ETHAN

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La foto mostra la mia idea di Ethan, ma voi siete libere di immaginarlo come preferite!!

Non saprei cosa aspettarmi quando arriverò a casa. la porta aperta, chiusa? Accoglienza calorosa, mia madre sfrattata? 

Ok, ogni tanto l'Ethan di prima ricompare in tutta la sua magnificenza. Suono il campanello con il cuore in gola. L'esterno non è cambiato, forse l'erba è un po' più lunga, ma niente fa mancare la mia assenza.

Guardo l'orologio e mi rendo conto che mia madre dev'essere ancora in ospedale a lavorare.

Sbuffo e mi avvio verso la fermata dell'autobus.

Il viaggio verso l'ospedale è silenzioso e breve.

In un secondo mi ritrovo catapultato fuori, nel mondo che ho respirato fin da bambino.

Entro nell'edificio guardandomi attorno e mi dirigo a passo deciso in pediatria.

Le farò una sorpresa. 

Non appena entro nel reparto le urla dei bambini mi assalgono le orecchie. Nulla in confronto a quelle dei bambini che soffrono davvero, perchè hanno perso una gamba a causa di una mina; ma lo strazio è sempre lo stesso.

Da un ambulatorio sento la voce familiare di mia mamma che cerca di tranquillizzare un bambino, con la stessa voce calda e armoniosa che usava per consolare me. Per un attimo mi si stringe il cuore; prendo un respiro profondo e varco la soglia.

Mia mamma si gira di colpo e vedendomi spalanca la bocca. 

"Ehi!" esclamo stupidamente alzando una mano in gesto di saluto. 

"Ethan!" mi corre incontro con gli occhi pieni di lacrime e mi stringe in un abbraccio che una volta mi avrebbe imbarazzato, mentre ora mi fa sentire confortato in maniera terribilmente dolce.

Ci stringiamo per un po'.

"Dottoressa, sta arrivando anche Giovanni." alzo lo sguardo mentre il cuore perde un battito.

I miei occhi fissano la ragazza dallo stipite che ha sicuramente il mio stesso sguardo confuso.

"Francesca.." sussurro sciogliendomi dall'abbraccio di mia mamma. 

"Sei tornato..." sussurra di rimando lei, fissandomi intensamente con uno sguardo che ora come ora, non sono in grado di decifrare.

"ok, ho capito. Dopo mi racconterai tutto, figliolo. Ora Francesca prenditi tutto il giorno tanto non abbiamo molti pazienti oggi." sospira mia mamma alzando gli occhi al cielo.

"no, dottoressa. La aiuto volentieri." risponde Francesca, distogliendo lo sguardo da me e facendo un debole sorriso a mia mamma.

"Francesca, se ora non vai fuori da qua con mio figlio, ti licenzio. Siamo intese?" esclama mia mamma con un tono fintamente aggressivo.

"Senti, ti ho già causato un sacco di problemi, ma non sarò il responsabile del tuo licenziamento." intervengo velocemente, desideroso di stare solo con Francesca.

La afferro delicatamente per il braccio e la porto fuori dall'ambulatorio. Non fa in tempo a togliere il camice e rimettere la giacca che improvvisamente siamo fuori dall'ospedale. 

"Andiamo in un bar." le dico facendole segno di seguirmi. poi cambio idea e la prendo per mano.

Francesca sussulta leggermente mentre un calore pervade le mie ossa al suo tocco.

Laugh, ridi! (In Revisione)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora