Chapter 39

4.3K 191 58
                                    

1 anno dopo

L'anno passò abbastanza in fretta per fortuna. Non mi ero fatta molte amicizie in carcere, per questo passavo la maggior parte delle mie giornate ad annoiarmi in cella o in sala ricreativa a guardare quel poco di tv che mi lasciavano guardare.

Tra pochi minuti sarebbe tornato l'investigatore a prendermi: finalmente era arrivato il giorno di uscire. Quell'uomo era un salvavita.

Il mese scorso ho compiuto 25 anni senza nemmeno una telefonata da parte di mio padre, visto che per colpa di una carcerata hanno interrotto tutte le comunicazioni per almeno 5 mesi.

Sentivo dei passi; eccolo era arrivato finalmente.

«Leah!»

«Allora possiamo uscire?» Chiesi impaziente. «Non vedo l'ora di rivedere il sole.»

«Si, sono venuto qua apposta. Però prima devo farti vedere una persona.»

«Oddio mio, ancora? Sono stufa.»

Mi tirò fuori da quella cella, che ormai era diventata troppo piccola per i miei gusti e mi trascinò negli uffici degli agenti che dirigevano questo posto.

«Ecco: ti ho portato dei vestiti puliti. Cambiati in questo stanzino e poi ti porto là.»

Là dove?

«Si signore!» Risi.

Presi gli abiti e notai una camicetta bianca di Armani e un jeans a vita alta della Guess.

«Da quanto non indossavo queste prodezze!» Risi. «Quanto cavolo hai speso?»

«Zitta e vestiti! Dopotutto sei la figlia del mister, no?»

Risi tra me e me.

Mi cambiai velocemente e poi andammo subito dove doveva portarmi.
Entrammo in una specie di tunnel buio e tetro; dava i brividi.

«Adesso, appena la vedrai, ti prego di no urlare.»

Annuii.

Fece scorrere l'ultima sbarra di acciaio e entrammo in una cella ancora più piccola di quella dove stavo io.
C'era una ragazza rannicchiata in un angolo, si vedevano solo i capelli che erano del mio stesso colore.

«Christa.» La chiamò l'investigatore.

Lei rimase nella solita posizione in cui era, pareva non avesse la minima intenzione di muoversi di lì.
Era lei, la gemella di cui mi parlava.

«C'è qui tua sorella.» Continuò.

Lei non diede risposta per i primi 3 minuti, poi parlò.

«Lei non è mia sorella.» La sua voce era cupa, come tutto il resto di questa prigione.

«Alzati Christa. Lei si è fatta 5 anni di galera per colpa tua!»

Si alzò di scatto e andò proprio davanti a lui, mettendogli un dito davanti alla faccia.

«Senti vecchio decrepito se non vuoi che questo dito te lo ficco in culo ti prego di stare zitto.» Poi si girò verso di me. «Non sapevo nulla di lei, non sapevo di avere una gemella, sono venuta a saperlo qualche giorno dopo che avevo commesso l'omicidio.» Concluse.

La guardai; eravamo praticamente identiche, mi sembrava di guardarmi allo specchio.

«I-i-io...nemmeno.» Balbettai.

Dopo avermi scrutata per qualche secondo tornò a sedersi dove era prima.

«Beh mi dispiace se ti ho fatto fare 5 anni di carcere, non era nelle mie intenzioni cara.....?»

21 grammi di felicità (#Wattys2017) Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora