Ottavo piano

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Gli disse come erano andate le cose, della stanza ricreativa e dell'infermiere con lo sguardo inquietante.

Ma non rivelò i dettagli sul comportamento del biondo, insomma, magari era solo lui ad essere paranoico.

"E l'infermiere ha detto qualcosa?" Gli chiese il riccio

Alessio non sapeva che rispondere. Era ovvio che l'uomo avesse quantomeno parlato, ma sicuramente Shorty non si riferiva a una conversazione classica.

"Ha solo chiesto chi ero e poi mi ha richiamato avvisando che stava per finire l'ora delle visite"

Giò fece uno sguardo stranito, mentre il riccio rispose "Alessio, mancano ancora venti minuti alla fine dell'ora delle visite"

Non era possibile.

Cioè lo era, perché ripensandoci non erano stati tanto insieme in quella stanza.
Ma l'infermiere aveva chiaramente detto che le visite stavano terminando.

"Ma sono tutti pazzi qui gli infermieri? Che ansia" gli altri due risero e iniziarono a raccontare qualche aneddoto sugli infermieri di quel piano.

Spettegolavano come veri anziani al bar; assurdo quanto gossip potesse esserci in un ospedale.

Non parlarono molto del biondo, fino a quando sbucò in un discorso sulla volta in cui avevano convinto (costretto) l'infermiere dallo sguardo da maniaco a portare Giò in collo fino alla stanzetta relax; non gli lasciavano più sedie a rotelle, visto che la volta precedente si erano divertiti a scorrazzare come bambini.

In quel momento conobbero il biondo, lo incrociarono mentre usciva da quella stanza, richiamato da un altro infermiere dell'ospedale.

Alessio si lasciò trasportare dal racconto, fino ad immaginarsi lui stesso di assistere alla scena.

"Hey Giò un altro musicista!"

"Hey compare!" Urlò l'altro dimenandosi tra le braccia dell'infermiere che sii lamentava. "Unisciti a noi!"

Con uno sbuffo l'uomo lo lasciò cadere malamente su un pouf e se ne tornò davanti ai suoi schermi "hey il mio culo è frutto di duro lavoro. Così si rovina" rispose risentito Giò, provocando le risatine del riccio.

Il biondo intanto si era fermato, aveva guardato l'infermiere che dopo aver sussurrato qualcosa al ragazzo si sedette accanto al suo collega.

Il biondo era entrato nella stanza, con la sua chitarra nella sacca.

"Dai siediti anche tu!"

"Io sono Giovanni, ma chiamami Gió"

"E io-" "E lui è Davide Sciortino detto Shorty" intervenne Giovanni, interrompendo il ricciolo.

"Ma hey so parlare da solo!"

"Tu sei?"

"Giovanni Sada smettila di fare il signorino snob"

Si ignoravano a vicenda, punzecchiandosi, mentre aspettavano la risposta del biondo.

"Genn" e alla risposta secca, senza traccia di sorriso, si fermarono per un secondo, i loro sorrisi congelati sul volto.

"cioè, Gennaro, ma chiamatemi Genn"

E ripartirono a fare i cretini, Shorty improvvisò una versione soul di "Hello" per prendere in giro il suo compagno, che si unì al canto.

Gennaro rimase poco con loro, ogni tanto rideva, faceva qualche commento, ma fissava la porta.

In attesa di qualcosa.

E quel qualcosa fù l'infermiere che ricordò a Genn una visita fissata con un dottore, che sarebbe iniziata dopo pochi minuti.

Poi Alessio perse il filo e non ottenne altri dettagli, perché iniziarono a parlare di nuovo di infermieri e assurdità collegate in modi altrettanto assurdi.

Tanto che finirono a parlare di arancini.

Il cibo era sempre presente nei loro discorsi.

Ma grazie alla parlantina incontrollata di Giò era riuscito a capire in che piano fosse il biondo.

Era stato un caso, perché appena il numero sfuggì dalle labbra del ragazzo, il riccio lo fulminò con un'occhiataccia; probabilmente non volevano che lo scoprisse senza la presenza del diretto interessato.

Ma ad Alessio quel numero ormai si era stampato a fuoco nella memoria.

La visita arrivò al termine e dovette salutare i due, che ridevano fino alle lacrime di una figuraccia di Shorty, che da poco aveva ripreso a camminare.

Lui infatti era in riabilitazione dopo essersi ripreso dalle fratture che gli aveva lasciato l'incidente. Aveva i muscoli atrofizzati, c'era bisogno di una ginnastica specifica e di continui controlli.

Inoltre il coma farmacologico aveva reso il suo corpo troppo debole.

Insomma, anche lui era da tenere sotto controllo.

E mentre camminava per uscire dall'ospedale, si fermò a leggere il cartello con le indicazioni dei piani.

Nell'ottavo leggeva "riabillitazione M", che fosse riabilitazione motoria?

Quello che lesse accanto al numero nove lo lasciò perplesso.

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Zan zaan zan pt.2

Ecco qua, aggiornamento serale, che boh. Sto ancora introducendo la cosa, quindi è tutto molto lento e generico, spero di non annoiarvi.

Help poi votate un sacco e commentate tantissimo, nei commenti siete fantastiche
Quindi grazie di nuovo
Ringrazio sempre

Scappo
Ma ditemi cosa ne pensate :3

Blindness is not HopelessDove le storie prendono vita. Scoprilo ora