Ascensore

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Gli ospedali non gli sono mai piaciuti, in fondo, a chi piacciono gli ospedali?
Certo, dipende dal punto di vista in cui guardi la situazione, ma credo che nessuno vorrebbe trovarsi costretto ad andarci per trovare qualcuno.

Eppure Alessio era lì, in silenzio, tra quelle quattro pareti di freddo metallo, che osservava i numeri susseguirsi sul display.
Cercò di non far caso alla musichetta fastidiosa che martellava ininterrottamente, con quel suo ritmo allegro, quando di allegro non c'era proprio niente.

Non c'era niente di cui essere allegri.

Guardò il suo riflesso deformato dal metallo e si rimproverò per essere così infastidito da qualsiasi cosa. Non era da lui e se ne rendeva conto, ma se il mondo permetteva, anche lui poteva avere giornate storte.

Si fermò quando ancora non era al suo piano, il numero indicava il quinto. Le porte scorrevoli si aprirono, rivelando un infermiere con in braccio la custodia di una chitarra. La teneva malamente, come se non sapesse dove infilarla o addirittura cosa fosse. Salutò un altro infermiere senza vero e proprio trasporto, dopo di che schiacciò uno dei tanti pulsanti luminosi senza far neanche tanto caso alla presenza dell ragazzo.

Le porte si richiusero con un suono metallico, e la salita, dopo uno scossone inquietante, riprese.
Così come la musichetta.

Fissava i numeri, con la testa piena di pensieri, senza concentrarsi su niente in particolare.

La musichetta si interruppe, per lasciar posto a un suono altrettanto fastidioso, che annunciava l'apertura delle porte.

Erano all'ottavo piano.
Il suo.

Lasciò l'infermiere maldestro con la chitarra, e percorse il corridoio, felice di lasciarsi alle spalle quell'aggeggio infernale.

Il corridoio era asettico, le mura di un colore chiarissimo facevano contrasto con le porte scure e i vetri, spesso coperti da veneziane. Per lui gli ospedali erano labirinti, sempre tutti uguali, tutti i piani, tutti uguali. Non che fosse un esperto di ospedali, ma qualche volta, per qualche controllo si era ritrovato in questi corridoi. Non importava a che piano fosse, le stanze erano tutte disposte nello stesso modo.

Seguendo il percorso obbligato del corridoio, cercava la stanza 831.
Era appena alla 819, ma continuava silenzioso a camminare, distratto, seguendo il susseguirsi di numeri.

Svoltò un'altro angolo e sentì il corpo di qualcuno finirgli contro. Istintivamente lasciò cadere il sacchetto che portava nelle sue mani a terra, per afferrare le braccia del povero malcapitato.
Era fragile, fragilissimo. Gli sembrò di sentire le ossa scricchiolare sotto la sua presa.
I capelli gli pizzicarono il mento e un acuto odore di fumo e disinfettante arrivò con prepotenza alle sue narici

"Ommiodio scusami" disse Alex cercando di staccarsi il ragazzo di dosso per rimetterlo in piedi "ti ho fatto male?"

"No" e detto questo se ne andò, senza neanche degnarlo di uno sguardo

Alessio seguì il ragazzino con lo sguardo, contrariato dal suo atteggiamento freddo e sbrigativo. Si sentiva dispiaciuto, avrebbe voluto almeno un contatto visivo per assicurarsi che andasse tutto bene.

Sembrava davvero fragile, era mingherlino, coperto da un maglione grigio scuro, pantaloni neri e scarpe scure. Spiccava come una macchia di inchiostro nero su un foglio bianco, tra le pareti asettiche e le luci bianche di quell'ospedale.

Distolse lo sguardo per raccogliere il sacchetto e stringendolo tra le dita, lanciò un ultima occhiata al ragazzo e riprese a camminare, alla ricerca di quella camera.

Non si accorse dello sguardo rapido del biondino, che si era voltato per un attimo, nello stesso momento in cui il ragazzo bruno osservava il contenuto del suo sacchetto.

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Heila!

Questo è un prologo davvero mini,ma avevo voglia di scrivere una storia su di loro, ho avuto questa idea e bon, eccomi qua. Ve la propongo sperando che vi piaccia e che vogliate il continuo :3

Questa è la mia prima storia su Wattpad, usavo Efp ma da quando ho scoperto l'applicazione per il telefono, sono passata al lato oscuro. È terribilmente comoda

Non sono una shipper Gennex lo ammetto, scrivo per svago e perché mi piace ogni tanto scrivere (e leggere) di coppie "reali"
Mi diverto male, lo so
E forse sono un controsenso lo so

Se vedete errori non risparmiatevi e fatemelo presente, avvolte nel rileggere non li vedo

Ma quanto diamine parlo
Uccidetemi

Blindness is not HopelessDove le storie prendono vita. Scoprilo ora