Chapter 28

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Gustavo e Paulo tornarono a casa prima del solito e ci portarono alcune cose fresche dal mercato.
Appena mi vide, Paulo, mi baciò a stampo e mi prese in disparte.

«Allora glielo diciamo?» Mi chiese.

«Adesso??» Chiesi io.

«Eh stasera torniamo a Torino. Ora è il momento giusto: ci siamo io, te, lei e Gustavo.»

«Va bene...glielo dici tu o io?» Chiesi sospirando.

«Insieme.»

«Okay...»

Mi prese per mano e mi portò davanti a sua madre.

«Mamma, io e Leah dobbiamo dirti una cosa.»

«Ditemi pure.» Rispose sorridendo.

«Beh...vedi...aspettiamo un bambino.»

Spalancò la bocca e fece un piccolo gridolino di felicità.
Poi, ci saltò addosso, abbracciandoci e baciandoci.

«Congratulazioni!!! Da quanto??»

«4 mesi.» Risposi.

«Oh! Che bello!!! Il mio bambino che mi fa un nipote, o una nipote! Si sa già?»

«No, non ancora. Lo scoprirò nella prossima visita.»

«Oddio non ci credooo!! Che bello bello bello!! Beh allora dobbiamo brindare no? Poi stasera andate via!» Era euforica, anche più di noi.

«Va bene mamma..»

«Forza, andate a sedervi...il pranzo è quasi pronto.» Ci disse Alicia, con tutto l'amore di una mamma e una nonna premurosa.

[...]

Dopo il pranzo e i festeggiamenti vari, io e Paulo, decidemmo di andare a fare un giro per stare un po' da soli.
Erano le 18:00 e tra poco saremmo dovuti partire.
Il sole stava per nascondersi completamente sotto l'imponente monte e la vista era strepitosa: romantica.
Un lieve venticello mi scompigliava i capelli, ma era piacevole dopo una giornata calda.
Paulo mi portò a vedere i campi da calcio dove si allenava da bambino o i parchi dove andava a giocare con i suoi amici d'infanzia.
Stranamente, mi accorsi, che uno dei parchi dove andava lui era frequentato anche da me...
Ci andavo ogni sabato, quando mia madre non lavorava, e giocavamo sempre a raccogliere le margherite e a fare m'ama non m'ama. Che bei ricordi.

«Sai, in questo parco ci venivo anche io.» Dissi.

«Davvero?»

«Si, proprio così. Infatti mi chiedo: perché non ci siamo mai visti?»

«Magari ci siamo incontrati qualche volta, ma non ce lo ricordiamo sicuramente.»

«Probabile. Anche se, ad essere sincera, delle volte, su alcuni ricordi che ho impressi nella mia mente, mi sembra di avere dei buchi...dei vuoti...non lo so...»

All'improvviso mi squillò il cellulare.
Lo presi e, prima di guardare chi fosse, sperai che non era mia madre.

Messaggio da Numero Nascosto:
Ciao Leah, ti ricordi di me? Se si ti conviene di ridarmi ciò che è mio. Ci vediamo stasera al bar dove venivi sempre? So che sei tornata a Laguna Larga.. Che ne dici eh troietta...
Porta anche quel tuo fidanzato, Paulo. Digli di sganciare la grana o se ne pentirà.

Strabuzzai gli occhi.
Ero più che sicura che fosse quel pezzo di merda di Maktub. E adesso che cosa voleva?
Rimisi il cellulare in tasca, facendo finta di nulla, anche se ero visibilmente preoccupata.

«Chi era?» Mi chiese Paulo.

«Oh nessuno...nulla di cui preoccuparsi.» Feci un finto sorriso.

«Non me la bevo. Dimmi la verità.»

Non potevo mentirgli: non proprio a lui.
Gli porsi il cellulare e lui lesse lentamente.

«Chi è questo stronzo?» Chiese incazzato.

«Penso sia Maktub.»

«CHI??»

«Quello che mi ha violentata.»

«Gli faccio vedere io a quello...»

«No, Paulo, no. È pericoloso, non sai contro chi ti stai mettendo. Meglio lasciar perdere, non voglio metterti in mezzo a questa schifezza...non te lo meriti.»

Lo abbracciai.

«Ti ho promesso che finché ci sarò io qua nessuno ti toccherà mai più..»

«Voglio solo tornare a casa.»

«Ci torniamo...stasera.»

[...]

Mariano si offrì di accompagnarci fino all'aereoporto in macchina e così fu.
Mentre eravamo in autostrada ancora si intravedeva il sole, accompagnato da qualche nuvola. Mi appoggiai al finestrino dell'auto cercando di non pensare a quel messaggio, ma mi fu impossibile. Quel pensiero mi tormentava; mi tormentava il fatto che avrebbe potuto fare del male a Paulo o a qualcuno della sua famiglia, perché sapevo benissimo che ne sarebbero stati capaci.
Appena arrivammo in aeroporto prendemmo le valigie dal bagagliaio e salutammo Mariano, che ci promise di tornare presto a trovarci a Torino insieme a tutta la famiglia.
Così, dopo aver controllato tutto, salimmo in aereo e dopo nemmeno 15 minuti eravamo già decollati.
Rimasi per tutto il tragitto in silenzio, ero stanca e non avevo molta voglia di parlare.

«Stai bene amore?» Mi chiese Paulo preoccupato.

«Si, sono solo stanca.»

«Non è per il messaggio?»

«Anche..»

«Stai tranquilla..nessuno ti farà del male.»

Non è per me che sono preoccupata cazzo!! È per te!! Ancora non l'ha capito...

«Lo so...» Dissi con un filo di voce.

«Allora non preoccuparti, riposa se vuoi.»

Presi la mano di Paulo e mi appoggiai sulla sua spalla...
Mi sentivo protetta in quel momento, ma lui? Chi lo avrebbe protetto nel caso fosse successo qualcosa?
Mi addormentai, nonostante i miei pensieri.

21 grammi di felicità (#Wattys2017) Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora