Chapter 13

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Paulo's POV
Era passata una settimana ormai da quando Leah era andata via e io provavo a chiamarla e a richiamarla, ma niente: non rispondeva.
Quella mattina mi alzai dal letto e la prima cosa che feci fu guardare il mio cellulare, per vedere se c'erano notizie da Leah, ma niente.
Andai a vestirmi per l'allenamento e pensavo sempre a lei. Le sarà successo qualcosa?
Sarà arrabbiata con me?
Non è possibile che non si fa sentire da una settimana. Non è da lei.
Uscii di casa e andai a prendere la macchina, poi mi accorsi che avevo dimenticato le chiavi in salotto, così, tornai indietro.
Quando tornai fuori vidi, al di fuori del cancello, una signora; mi avvicinai.

«Buon giorno.» Dissi. «Ha bisogno di qualcosa?»

«Si, sono la postina. Scusi se la disturbo...è lei il signor Dybala? Lo sto cercando e mi dicono che abita qui da queste parti.»

«Si, sono io. Mi dica.»

«Devo lasciarle questa lettera.»

Mi porse la lettera attraverso le sbarre del cancello e io la presi.

«Grazie.» Dissi.

«Si figuri. Arrivederci.»

«Arrivederci.»

Girai la lettera e capii subito che era da parte di Leah.
La aprii subito.
La lettera diceva:
"Sono già stata qui prima, mi sona sempre fermata.
Ho passato tutta la vita a correre e sono sempre scappata, ma con te sto provando qualcosa che mi fa venire voglia di restare. Sono pronta per questo, ma sento come se ci fosse una tempesta in arrivo. Se io rischio tutto potresti far evitare la mia caduta?Come vivo? Come respiro? Quando non sei qui con me mi manca il fiato.Voglio sentire l'amore, correre attraverso il mio sangue. Dimmi, è qui dove ho rischiato tutto? Per TE devo rischiare tutto. Un milione di schegge di vetro mi perseguitano dal mio passato, mentre le stelle cominciano ad ammassarsi e la luce inizia a svanire, quando ogni speranza inizia ad andare in mille pezzi....So che non avrò paura, perché ci sei tu."
Che voleva dire tutto questo? Non riuscivo a capirne il senso. Le parole erano bellissime, ma perché mi aveva scritto questo? Sarà una specie di addio? Presi la lettera e la misi in tasca. Andai alla macchina e misi in moto.

[...]

Arrivai a Vinovo e appena vidi il mister corsi verso di lui.

«Ah signorino Dybala! Ti sembra l'orario di arrivare questo?» Mi urlò il mister, ma io lo ignorai.

«Leah non si fa più sentire. Tu sai qualcosa?»

«No, ho sentito solo sua madre due giorni fa. Perché mi dici questo?»

Gli mostrai la lettera e lui la lesse.

«Beh che significa?» Mi chiese.

«Non lo so! Puoi chiamare sua madre e dirle magari se ti fa parlare con lei?»

«Okay, la chiamerò stasera appena ho un po' di tempo. Ora vai ad allenarti e rimani concentrato se no puoi scordartela mia figlia!»

Andai verso gli spogliatoi senza dire più nulla a nessuno. Poi, in campo, sfogai tutta la mia rabbia e la mia frustrazione su quel rettangolo verde e su quel pallone che erano le uniche cose che mi facevano stare bene dopo Leah.

Leah's POV
Stavo tornando a casa da scuola e avevo l'umore a terra. Camminavo per la strada affollata e guardavo l'asfalto.
Chissà se avrà letto la lettera...mi chiedevo.
È l'unica cosa che posso usare adesso per parlare con lui, per avere un contatto anche minimo.
Mia madre mi aveva sequestrato il cellulare, il computer, l'iPad che mi aveva regalato mio padre per Natale...mi aveva sequestrato tutto.
Non riuscivo proprio a capire perché avesse reagito in quel modo.
Alzai lo sguardo e vidi un bar semivuoto, così decisi di pranzare lì; non avevo nessuna voglia di tornare da mia madre in questo periodo.
Entrai.

21 grammi di felicità (#Wattys2017) Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora