Stranezze

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Chiamami Genn

Era una frase fredda, che fece quasi preoccupare Alessio.
Non sapeva se aveva sbagliato qualcosa, ma poi pensò:

Non è che prima, quando aveva parlato al posto suo, lo aveva in qualche modo offeso?

"Senti mi dispiace per prima, quando ho risposto all'infermiere al posto tuo" lui fece qualche passo indietro, Alessio invece si voltò per parlarci direttamente.

"Mi sembrava giusto che chiedesse a me chi ero, insomma, che senso aveva parlare di me come se non ci fossi... Solo perché non sono un paziente?"

Il biondo alzò lo sguardo e i suoi occhi si piegarono in un leggerissimo sorriso "non importa, figurati" quel ragazzo era strano, si comportava in modo strano.

"È un infermiere impiccione" e si lasciò sfuggire una piccola risata.

Ale ridacchiò rilassandosi, ormai convinto di non aver offeso il biondo in nessun modo.

E anche l'altro sembrò rilassarsi perché quando Ale chiese "Allora Genn, che posto è questo?" lui si lasciò cadere su un pouf rosso scuro, la postura decisamente più rilassata rispetto a prima.

"È una stanza ricreativa, una specie di luogo in cui possiamo fare quel che vogliamo, in compagnia"

Alessio era quasi stupito dalla quantità di parole che aveva detto il biondo, visto che per adesso si era limitato a risposte secche e fredde.

"E come mai i muri insonorizzati?" Chiese curioso.

"Perché non ti siedi?"

"Come?" Chiese senza pensarci più di tanto, confuso dal cambio di discorso.

"Te ne stai in piedi, non vuoi sederti?"

Preso alla sprovvista da quella domanda si guardò intorno, c'erano un paio di sedie in un angolo e si avvicinò ad esse.

"Prendi anche tu uno di questi cosi" intervenne il biondo quando vide l'altro avviarsi verso le sedie.

"Va bene anche una normalissima sedia"

"Ma questi sono più comodi" la sua voce sembrava quasi pregarlo "dai" aggiunse.
E anche se Alessio non capiva il perché, prese un pouf abbandonato, nero consumato, e si sedette poco lontano.

Il biondo gli sorrise, leggermente, Alessio giurò di averlo visto rilassarsi e sprofondare ancora di più nel pouf rosso.

"Ci fanno anche suonare qua. Se vogliamo. E possiamo mettere musica e parlare quanto vogliamo, senza disturbare nessuno" continuò il biondo, senza aver bisogno di una domanda per iniziare a parlare di nuovo.

"Tu suoni?" La curiosità di Alessio era palpabile in quella domanda.

"Suonare è un parolone. Strimpello"

"Chitarra?"

"Si, e batteria elettronica, ma niente di che" e intanto si era tirato le maniche ancora più giù, se possibile, nascondendoci le mani.

"Anche Giò suona, per essere precisi canta, da dio anche"

"Si, lo so, ci siamo incontrati qui mentre-" un rumore alla porta annunciò che qualcuno stava per entrare.

E infatti l'infermiere entrò nella stanza "Scusami ma il periodo delle visite sta per finire, se vuoi andare a trovare il tuo amico..." disse rivolto ad Alessio, che dava le spalle al biondo.

Ma l'infermiere non stava guardando lui, bensì Gennaro.

Così venne spontaneo all'altro guardare quello che aveva catturato lo sguardo dell'infermiere.

E rimase sorpreso da come era cambiato tutto in un attimo.

Gennaro adesso sedeva visibilmente rigido, rispetto a qualche attimo prima.
Si guardava le mani nascoste dalle maniche, poi si portò una mano alla bocca, per mordere le pellicine sulle dita.

Era rigido, non bisognava conoscerlo troppo per capire che qualcosa non andava.

Alessio parlò, mantenendo per un secondo lo sguardo sul biondo, osservando la sua reazione "Si grazie, adesso vado"

Nessuno si mosse, né l'infermiere né Gennaro.

Tantomeno si mosse Alessio.

Ma qualcuno doveva pur prendere l'iniziativa e ad Alex lo sguardo perforante dell'infermiere dava fastidio.
Sentiva che stava lo scannerizzando, si sentiva osservato inutilmente, senza motivo.

Per questo si alzò e rivolto al biondo disse "Andiamo Genn" facendola apparire come un'affermazione, quasi un ordine. Perché lui se ne voleva seriamente andare da lì.

Il biondo si alzò e seguì l'altro, che fece un cenno all'uomo rimasto sulla porta.

Questo non si smosse, anzi, aveva gli occhi ridotti a due fessure, ed era realmente inquietante. Poteva sentire la pelle accaponarsi.

Ma quello che Alessio non vide, fu come quell'uomo guardava Gennaro.

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Zan zan zan

Rieccomi :3
Prima di tutto grazie, grazie per i voti e i commenti che lasciate, siete tenere. E spero ci siano meno errori rispetto alle altre volte, se li notate fate pure le bacchettone, io rileggo e rileggo ma nonostante tutto alcuni errori mi sfuggono brutalmente

Sento che non sto dicendo abbastanza ma se rivelassi altri dettagli non ci sarebbe gusto quindi BOH sopportatemi

E pensavo di pubblicare un capitolo al giorno, invece che uno ogni due/tre
Che ne pensate?

Okay basta sto scrivendo quasi più del capitolo

Ciau :3

Blindness is not HopelessDove le storie prendono vita. Scoprilo ora