Sfuriata

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Si poteva rispondere di no ad una domanda del genere? Quant'era che ci frequentavamo, una paio di settimane? Si, ok, mancava un mese più o meno al giorno del ringraziamento peró... dovevo pensarci.
"Ci penseró" gli sorrisi cercando di non sembrare nel panico più totale.
"Va bene Piccola"

La neve continuava a cadere fitta e delicata mentre noi procedevamo lungo la strada completamente sgombra di macchine.
"Andiamo alla baita a prendere una cioccolata calda con la panna?" Proposi io. Adoravo la cioccolata con la panna, mi dava l'idea dell'inverno, degli abbracci. Si, ecco, la cioccolata calda con la panna era un morbido abbraccio. Mi sentivo un pò bambina in quel momento e volevo il mio caldo abbraccio.
"A me non piace la cioccolata calda" disse facendomi completamente cadere dalle nuvole smontando i miei sogni di panna.
Ma come poteva vivere senza cioccolata calda.
"Cosa?" Chiesi guardandolo malissimo.
"Dai non guardarmi così! Ti ci porto a prendere la cioccolata, io prenderò un the"
Un the? O mio dio, un the all'inglese, che tristezza.
"Sei triste!" Dissi sbragandomi sul sedile.
"Solo per un the?" Chiese divertito.
"Tu non hai idea di cosa ti perdi!" Dissi sconcertata.
"Non mi é mai piaciuta la cioccolata" affermò.
"Come puoi vivere?" Chiesi.
"Come sei tragica!" Rise.
"Non sono tragica! É questione di vita o di morte questa"
"Vedi che sei tragica?!" Prese la mia mano e se la portò alle labbra dandole un casto bacio.
Mi scolsi un pó ma non potevo passare sopra alla cioccolata!
Ridemmo e scherzammo per tutto il percorso fino alla baita per poi trovare un posto a sedere vicino alla finestra.
"Odio questo freddo" rabbrividí Sam entrando.
"Ti odio sempre di piú sappilo" gli sorrisi.
"Cosa ho fatto ora?" Chiese fingendosi disperato.
"Non ti piace la cioccolata, odi questo freddo, non ti piace sciare" dissi numetandole con le dita per enfatizxare di più la scena.
"Come sei polemica! Nessuno é perfetto"
"No, giusto"
mi trovavo bene con lui, cioccolata a parte, era un bravo ragazzo, gentile ed educato, cosa volevo di più dalla vita. Alla mamma sarebbe piaciuto.
La cameriera portó la mia magnifica cioccolata e il suo insulso the e nonostante fosse molto carina e prosperosa lui non la degnó di uno sguardo. Dolce. Bevvi un sorso e sentii ridere Samuel davanti a me.
" cos'hai da ridere?" Chiesi irritata. Perché rideva di me?.
"Sei buffa" disse continuando a ridere
"Cosa ho fatto" sbuffai.
"Stai ferma" disse prendendo il tovagliolo e pulendomi dalla cioccolata che probabilmente era rimasta sulla mia bocca. Perfetto.
"Comunque" dissi scansandomi leggermente.
"Sabato avrai la tua prima lezione di snow quindi preparati." Sorrisi.
"Uh bene e chi sarà ad insegnarmi" chiese divertito.
"Avrai la maestra più brava che ci sia in circolazione" dissi adulandomi.
"La tua amica Eleonor mi insegnerà?"
"Ehi così mi offendi" esclamai tirandogli il tovagliolo appallottolato che avevo accanto.
"Dai scherzo, scherzo piccola" disse prendendomi la mano.
"Diventeró bravissimo solo grazie a te"
"Ambe" sorrisi. Non avevo detto ai ragazzi che c'era anche lui ma sicuramente non avrebbero obbiettato. Probabilmente Harry si ma non mi importava.

Ci dirigemmo verso il convitto chiacchierando del più e del meno.
La radio passava un pezzo di Ed Sheeran e lui si mise a cantare a squarciagola. Cantava male quasi quanto Eleonor e questo mi faceva ridere.
"Canta con me Chrissy" disse sovrastando la musica a palla.
"Oh no grazie" risi.
"Dai dai" mi esortò.
"No! Io non canto" dissi decisa.
Mi infastidiva la sua insistenza, io non cantavo e basta.
Mi chiusi in me stessa guardando fuori dal finestrino.

"Dovrà operarsi" aveva detto il dottore con una totale aria di indifferenza che avrei voluto spaccargli sul naso quella cartellina che teneva tra le mani. Ma il mondo mi era crollato addosso in quel preciso istante, tutti i progetti per il mio futuro erano andati in fumo. Ma ciò che mi faceva più male era aver perso il supporto che solo per questo i miei genitori mi avevano dato.

"Siamo arrivati" sorrise Samuel aprendomi lo sportello dell'auto e facendomi tornare alla realtà.
Sorrisi e scesi gettandogli le braccia al collo per baciarlo dolcemente. Avevo bisogno di distrarmi dai quei pensieri del passato ma ora sarei dovuta tornare in stanza, da sola ed era inevitabile pensare.

Aprii la stanza ed Eleonor era distesa sul letto con una valanga di libri che quasi la sommergevano.
"Finalmente sei arrivata!" Disse dispterata.
"Cos'é succeso?" Chiesi. Lei che studiava? Mai vista una cosa del genere!
"Chi sei tu? Cosa ne hai fatto della mia Elonor Slim!" Risi.
"Spiritosa. La prossima settimana ho il test di diritto e io ancora non avevo aperto libro!" Si era distesa sul letto moribonda con ovviamente voglia zero di studiare.
"Dai ti faccio compagnia, anche io devo studiare" dissi posando la borsa sul letto e andando a prendere tutti i libri che mi servivano.
Anche io avrei avuto un test la settimana successima ma al contrario suo io avevo già studiato e dovevo solo ripassare. Benedetta la mia capacità di organizzarmi.
"Christine Bane quando finiranno le vacanze d'autunno tu mi farai un bel programma di cosa e come devo studiare" disse. Sicuramente non avrebbe accettato replice.
"Va bene ma devi promettermi che ti impegnerai."
"Promesso, promesso, giuro!" disse entusiasta riaddrizzandosi a sedere.
"Ecco brava ora studia!" Dissi autoritaria chinandomi sui miei libri.
"A proposito El" dissi timidamente
"Cosa é successo Bane non farmi preoccupare!" Disse guardandomi dritto negli occhi. Sapeva che quando facevo così c'era qualcosa che non andava, in realtà non c'era niente che non andava peró ero in crisi.
"Niente di preoccupante" la rassicurai.
"Solo che" continuai
"Samuel mi ha chiesto di passare il ringraziamento a casa sua e io non so che rispondergli!" Dissi tutto d'un fiato.
"Cosa?" Il suo viso era completamento sconvolto, neanche avessi detto che sarei andata su Marte.
"Non so che rispondere, ci frequentiamo da poco e non vorrei far sembrare la cosa più seria di quello che é" dissi guardandomi intorno, era così frustrante.

Eleonor non fece in tempo a rispondere che bussarono alla porta e io mi alzai per andare ad aprire.
"Aspettavi Louis?" Chiesi alla mia amica aprendo.
Un irritato e sempre perfetto Harry entró dalla porta come un uragano. Ormai ci aveva preso l'abitudine a fare quelle entrate.
"Harry cosa c'é?" Chiesi irritata da quell'intrusione non autorizzata e soprattutto non desiderata.
"Come cosa c'é!? Tu devi dire di no!" Era visibilemente furioso, stringeva i pugni tanto che nocche erano diventate bianche ma non capivo a cosa si riferiva.
"Punto uno, non so a cosa ti riferisci" dissi irritata contando con la mano.
"E punto due, nessuno ti da il permesso di entrare nella mia stanza senza permesso e di venirmi a dire cosa devo o non devo fare" ero davvero furiosa, ma chi si credeva di essere, non era nessuno per me eppure si permetteva di presentarsi da me e dirmi cosa dovevo fare, ma che scherziamo?!
"Mi riferisco alla proposta che ti ha fatto Samuel!" Disse calmandosi leggermente.
"E perché dovrei dire di no sentiamo sono proprio curiosa!?" Dissi incrociando le braccia al petto.
"Perché no punto! non ti basta come risposta?" Stava di nuovo urlando. Dio quanto mi dava sui nervi.
"No! No che non mi basta, vieni qui e urli, dici che non devo accettare la proposta di Samuel e non mi dici il perchè e poi pretendi che a me tutto questo vada bene!" Giravo intorno alla stanza così furiosamente che avrei potuto creare un solco.
"Sei mia amica?" Chiese senza un nesso logico nel discorso che stavamo facendo.
"Si, certo, ma cosa c'entra questo"
"Allora fidati di me"
"Io mi fido di te, ma se non mi dai delle motivazioni valide allora non prendo neanche in considerazione ciò che mi dici"
"Bene"

Uscì dalla stanza sbattendo la porta.
Furiosa mi diressi alla mia borsa e iniziai a frugare.
Chi si credeva di essere quell'idiota. Presuntuoso. Schizzato. Folle e odioso che non era altro.
Trovai il cellulare.
La mia migliore amica mi chiamava ma io ero cosí furiosa che non volevo prestare ascolto a nessuno.
Rubica.
Numero.
chiamata inoltrata.
"Pronto" rispose la voce dall'altra parte del telefono.
"Ehi Sam, sono io"
...




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