Chapter 34 Second part

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Qualche mese dopo...

«Signorina Allegri lei deve venire per forza a Laguna Larga, abbiamo bisogno della sua testimonianza.»

«Non posso.»

«Non può o non vuole?»

Rimasi in silenzio. Certo che non volevo, l'ultima volta che ci ero tornata senza Paulo per poco non tornavo più.

«Senta, se lei non vuole o non può a noi non interessa. Deve venire. Punto e stop. Se non si presenterà qui, in tribunale, dopo domani alle 11:00 verremo noi a prenderla e mi creda ci saranno delle conseguenze. La saluto.»

Riattaccò.

Avevo una rabbia in corpo che solo Dio sa. Lanciai il telefono che colpì la parete e cadde a terra, rompendosi in mille pezzi.
Mi sedetti sul divano, con la testa fra le mani e le lacrime calde che rigavano il mio volto.
Perché i miei problemi continuano a perseguitarmi ovunque? Quando avrò il mio periodo di pace?
Non so nemmeno cosa gli racconterò alla polizia domani. Non ricordo quasi nulla di quell'uomo, probabilmente racconterò solo di Maktub.

«Cos'è stato quel rumore?» Paulo entrò in camera e appena mi vide così mi si sedette affianco. «Ehi che succede?» Mi chiese passandomi una mano sulla schiena.

«Dopo domani devo presentarmi in tribunale per l'omicidio di mia madre, mi hanno chiamata a testimoniare e a riconoscere l'uomo che vendeva la droga a mia madre qualche anno fa.»

«Andrà bene vedrai...»

«No! Non andrà bene. Non mi ricordo il suo volto, la sua voce, ero troppo piccola. E poi dopo l'incidente ho perso la maggior parte della mia memoria.»

Mi guardò confuso.

«Quale incidente?»

«Non posso dirtelo.»

Mi alzai e andai verso la finestra.

«Non puoi o non vuoi?»

Cazzo. Di nuovo questa domanda.

«Entrambi.»

Si alzò e mi raggiunse alla finestra; mi prese per un braccio e mi fece voltare verso di lui, costringendomi a guardarlo negli occhi...cosa che non riuscivo a fare se dovevo raccontargli qualcosa, non avrei mai potuto mentire a quegli occhi dolci e innocenti.

«Ho avuto problemi più grossi di me e....alcuni non li ricordo nemmeno io.» Dissi.

«Prima la cosa delle cicatrici, ora dell'incidente. Capisco che tu abbia le tue ragioni per le quali non vuoi raccontarmi nulla, ma stiamo insieme, sai che puoi fidarti di me.»

«Lo so, è solo che non sono pronta a rivivere certe cose e non voglio che tu ci soffra.»

«Tu non devi preoccuparti per me, io sono qui apposta per proteggerti; te lo avevo promesso. Vuoi che ti aiuti?»

«No, non puoi. Anzi, tu mi hai già aiutata anche con troppo. Mi hai tolta da quella situazione di merda in cui ero solamente sorridendomi.»

Mi abbracciò.

«Quando sarai pronta raccontami tutto, ti ascolterò e ti prometto che non ti lascerò mai andare anche se tutto quello che mi dirai sarà straziante.»

Lo abbracciai più forte.

[...]

2 giorni dopo...

In tribunale l'aria era molto tesa e tutti erano in silenzio fino all'arrivo del giudice che, appena si sedette sulla sedia, iniziò a farmi le prime domande. Era un uomo sulla sessantina alto, magro e con i capelli grigi e una lunga barba.

«Signorina Allegri venga avanti.» Mi disse serio, quasi mi spaventava.

Andai a sedermi sulla sedia proprio davanti al giudice. Le mie gambe tremavano e a malapena riuscivano a reggermi in piedi.

«Fate entrare l'uomo.» Si rivolse a due agenti che aprirono una porta e fecero entrare un uomo.

Un signore alto, magro, capelli grigi e occhi azzurri.

«Ciao piccolina! Come ti chiami?»

«Le-Leah»

«Come sei bella Leah, da grande sarai una bellissima ragazza..»

Quelle parole riecheggiavano nella mia mente, adesso l'immagine era più chiara: avevo cominciato a ricordare.
Lui è l'uomo che venne la prima volta a casa nostra e si portò a letto mia madre.
Sì, ricordo che mia madre lo aveva chiamato Vazquez.

«Allora lo conosce?» La voce del giudice mi riportò alla realtà.

«Si.» Abbassai lo sguardo. «Il suo cognome è Vazquez. Venne una volta a casa mia e di mia madre, io avevo 4/5 anni. Si portò a letto mia madre, ma non so dirle altro.»

«Capisco. Lui è uno dei sospettati per l'omicidio di tua madre e il capo della gang più pericolosa di Laguna Larga. Spaccio di droga, sesso nei club, prostituzione e omicidi.»

Non dissi nulla, mi limitai ad annuire.

«Insieme a lui, un certo Maktub, che però è riuscito a scappare e quindi non è qui con noi. Le autorità stanno facendo il possibile per prenderlo e arrestarlo.» Diede un colpo di tosse e continuò. «Ovviamente ci sono altri membri del gruppo, ma noi sappiamo che lei conosce solo questi due. Conferma?»

«Si. Confermo.»

«Sappiamo che conosce Maktub perché lavorava nel bar di sua madre. Conferma anche questo?»

«Si.»

«Bene, c'è per caso qualcosa che a noi è sfuggito, ma è di estrema importanza per noi e che può dirci?»

Riflettei un attimo. Forse si riferivano al fatto che mi aveva violentata; magari sapevano già tutto e questo era solo un trucchetto per vedere se dicevo tutta la verità. Devo parlare. Presi fiato.

«Si. Non so se è di estrema importanza per voi, ma lui, qualche tempo fa, quando lavoravo per sua madre, mi aveva rapita e mi aveva portata in una casa. Non so dirle dove perché ero bendata è spaventata, ma posso dirle che mi aveva stuprata.»

Il giudice rimase stupito; allora non lo sapeva.

«Beh grazie della sua confessione. Ho bisogno di riflettere. Mi ritiro per deliberare.»

Sbattè il martelletto e tutti si alzarono e si affrettarono all'uscita.

Io raggiunsi Paulo, che era in fondo alla sala, con le mani in tasca del mio giubbotto.
Appena mi vide mi baciò.

«Com'è andata?» Mi chiese.

«Tutto okay.»

«Vieni andiamo a mangiare qualcosa.»

Così andammo al bar appena lì fuori e aspettammo ore ed ore prima che il giudice ci richiamasse per sapere quando sarebbe stata la prossima udienza.
Ci disse che si sarebbe svolta una settimana dopo.

Decidemmo di tornare a Torino, perché Paulo aveva gli allenamenti e non poteva saltarli.
Io ero sempre più distrutta; stavo ancora male per la perdita del bambino, mi ci mancava solo la perdita di mia madre. Non so se ce l'avrei fatta...

Spazio autrice
Scusate davvero tanto se ieri sera non ho aggiornato, ma stavo guardando Juve-Roma. Spero che il capitolo vi piaccia. Grazie a tutti per i like!! A presto.

21 grammi di felicità (#Wattys2017) Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora