Mattina

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Il cielo si stava schiarendo, le stelle smettevano lentamente di brillare, dissolvendosi nella chiara nebbia del mattino. Le nubi colorate di un rosso freddo macchiavano il cielo azzurro, provocando piacevoli sfumature violacee.

Gli alberi colmi di foglie apparivano come sagome scure, la luce che intrufolandosi tra i rami svegliava quelle piccole creature facendole sbocciare. Così in pochi minuti, quella distesa scura si macchiò di fiori colorati e di cinguettii armoniosi.

Il vento sembrava accarezzargli la pelle per svegliarli da un sonno mai arrivato.

Strinse istintivamente la coperta a se, rabbrividendo. Il ragazzo accanto a lui se ne accorse e dopo aver sistemato meglio il telo, per assicurarsi che fossero ben coperti, lo strinse a se.

Il contatto con il muro freddo del terrazzo lo faceva rabbrividire, ma quel corpo fragile tra le sue braccia, quella schiena non più eccessivamente magra, contro il suo petto lo riscaldava.

Così come quelle coperte di plaid rubate dal contenitore vicino al divano.

Nessuno dei due parlava, godendosi quel momento di pace, riposando l'uno nelle braccia dell'altro.

Vicino a loro giacevano abbandonate due bottiglie di birra e il sacchetto dei biscotti amati da Gennaro.

Qualche ora prima erano tornati dall'aeroporto dove avevano osservato tramite i vetri limpidi della sala, l'aereo di Davide correre su quella pista, per staccarsi dal suolo e nascondersi tra le nuvole. L'Inghilterra lo aspettava, così come la sua ragazza, a molti kilometri di distanza, si stava preparando per accoglierlo nuovamente a casa.

Con loro, seduto su quella che ormai era diventata una parte di lui, Giovanni guardava con occhi vuoti il cielo scuro, ancora aranciato dopo un tramonto tra le nuvole.

Gli altri due non fecero domande, consapevoli di cosa passasse per la testa al ragazzo.

La sua vita era stata sconvolta in un attimo, un soffio, un errore gli aveva tolto qualcosa per donargli tanto altro.

Aveva trovato in Davide una persona con cui legarsi come un fratello, una persona con cui nessuna parola valeva quanto il silenzio. E adesso lo stava osservando tornare alla sua vita, con Alba, con il suo gruppo, il suo lavoro, la sua realtà.

In cuor suo sperava che l'essere tornato "normale" non gli facesse dimenticare di quei mesi passati nello stesso letto, con un film o una maratona di episodi di serie televisive sciocche. In fondo lui non era nessuno per sconvolgere la vita degli altri, adesso doveva aggiustare la sua.

Però vederlo partire lo faceva sorridere, come se stesse guardando un figlio uscire dal nido e volare per la prima volta. Il fatto che fosse già tornato a trovarlo per qualche settimana, lo rallegrava, forse la loro amicizia non si sarebbe dissolta come quell'aeroplano.

Una volta risvegliati da quella catarsi uscirono, con un sorriso sulle labbra e la voglia di scherzare ormai sempre presente nelle loro giornate. Giovanni lavorava in un ufficio, evitando i problemi dovuti alla sua sedia a rotelle; Alessio procedeva negli studi, un anno a separarlo dalla laurea.

Gennaro aveva trovato un lavoretto nel negozio di musica della città, vicino all'università del suo ragazzo, permettendogli di condividere gran parte dei viaggi in automobile.

Ma quello che li teneva realmente in piedi, dandogli grande soddisfazione, era suonare. Giovanni cantava ogni tanto a qualche serata e così facevano gli altri due. Si erano resi conto di funzionare benissimo insieme, come se i loro cuori fossero fatti per vibrare insieme.

In pochi mesi avevano ricevuto inviti un po' ovunque e dedicarsi alla musica sembrava essere la cura per entrambi.

Si erano ripromessi di cantare tutti sullo stesso palco un giorno, che fosse quello del bar di provincia o un palco circondato da centinaia di persone, non gli interessava realmente.

Blindness is not HopelessDove le storie prendono vita. Scoprilo ora