Mentre Alessio esponeva il suo argomento mostrando il lavoro di gruppo, Gennaro era seduto sulla sedia celestina mentre parlava di quello che gli stava accadendo in quei giorni.
La psicologa lo ascoltava, aiutandolo a continuare con qualche domanda, mentre la stagista osservava in silenzio.
Era consapevole che doveva evitare di parlare del quasi attacco di panico, se voleva uscire da lì. Se lo avessero visto stabile, probabilmente gli avrebbero permesso di tornare alla sua vita.
"Mi hai detto che Davide è stato dimesso, ma Giovanni?"
"Giò lo dimettono tra qualche giorno, il tempo di fare dei controlli"
"E che ne pensi?"
"Di cosa?"
"Della situazione"
"Beh sono contento, Davide può tornare alla sua vita, ci parlava sempre dell'Inghilterra, deve mancargli e Giò, beh, non si è ripreso e non vuole parlarne, ma credo che uscire da qua gli faccia solo been"
"E non pensi al fatto che resterai solo qua?"
No, non ci aveva pensato. Quei due avevano riempito le sue giornate, gli avevano permesso di incontrare Alessio e di concedersi qualche ora di pace. Però non riusciva a sentirsi triste, si, lo era, ma non perchè rimaneva solo in quell'ospedale.
Gli dava fastidio il fatto di dover rimanere in quell'ospedale.
Non aveva senso che lo trattenessero ancora, adesso stava meglio.
"Penso più al fatto che devo stare qua e non so perchè"
"Beh, lo sai il perchè"
"Si ma posso gestirlo! Adesso riesco a gestirlo, ho incontrato delle persone che non mi giudicano e che... capiscono"
Si era accorto di aver alzato la voce e si era corretto proprio sul finale.
"Lo so, Genn so che ti rimproveri da solo e niente di quello che posso dirti io ti è nuovo. Sei una persona responsabile. Sai, parliamoci francamente..."
Si sistemò meglio sulla sedia, avvicinandosi alla scrivania.
Gennaro aspettava le sue parole con il cuore che aveva smesso di battere.
"Trovare questi nuovi amici, forse ancora conoscenti, ma chiamiamoli amici. Dicevo, trovare questi amici ti ha fatto molto bene, ce ne siamo accorti tutti, persino l'infermiere svampito"
Sentì la stagista ridacchiare e la donna le sorrise; il biondo non riusciva a sorridere, era troppo teso.
La sua era una smorfia di cortesia, più che un sorriso.
"Credo che tenerti rinchiuso qua non abbia più molto senso"
Sentì il cuore pulsare nelle orecchie e dovette concentrarsi per continuare a sentire il discorso.
"Non penso che le cose siano risolte, lo sai anche tu che non basta così poco per cambiare. Ma, c'è un ma"
Oh no, che ma c'era questa volta? il biondo non voleva saperne, non voleva altri limiti, si sentiva soffocare da tutto quel bianco e voleva andarsene.
"Il passato va lasciato alle spalle, e vorrei che questo ospedale diventasse il passato. Ti farò uscire, se me lo permetti contatterò la tua famiglia io stessa, per convincerli che puoi restare in questa zona"
La sua famiglia.
Una variabile che non aveva considerato. I suoi viaggiavano per lavoro e lui era figlio unico, in questi anni aveva sempre vissuto da solo e i genitori cercavano di essere presenti il più possibile, quando uno era in viaggio, l'altro cercava di restare a casa.
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Blindness is not Hopeless
FanfictionAlessio non riesce a dimenticare quegli occhi azzurri, così tempestosi, circondati di nero, del ragazzo appena incontrato sulla soglia di quella fredda stanza d'ospedale. Gennex | AU ovviamente "E tu perché sei qui?" "Una semplice visita di controll...