Chapter 21(❤️)

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[Bene sei entrato nel cuore però ci vuoi abitare, mi chiedi il permesso ed io non so che dire. Premetto che, prima alla parola amore, tremavo. Ora, che vivo la storia più bella del mondo, che sento nell'aria il bene più profondo, avvolte ho paura che crolli tutto quanto.
Non è razionale, non lo puoi spiegare, tremano le gambe mentre ride il cuore, chiudi la finestra che c'è troppo sole anche quando piove.
Meraviglioso amore mio, meraviglioso come un quadro che ha dipinto dio con dentro il nostro nome. Meraviglioso amore mio bisogna averne cura. Stringiti forte su di me, così non ho paura mai.]

Eravamo nella sala d'aspetto della clinica ed io ero visibilmente agitata. Avevo molta paura dei risultati. Cosa avrei fatto se il bambino non fosse stato di Paulo? Io avrei voluto abortire, ma non è una scelta così facile come sembra.
Il dottore uscì dallo studio e guardò la sala, quasi vuota.

«Signorina Allegri. Tocca a lei.» Disse.

«Okay..» Risposi tirando un sospiro.

Entrammo e il dottore, appena si sedette, guardò Paulo dalla testa ai piedi.

«Tu sei...? Sei tu?? Paulo Dybala?» Disse incredulo.

«Si sono io.» Rispose Paulo sorridendo.

«Che piacere signor Dybala! Mio figlio è un suo grandissimo tifoso. Lo ammira moltissimo.» Il dottore strinse la mano a Paulo.

«Grazie mille.» Rispose Paulo visibilmente imbarazzato.

«Signorina non mi aveva detto nulla.» Si rivolse a me ridendo.

Io annuii.

«Comunque, passiamo alle cose importanti, ho preparato le cose per il test e potete scegliere tra 2 possibilità di prelievi. Il tampone di saliva o il prelievo normale del sangue. Cosa scegliete?» Chiese il dottore.

Guardai Paulo; lui sapeva benissimo che gli aghi mi terrorizzavano.

«Facciamo il tampone.» Rispose Paulo.

«Okay..perfetto.» Continuò il dottore. «Sedetevi pure là.»

[...]

«Tornate qui tra 3 giorni...avrete la risposta.» Disse il dottore.

[...]

«Però come crêpes non è male dai.» Dissi mordendo un'altra parte della crêpes che stava mangiando Paulo.

«Okay, però se continui me la finisci.» Rise.

«Scusa amore...ma sai che io devo nutrirmi per due.» Dissi toccandomi la pancia.

Tornò serio.

«Che faremmo dopo?» Mi chiese.

«Cosa intendi per dopo?»

«Dopo che scopriremo se il bambino è mio o suo...»

«Non lo so.»

Passeggiavamo per le vie più tranquille di Torino. Incrociai la mia mano con la sua.

«Lo terrai in ogni caso o hai dei dubbi?»

«Ho dei dubbi. Ti ho detto come la penso. So che lui non c'entra nulla, ma se fosse suo figlio e non tuo vorrebbe dire che è nato da un gesto orribile e non so se riuscirei a guardarlo e a dimenticare quello che è successo.» Dissi triste.

«Spero sia il mio.»

«Lo spero anche io Paulino.» Dissi baciandolo sulla guancia.

Continuava a mangiare la sua crêpes: sembrava un bambino dolce con quel facciano sporco di Nutella..
Lo guardavo e mi accorsi che era felice.

«Perché mi guardi?» Rise.

«Sei sporco di Nutella qui..» Risi e gli indicai la macchia che aveva sotto il labbro.

Fece per pulirsi con il fazzoletto, ma io lo fermai.
Gli diedi un bacio e gli leccai via la Nutella.

«Sei la mia coniglietta golosa.» Ridacchiò.

«E tu sei il mio bimbo mangione con gli occhi teneri.» Sorrisi beffarda.

«Scema...»

Mi baciò.

[...]

23:30
Io e Paulo stavamo comodamente sul letto a parlare e a farci il solletico.
Stavo male dentro, ma lui riusciva sempre e comunque a farmi sorridere anche solo quando io vedevo sorridere lui.
Entrambi eravamo in mutande e avevamo indosso solo una maglietta a maniche corte.
Mentre giocavamo, però, Paulo notò le mie cicatrici sul braccio: io lo tolsi subito.

«Che sono quelle cicatrici? Quello là ti ha fatto anche altro?» Mi chiese.

«No..lui non c'entra.»

«Allora cosa sono?»

Rimasi zitta.

«Rispondi per favore!» Disse disperato. «Tra noi non devono esserci segreti...sai che puoi fidarti di me.»

«Lo so, ma preferisco non dirtelo adesso. È acqua passata comunque, non preoccuparti.»

Avrei dovuto dirgli che quello era solamente la causa di un'adolescenza un po' sbagliata, forse un po' troppo. La causa di una stupida che non sapeva come sfogare i suoi problemi e così si autolesionava. Avrei dovuto dirgli anche di tutte quelle volte in cui i miei amici mi chiamavano grassona e brutta ed ero arrivata a crederci veramente. Avrei dovuto dirgli di quella sera, quando lo vidi, e mi fece tornare il sorriso. Avrei dovuto dirgli che era solo per merito suo se non lo facevo più, perché dopo quella meravigliosa nottata che avevamo passato avevo capito che al mondo esistono anche le cose belle e non vale la pena distruggersi per quelle brutte.
Avrei dovuto dirgli tutto quello che avevo passato, ma non me la sentivo. Non adesso. Avevo paura che se glielo avessi detto mi avrebbe abbandonata.

«Quando me lo dirai allora?» Mi chiese.

«Quando sarò pronta.» Risposi. «Però, ti prego, non avercela con me.»

«Non ce l'avrò mai con te, non potrei mai. Mi preoccupo solo.»

«Tranquillo, non devi...è acqua passata te l'ho detto.» Sorrisi e lo baciai.

[...]

Spazio autrice
Bene, sono ancora qui! Ho deciso che la continuerò solo perché voi me lo avete detto!
Spero vi piaccia.
Volevo ringraziare tantissimo quelli che ieri hanno commentato dicendomi che ci sono per me nel caso avessi bisogno di parlare. Grazie davvero moltissimo.
Un beso.

21 grammi di felicità (#Wattys2017) Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora