti entrambe eravamo pronte.

"Andiamo a piedi." Dico esasperata prendendo le chiavi della macchina.

"Ma come a piedi!" Strilla come se dovesse fare mille miglia invece di qualche passo visto che il bar era proprio sotto casa.

"Mi spieghi perché vuoi prendere la macchina se il bar é proprio qui sotto?"

"Chiamala pigrizia o come ti pare non ci vengo a piedi!"

"Invece ci verrai! Non ha senso!"
Era esasperante combattere con lei, sfi impuntava su cose senza senso e non la smuoveva nessuno ma questa volta mi sarei rifiutata categoricamente di andare in auto sotto casa.

"Bene io verrò con la macchina e tu andrai a piedi e vediamo poi chi fa prima!" Mi sfida prendendo le chiavi della macchina e uscendo dalla porta con fare altezzoso. Era fuori di testa. Tranquillamente mi avvia verso il bar attraverso l'aria gelata dell'inverno. La stagione che adoravo di più in assoluto, il freddo, la neve, le cioccolate calde, il natale, il letto con il piumone, tutto era più bello e decisamente più magico.

Arrivai prima io ovviamente visto che lei era rimasta bloccata tra due macchine che non capivano che dovevano fare. Ma chi gliela dava la patente a certa gente?! Mi infilai da sola nel bar e mi misi seduta ordinando uova e pancetta per me e un cappuccino e cornetto per lei. Dopo ormai due anni di amicizia ancora non ero riuscita a convertirla al mio stile di mangiare, cioé: 'strafogati come meglio puoi'
Ma lei no! Lei mangiava con un uccellino e io mangiavo per me e per lei.

Insegnami Ad AmareDove le storie prendono vita. Scoprilo ora