Ripetersi

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Quella era la terza volta che finiva in quei corridoi di quell'ospedale.
Erano passate due settimane esatte dall'incidente e Giò sembrava migliorare.

Certo, lo aveva chiamato emozionato perché era riuscito a muovere le dita dei piedi, proprio qualche giorno prima.
Che di per se è una cosa quasi stupida.
Ma cavolo, era un gran traguardo.

Questa era la sua terza visita, ed era felice di poterlo andare a trovare, non come i primi tempi, in cui le visite dei non familiari non erano ammesse.

Apparte ciò, adesso era di nuovo davanti ai due ascensori al piano terra. Aspettava che una delle due porte dell'aggeggio infernale si aprisse.

Giò gli aveva promesso di presentargli un po' di gente che aveva conosciuto in quell'ospedale.
Tra cui quel biondino, perché insomma, era un po' troppo presente per essere solo un caso.

Entrò in ascensore, seguito da una donna con una bambina in braccio, appisolata sulla sua spalla.
Premettero due pulsanti diversi, la donna si fermava al secondo piano, un viaggio breve.
Arrivato al suo di piano, abbandonò l'ascensore oramai vuoto, avviandosi nel corridoio. Sentì le porte dell'altro ascensore aprirsi, e si voltò.

Non è possibile.

Di nuovo quel biondino? Era una perseguitazione?

Aveva degli skinny jeans ma tutto sembravano tranne che una seconda pelle. Gli andavano quasi larghi, dalle gambe sottili che aveva.
E la felpa nera con una stampa geometrica bianca, era qualche taglia sopra la sua. Gli stava enorme, coprendo buona parte della mano.
Si vedevano solo le dita.

Iniziò a camminare verso di lui, o meglio, nel corridoio. Visto che era un percorso obbligato non era il biondo che andava da Alessio, ma Alessio che si era fermato ad osservare il biondo.

Camminava, tranquillo, a testa bassa. Un cappellino nero copriva i suoi capelli, che ricadevano sulla fronte e sugli occhi, impedendogli di vedere la sua espressione.

Gli passò accanto, senza guardarlo minimamente, ma evitandolo, nonostante fosse un cretino fermo come un palo nel mezzo a corridoio.

Alzò lo sguardo per un attimo e incrociò il suo, con sorpresa di Alessio, che si aspettava di essere ignorato.

In quell'attimo lo vide sorridere.

Forse.

Non ne era sicuro, solo che gli parve di ricevere una tacita richiesta, un modo di comunicare molto silenzioso. Riprese a camminare, insieme a lui, qualche passo indietro.

"Scusami per l'altra volta, quando ci siamo scontrati"

"Fa niente" gli rispose il biondo, con un alzata di spalle.
Sia mai che si sprechi in una conversazione pensò l'altro, rimanendo in silenzio.

"Genn, Ale!" Sentirono la voce di Giò chiamarli, non erano neanche entrati nella camera che già urlava come un bambino.

"Alex mi hai portato niente stavolta?" Chiese Giovanni strofinandosi le mani contento.

"La solita roba di tua nonna"

"Sia santificata quella donna! Shorty abbiamo altre prelibatezze!"

Il ragazzo riccioluto, compagno di stanza, gli rispose dal suo letto, con una risata rumorosa. Alessio non lo aveva notato, anche se era praticamente impossibile non notarlo, con quella cesta di capelli scuri.

Lo vide alzarsi e trascinarsi a fatica con le stampelle verso la sedia vicino al letto di Giò.
Il biondino, che doveva chiamarsi Genn, andò in suo soccorso, fermandosi però a guardarlo, dopo aver sentito le sue parole.

"No Genn, faccio da solo, mi fa solo bene alla forma fisica" e ridacchiarono insieme, contagiando anche Alex.

"Allora Alex, questo teppista qui, Caparezza" ed indicò il riccioluto, che ridacchiava "si chiama Shorty. Anzi no, Davide Sciortino detto Shorty, pe' esse' fiscali" e ridacchiarono, di nuovo.
Una risatina contagiosa, tanto che anche lo lo psicopatico biondo si fece sfuggire un risolino.

Gli stava già simpatico Davide Sciortino detto Shorty.

"Quello psicopatico, pure insonne, si chiama Gennaro"
Alessio sorrise ad entrambi, avvicinandosi al riccio per stringergli la mano, in modo vigoroso.

Quando si voltò verso il biondo psicopatico, questo aveva le mani in tasca, non sembrava intenzionato a muoversi.
Però lo guardava.

E Alessio si perse in quegli occhi chiari, così belli, che in quel momento vibravano come il cielo rischiarato dopo una tempesta.

Tutto solo per un secondo, per quelli che a Alec sembrarono minuti, ma in realtà erano a malapena secondi.

"Sai anche loro sono pazienti dell'ospedale!" Se ne uscì Giò.

Fu in quel momento che gli occhi del biondino tornarono grigi, spenti. Opachi.

Come quel primo giorno in quel corridoio.

Quel biondo era strano, misterioso, e si sa, che i misteri attirano l'attenzione umana da secoli.

E Alessio era terribilmente curioso, quel ragazzo sembrava essere uno dei misteri più complessi che avesse mai incontrato.

Prese coraggio e si avvicinò a lui, sorridendo, stavolta cercando di rassicurarlo.

E lui ricambiò, curvando leggermente le sue labbra piene.

Non sentì la risposta critica di Shorty, ma rise ugualmente, perché quei due avevano una dannatissima risata contagiosa.

Quel gruppetto già gli piaceva.

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Okay ancora non siamo al sodo, ma vi prometto che presto ci arriviamo, lo so, forse quando scrivo sono eccessivamente chiaccherona di robe inutili sh
COMUNQUE grazie di tutti i like che mettete, vi adoro a prescindere

A presto :3

Blindness is not HopelessDove le storie prendono vita. Scoprilo ora