Pugni

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"Ehi Sam, sono io" dissi sorridendo al telefono nervosa.
"Ciao Chrissy! Come mai questa chiamata?" Chiese. Sicuramente stava sorridendo, sorrideva sempre.
"Ti disturbo?" Perché mi sentivo così in ansia, avevo preso una decisione no?! Dovevo portarla avanti fino alla fine.
"No, certo che no!"
"Bene, tanto dovevo solo dirti una cosa" sorrisi nervosa.
"Dimmi"
"Vengo" dissi, ma non ottenni risposta.
"Per il ringraziamento, vengo" dissi cercando di fargli capire meglio.
"Oddio Chris é fantastico!" Sembrava entusiasta, no, lo era.
"Bene" dissi nervosamente. Volevo chiudere la conversazione il prima possibile.
"Ora devo andare ci sentiamo" dissi sbrigativa.
"Oh va bene ci sentiamo Piccola" riattaccai buttando il cellulare sul letto e tirando un pugno al cuscino.
"Tu mi fai paura lo sai vero?" Disse Eleonor guardandomi sconcertata.
Ero nervosa, anzi, nervosissima, volevo ucciderlo, picchiarlo tanto da levargli quel sorrisetto dalle labbra e renderlo irriconoscibile.
"C'é una palestra qui vero?" Chiesi ad El iniziando a prendere delle cose per cambiarmi e per farmi la doccia infilandole dentro uno zaino vuoto che avevo trovato nell'armadio.
"Si, ma non so se c'é bisogno dell'iscrizione" disse titubante.
"Mi faranno entrare" dissi tra i denti.
"Bane devo chiamare un ambulanza?" Chiese seria.
"Non ancora ma tieni pronto il telefono" dissi sbattendo la porta.

Mi dispiaceva trattare in quel modo la mia migliore amica ma lei mi capiva e non se la prendeva, anzi avevo anche il sospetto che si divertisse a vedermi irritata in quel modo.
Quando ero nervosa o agitata non c'era niente che mi aiutava di più di perdermi con la musica nelle orecchie mentre prendevo a pugni e calci un enorme sacco da boxe.
Avevo iniziato circa un anno prima, quando ho avuto i risultati delle analisi. Tutto il mio mondo era caduto a picco e dovevo trovare rapidamente un modo per sfogarmi o avrei ucciso l'intero mondo.

Flashback.

" Il gatto ti ha mangiato la lingua piccola Bane?" Nathan non la smetteva più di prendermi in giro. La voce era girata troppo in fretta e ormai tutti sapevano ciò che volevo restasse un segreto.
"Lascialo perdere Chris" mi aveva detto Eleonor trascinandomi via.
"Si, brava, brava, per fortuna non sentiremo piú la tua voce irritante" continuó il ragazzo alle mie spalle.
Il cervello mi si annebbió completamente. Mi voltai di scatto verso di lui e mi avvicinai a passo svelto. Lo colpi sul viso con un pugno. Non avrei mai pensato di fare una cosa del genere, non ero una persona violenta, ma continuavo a colpirlo con violenza. Era caduto a terra e io era cavalcioni sopra di lui, sentivo il sangue colarmi lungo le dita ma il cervello era totalmente disconnesso.
"Christine" urlava Eleonor.
Una piccola folla si era riunita intorno a me a guardare ció che stava succedendo ma non importava, il mio viso era leggermente contorto in una smorfia di rabbia che avrebbe fatto paura amche a me.
Iniziai ad urlare perché Eleonor mi aveva presa e mi stava trascinando via.
"Chris sei impazzita?" Dobbiamo andare!" Gridava trascinandomi lontano dall'accaduto e dagli occhi dei curiosi.
Prendemmo l'auto che si era fermato poco più avanti e ci fermammo ad un parco.
"Chris cosa é successo? Sei impazzita? Era Nathan! Lo sai com'é fatto!" Stava praticamente urlando ma io non riuscivo a parlare, ero consapevole di ciò che avevo fatto ma in quel momento non ero coscente di me stessa. Le mie mani erano sporche di sangue e non riuscivo a non fissarle spavetntata.
"Cosa ho fatto" sussurrai.
"Oh Chris" disse la mia migliore amica abbracciandomi.
"Ora andiamo a lavarci queste mani" disse tirandomi su.

Nathan non si era fanno niente di grave, si era solo rotto il naso e io mi ero ormai tranquillizzata.
Ma il peggio doveva ancora arrivare, ora dovevo tornare a casa.
Entrai cercando di fare piú silenziosamente possibile e salii le scale verso la mia stanza ma mia madre mi aveva sentito.
"Non tanto di fretta signorina" aveva detto da in fondo alle scale.
Mi voltai e tornai indietro superandola in silenzio e andandomi a sedere sul divano di fronte al papá che era giá li. Sicuramente sarebbe stato in silenzio, avrebbe lasciato parlare la mamma e avrebbe annuito ogni volta che lo avrebbe ritenuto necessario.
"Cosa ti é passato per quel cervello bacato che hai?" Mia madre stava camminando avanti e dietro per la stanza con il fumo che le usciva dal naso. Sempre gentile.
"Questa é solo colpa tua!" Urlai sfogandomi.
"Sei tu hai fatto spargere la voce! Io non volevo si venisse a sapere!" Urlai ancora.
"É venuta qui la madre di quel povero ragazzo!" Continuò a strillando come se non avessi praticamente parlato.
"Lo abbiamo pagato per il danno che gli hai fatto!"
Papà annuiva serio. Non diceva mai la sua, la mamma aveva il comando.
" come se i soldi vi mancassero" sussurrai sprezzante.
"Signorina devi portare un pò piu di rispetto! Adesso fila in camera tua e ti preibisco di vedere qualsiasi persona, sempre che le persone vogliano ancora stare con te." urlò mentre io gia me ne stavo correndo in stanza.
Chiusi la porta della stanza sbattendo e buttai un cambio nello zaino quando la porta si aprì lentamente.
"Niña Chris" sussurrò Middi entrando nella stanza cauta.
Middi era la nostra domestica/tata/tuttofare. In realtà si chiamava Meredit ma quando ero piccola per me il suo nome era troppo complicato e storpiavo il suo nome in Middi e così era rimasto. Era di origine ispaniche, per questo quando si arrabbiava parlava quella lingua incomprensibile facendomo però ridere.
"Middi vattene per favore" sbuffai.
Lei era sempre buona con me, mi aveva sempre trattata come una figlia e con lei mi sentivo davvero amata, era lei che mi stava accanto quando stavo male ed era la prima a sapere quando ero felice, per questo doveva andarsene, non volevo trattarla male ma lei non sembrava volsse ascoltare le mie obbiezioni così entrò e si sedette sul mio letto.
"Niña, vuoi dire alla tua Middi cosa é successo?" Il suo sorriso era così sincero che non poteva far altro che scaldarti il cuore.
"Middi giuro che quando torno ti racconto" dissi dandole un rapido bacio sulla guancia e uscendo di corsa da casa. Mamma non mi avrebbe mai rincorsa fuori, i vicini parlano.

Odore di sudore e deodorante per ambiente impestavano il piccolo ambiente ma non mi importava, ero li per sfogarmi e di certo non sarebbe stato quell'odoraccio a farmi andare via e così rischiare di uccidere qualcuno.
Infilai le cuffi e i guantoni da boxe e iniziai a colpire con calci e pugni quel sacco giante che era proprio di fronte a me.
Destro, sinistro, montante, calcio. Continuavo a colpirlo saltellando fin quando una mano si poggió sulla mia spalla. Mi voltai d'istinto colpendo lo sconosciuto con un bel destro in piena faccia.
"Dio cosa ti ho fatto ora?"
Harry era proprio dietro di me che si massaggiava la guancia. Era tutta colpa sua se ora ero qui e quindi non poteva proprio parlare, anzi a dirla tutta se lo meritava proprio. Mi voltai ignorandolo e continuai a colpire il sacco. Il sudore mi imperlava la fronte e la maglietta era completamente zuppa.
Sollevai leggermente lo sguardo e lui era li, davanti a me che mi fissava, perto nudo e una tuta a vita bassa. Era proprio un esibizionista.
Tolsi le cuffie dalle orecchie per posarle intorno al collo.
"Si può sapere cosa vuoi?" Chiesi irritata. Odiavo essere fissata, e soprattutto se era lui a farlo.
"Niente" disse continuandomi a fissare.
"Allora ti potresti levare dalle palle?" Chiesi con tutta la gentilezza possibile.
"E se ti dicessi di no?" Chiese.
"Comunque questo é un posto pubblico, io posso benissimo stare qui" disse sorridendo evidentemente soddisfatto di se stesso.
"Bene" dissi rinfilandomi le cuffie nelle orecchie e riprendendo il mio sfogo. Ogni volta che alzavo lo sguardo lui era li che mi guardava sorridente e io avrei voluto solo prenderlo a pugni.
"Senti, dimmi che vuoi e basta" dissi spazientita.
"Allenati con me" disse serio.
"Allenarmi? Con te? Spero scherzi! Potrei ucciderti in questo momento"
"Correrò il rischio" sorrire voltandosi e infilandosi in una piccola stanzetta.
"Dai su muovi quel fantastico culo scolpito dagli angeli e vieni qui" disse sbucando fuori con la testa.
adai irritata da lui e mi misi in guardia.
"Combattimento o allenamento?" Chiesi.
"Io non combatto contro le ragazze" disse fiero di se stesso.
"C'é sempre una prima volta" affermai
" vai a prenderti i guantoni"
"Ai suoi ordini signorina" sorrise.
Perché sorrideva sempre, avrei voluto strapparglielo dalla faccia.

Si posizionó in guardia davanti a me il suo torso nudo era una distrazione ma cerrcai di restare il più possibile concentrata.
Attaccai per prima ma paró i miei colpi, parai un suo detro e lui ricevette un mio calcio sulla coscia. Ci scambiammo un altro paio di colpi quando mi ritrovai il suo destro a pochi millimetri dalla mia faccia.
"Per fortuna ho un bell'autocontrollo, non vorremmo rovinare il tuo bel faccino" disse ritirandosi.
"Più concentrata Pulcino, se vuoi mi rimetto la maglietta"
Che presuntuoso arrigante. In tutta risposta mi misi in guardia.
Serie di colpi da parte sua parati decisamente bene. Gli entrai poi con un calcio e un diretto si fermó a pochi centimentri dal suo viso.
"Per fortuna ho un bell'autocontrollo, non vorremmo rovinare quel bel faccino" dissi canzonandolo.
Mi afferró la mano prima che potessi ritirarlo e mi strattonó a se.
"Il suo é davvero un bel faccino" sussurró al mio orecchio.
"Un bel faccino con un belcaratterino direi" aggiunse sempre sussurrando al mio orecchio, cosa che mi fece venire i brividi ma lui si spostó di un passo.
"E anche con un bel culo" disse dandomi una pacca sul sedere e allontanandosi come niente fosse lasciandomi imbambolata e incredula...

Insegnami Ad AmareDove le storie prendono vita. Scoprilo ora