Forse

879 99 75
                                    

Gennaro guardò l'altro sotto di se, osservano il suo sguardo scorrere dalle labbra agli occhi.

Lo guardò negli occhi legando il loro sguardo per un attimo e poi annullò la distanza che correva tra loro. All'inizio era solo una leggera pressione, poi con piacevole sorpresa del moro, l'altro accarezzò con la lingua il sottile labbro inferiore per chiedere l'accesso.

Alessio non si fece pregare ulteriormente e si intrufolò nella sua bocca, intrecciando le lingue in fameliche carezze.

Con le mani scivolò sulla schiena magra dell'altro, sotto la felpa e il giubbotto imbottito, per stringerlo a se.

L'altro rabbrividì, in balia di emozioni contrastanti, le mani fredde del moro che sfioravano la pelle della sua schiena sembravano in realtà bollenti. Le sua dita iniziarono a lasciare disegni circolari sulla sua pelle, mentre si assaggiavano a vicenda.

Gennaro sentì il sapore della birra nella bocca dell'altro e davvero stava perdendo il controllo, oltre che il respiro.

Si separò contro voglia, per riprendere fiato.

Il moro mugolò di disapprovazione, avvicinandosi nuovamente alle labbra dell'altro, per lasciarci un bacio a stampo, uno schiocco indecente fece arrossire Genn, che nascose la testa nella sciarpa dell'altro.

L'odore era fortissimo tra quella stoffa, ma non poteva percepire la pelle chiara del collo e in quel momento lo infastidiva.

Quando Alessio sentì l'altro muoversi lo lasciò fare, senza togliere le mani dalla sua schiena.

Lo osservava mentre con una mano scostò la sciarpa, rivelando una porzione di pelle vicino all'orecchio. Quando iniziò a sfiorare con le labbra il suo collo non potè far ameno di stupirsi di tanta audacia.

Quel ragazzino che poco prima era arrossito al semplice contatto, stava mordicchiando il suo collo, evidentemente intenzionato a marchiarlo, per la prima volta da quando si erano conosciuti.

Quel pensiero, le labbra piene e soffici dell'altro e la loro vicinanza, fecero sfuggire un leggero gemito dalla bocca di Alessio.

Gennaro si sollevò per osservarlo, incontrando i suoi occhi lucidi e il labbro inferiore tra i denti, per fermare un suono che era già fuggito.

Il moro osservò lo sguardo divertito dell'altro, evidentemente soddisfatto di essere l'artefice delle sue condizioni. Bastardo.

Quando sentì nuovamente quelle labbra su di se, strinse ancor di più il biondo, finendo per frizionare leggermente i loro corpi e stavolta fu l'altro a mugolare, rendendo soddisfatto il moro vendicativo.

Come risposta al suo gesto ricevette un morso sul collo, dove una macchia rossa stava diventando sempre più evidente.


Suo.


Non era mai stato possessivo, ma in quel momento quella parola gli rimbombava in testa, come se dovesse convincersi di essere realmente tra le braccia di qualcuno che lo aveva accettato senza cambiarlo.

Di qualcuno che aveva visto oltre i muri che trovava invalicabili lui stesso.

"Soddisfatto?"

"Abbastanza"

Il moro ridacchiò, per poi accarezzargli i capelli, facendo entrare aria fredda sotto i vestiti dell'altro.

"Le cose si sono ribaltate"

Poi allo sguardo perplesso dell'altro continuò, spiegando.

"Mi hai detto più o meno la stessa cosa quando te ne ho fatto uno io, ricordi"

Blindness is not HopelessDove le storie prendono vita. Scoprilo ora