Calma

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Ripensava a tutto quello che era accaduto. Il ricordo di come si era nuovamente dimostrato un casino era ancora fresco, così come lo era quello della visita di Alessio.

Sentiva le farfalle nello stomaco mentre ripensava a quel calore che aveva percepito solo tramite un breve contatto con le sue labbra. Ma una parte di se si rifiutava, si ostinava a non arrendersi.

Gli ripeteva che lui Alessio lo usava solo perchè gli dava attenzioni.

Perchè lui, Gennaro, non era capace di innamorarsi.

Scacciò quei pensieri, controllando nuovamente l'orario nel telefono, le visite stavano per terminare e il moro ormai non si sarebbe fatto sicuramente vivo. Altrimenti avrebbe lasciato un messaggio, un segnale, qualcosa.

Si fece spazio nella sua mente la possibilità che fosse da Davide e Giovanni, magari si era trattenuto senza rendersi conto che il tempo passava.

Si alzò dal letto, lo avevano staccato dalla flebo quella mattina, a patto che mangiasse qualcosa. Non si era fatto pregare, avere un ago nel braccio non era esattamente quello a cui aspirava.

Uscì dalla camera, con un passo lento e controllato, cercando di non farsi notare, consapevole che lo avrebbero fermato sicuramente. In fondo come era possibile non notare un pallino nero in tutto quel bianco.

"Gennaro"

Non si voltò a quel richiamo, non perchè non volesse fermarsi. Ma perchè odiava il suo nome per intero.

"Genn..."

A quel punto si fermò, sospirò impercettibilmente per poi voltarsi verso la donna che lo aveva chiamato. Era lei, la stagista.

La guardò, con aria interrogativa, consapevole di quello che la donna stava pensando ed era sul punto di chiedere.

"Dove stai andando?"

"Vado dagli altri giù"

Gli rispose convinto, con il tono di chi stava solo spiegando, non giustificando. Voleva andarci e non voleva essere fermato, per questo si mostrò molto più convinto del solito.

E lei lo notò, vide la debole sicurezza che aveva e decise di dargli fiducia. Non era una pietra preziosa da trattare con i guanti, era pur sempre un essere umano.

"Ti accompagno"

Non voleva essere braccato, odiava quella sensazione, quegli sguardi avidi che lo seguivano ovunque.

"No"

"Fammi finire." Gli rispose lei secca, così come seccamente il biondo aveva pronunciato quelle due lettere.

"Ti accompagno, così quando ritorni posso aprirti senza che tu debba suonare e dirò che ti ho osservato io" La donna lo guardava semplicemente, senza il classico sguardo indagatore che avevano le persone di quel reparto.

"Adesso andiamo, reggimi il gioco qualsiasi cosa succeda"

E si incamminò, con una disinvoltura tale che neanche il biondo sospettava che fosse tutta una montatura.

Quando passarono davanti alla stanza in cui si riposavano gli infermieri gli fece un cenno, per poi aprire la porta e tenerla aperta per Genn. Salirono in ascensore, in completo silenzio, ognuno con i propri pensieri, di pesi diversi.

Il ragazzo era immensamente grato a quella stagista, era un gesto carino e sincero quello che stava compiendo. Aveva capito che le sedute e i medicinali non lo avrebbero guarito, bensì tornare ad avere una vita sarebbe stata la sua salvezza.

"Grazie"

Sussurrò, perchè voleva davvero ringraziarla. Non si era mai accorto che fosse così disponibile, aveva sempre disprezzato tutti a prescindere, perchè lo trattavano come un caso umano. Lei no, era diversa, per questo si meritava i suoi ringraziamenti.

Blindness is not HopelessDove le storie prendono vita. Scoprilo ora