Chapter 22

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Perché sei un cielo
Perché sei un cielo pieno di stelle
Ti darò il mio cuore         
Perché sei un cielo
Perché sei un cielo pieno di stelle
E perché mi illumini la via   
Non mi interessa
Vai avanti e fammi a pezzi
Non mi interessa se lo fai
Perché in un cielo
Perché in un cielo pieno di stelle
Penso di averti visto
Perché sei un cielo
Perché sei un cielo pieno di stelle
Voglio morire tra le tue braccia
Perché diventi più luminoso
Più diventa buio    
Ti darò il mio cuore         
E non mi interessa
Vai avanti e fammi a pezzi
Non mi interessa se lo fai
Perché in un cielo
Perché in un cielo pieno di stelle
Penso di averti visto
Perché sei un cielo
Sei un cielo pieno di stelle
Una visione così celestiale
Tu sei una visione così celestiale

I tre giorni, purtroppo, passarono in fretta ed eravamo di nuovo in quello stupido studio ad aspettare i risultati. Era il primo giorno di maggio e fuori faceva molto caldo, nonostante che i giorni precedenti pioveva quasi sempre. Io, appoggiata alla finestra della clinica, guardavo gli usignoli cantare sull'albero che stava davanti a quel brutto edificio: cantavano e svolazzavano. In quel momento avrei voluto essere uno di loro per volare via da tutti questi problemi, insieme a Paulo ovviamente.

«Stai bene?» Mi chiese Paulo preoccupato.

«Si amore, tranquillo.»

«Non hai detto una parola stamattina.»

«Sono solo preoccupata del risultato.»

Il dottore uscì dal suo studio e ci invitò ad entrare.

«Sedetevi.» Disse. «Ho i risultati..»

«Bene, quindi??» Chiesi impaziente, anche se da una parte avrei preferito non saperlo.

«Quindi il bambino non è del signor Dybala.»

In quel momento mi cadde pure la mascella per terra. Se avessi potuto mi sarei messa a urlare.

«Oddio no!!!» Dissi.

«Da adesso non è più una mia responsabilità signorina...decida lei...dovrà andare in ospedale in ogni caso. Quindi non se la prenda con me.» Disse il dottore, uscendo dallo studio.

Paulo si voltò verso di me e mi prese per il mento, voltando il mio volto verso di lui.

«Ehi, guardami..»

Lo guardai in quegli occhi favolosi, in cui mi ci perdevo. Una meraviglia del genere si meritava di meglio.

«Non ti devi preoccupare. Risolveremo tutto, ok? Sappi che se decideremo di tenerlo per me sarà come se fosse mio figlio.»

«Paulo io non posso tenerlo. Non me la sento ti giuro. Sono troppo giovane e poi non è tuo figlio. Mi dispiace, ma probabilmente so già cosa farò.» Dissi piangendo.

«Mi dispiace molto.» Mi abbracciò.

Piansi sulla sua spalla.

«Tu non devi dispiacerti di nulla, non è colpa tua. Sono io che ti chiedo scusa e ti dico che mi dispiace per tutto quello che ho combinato. Se solo io non fossi...» Trattenni un singhiozzo.

«Non è colpa tua.»

Prese il mio viso tra le sue mani e mi asciugò le lacrime.

«Non piangere più...non mi piace vederti così. Sappi che io ti amo e ti amerò per sempre, sei l'unica donna che mi fa sentire emozioni vere e che non pensa sempre e solo ai miei soldi e alla mia fama. Ti amo più di ogni altra cosa al mondo e voglio che tu lo sappia. Supereremo anche questa.» Mi sussurrò.

Lo baciai.

[...]

Dopo qualche giorno decisi di andare con Paulo ad una festa dedicata a Jessica e Paul; festeggiavano il loro fidanzamento ufficiale.
Ci invitarono in un locale piccolo, ma carino e sembrava anche molto costoso.
Appena arrivammo ci accolsero calorosamente, come sempre.
Andavamo molto d'accordo tra noi e quando avevamo un po' di tempo libero uscivamo spesso insieme.

«Weeee ragazzi.» Ci salutò Paul.

«Ciao Pogboom.» Rise Paulo.

Dopo poco arrivò anche Jessica a salutarci.

«Ciao!» Disse sorridendo.

«Ehi.» Dissi.

«Come va voi due?» Chiese.

«Bene, bene. Apparte un piccolo problemino tutto apposto.» Rispose Paulo.

«Sono contenta. Allora io torno ad accogliere gli invitati, ci vediamo dopo.» Ci salutò e sparì dietro alla folla di gente.

[...]

Paulo e Paul avevano bevuto un po' troppo e ora erano sul tavolino a ballare il "Dab". Erano pazzi quei due; ridevo tra me e me.

«Perché ridi?» Mi chiese Jessica.

«Guardali.»

Si girò a guardarli e rise anche lei.

«Sono fuori di testa te lo dico io.» Disse.

«Vero vero.» Risi.

«Allora qual è il piccolo problema che avete tu e Paulo? Se posso saperlo..» Mi chiese.

«Sono incinta, ma il bambino non è di Paulo.»

«Ohhh come??» Chiese portandosi una mano davanti alla bocca.

«Quel ragazzo, quando ero in Argentina, mi ha violentata e mi ha messa incinta.»

«Mi dispiace cara.» Disse.

«Anche a me.»

«Vabbè non pensiamoci.»

«È meglio.» Dissi.

Mi prese la pazzia e andai sul tavolo a ballare insieme a loro. Infondo adesso ero felice con lui e non mi importava se avevamo quel "piccolo problema", tutto quello che ci circondava non aveva molta importanza; Non quando eravamo insieme.
In quel momento pensavo solo a divertirmi e a nient altro, per una sera cacciai via tutti i miei problemi.

[...]

Spazio autrice
Buona sera bella gente!!!
Allora grazie mille ancora per tutto (like ecc) e volevo dirvi che oggi mi è arrivata una bella notizia che volevo sempre condividere con voi. Il 10 andrò a vedere Paulo giocare a Genova. Sono contentissima, spero di avere un suo abbraccio (anche se sarà impossibile) vabbè buon proseguimento di serata. Se vi piace lasciate un like e magari un commento.
Besos

21 grammi di felicità (#Wattys2017) Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora