capitolo 18.

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Claudia pov

Ero a casa e mi stavo preparando per andare a sciare quando suonó il campanello. Andai ad aprire e vidi Alessandro, un mio compagno di studi che doveva fare un progetto con me per l'università. Sapevo che lui era innamorato di me, e più di una volta aveva tentato di conquistarmi, invano. Non era il mio tipo, glielo avevo ripetuto molte volte ma sembrava non voler rinunciare. Ultimamente avevo iniziato ad evitarlo,riunendomi con altri ragazzi del corso per studiare. Quella volta però, i membri dei gruppi furono scelti dal professore.    

Lo invitai ad entrare e chiamai Andrea per avvertirlo del fatto che non potevo uscire ma si arrabbió. Era un tipo geloso e voleva sapere tutto su Alessandro. Questa mancanza di fiducia mi infastidiva tantissimo e, presa dalla collera, gli riattaccai in faccia. Mentre studiavamo il ragazzo provó più volte a prendermi la mano ma io riuscii sempre ad evitarlo, usando anche le scuse più stupide. Io ero occupata con Andrea, non potevo permettermi errori o tentazioni.

Poco dopo suonó il citofo e mio fratello andò ad aprire. Lo sentii parlare con qualcuno, ma non riconobbi la voce del "visitatore". Capii che mio fratello lo avesse invitato a salire in camera mia dal rumore dei passi per le scale. Mentre ero distratta dalla situazione, Alessandro sfrutto il momento. Mi prese le mani e mi fece voltare verso di lui, baciandomi. In quel preciso momento la porta della mia stanza si aprì, mostrando il viso di Andrea sconvolto e deluso.

Andrea pov

Tornai nella camera dell'hotel bestemmiando e calciai la sedia della scrivania, facendola cadere. Proprio in quel momento Giovanni entró nella stanza e mi vide preparare le valige.

<<Andrea...che stai facendo?>> mi domandò, quasi sussurrando. 

<<Parto. Torno a casa.>> risposi freddamente, senza degnarlo di uno sguardo e continuando ad inserire le mie cose nel trolley.

<<Che è succeso?>> chiese ancora, confuso. Si avvicinò a me, fermandosi davanti alla valigia.

<<Niente che ti riguarda. Fatti i cazzi tuoi e lasciami in pace.>> esclamai andando verso l'armadio dietro di lui e urtando la sua spalla con violenza. Aprii l'anta e cominciai a prendere i vestiti sistemati li dentro.

<<Se ce l'hai con il mondo non è colpa mia!>> affermò Giova, infastidito dal mio comportamento.

Chiusi il guardaroba con violenza, voltandomi di nuovo verso di lui e avvicinandomi minacciosamente. Mi bloccai a pochi centimetri dal suo viso, continuando a guardarlo fisso negli occhi.

<<Non è colpa tua!? E' SOLO colpa tua se io sono in questa situazione! Se non fossimo venuti qui non avrei mai incontrato Claudia e non avrei mai sofferto come ora.>> gridai accentuando la parola "solo" e puntando un dito contro il suo petto. 

Lui non rispose, restò senza parole per alcuni istanti. Mi allontanai di qualche passo, tornando a preparare la valigia.

<<Pensavo che una vacanza ti avrebbe fatto bene. Credevo che una pausa ti avrebbe fatto rilassare. In questo periodo sei intrattabile, non so mai come comportarmi per non farti andare su tutte le furie!>> esclamò Giovanni, esasperato. 

<<Perché non cominci con lo stare zitto e, magari, con l'andartene?>> dissi, voltandomi verso di lui e fulminandolo con lo sguardo.

<<Io non ho problemi, sei tu quello che si lamenta in continuazione. E poi questa stanza l'abbiamo pagata entrambi, appartiene tanto a te quanto a me.>> mi rispose a tono.

<<Se la causa della tua arrabbiatura è Claudia allora risolvila con lei e, magari, fatti un esame di coscienza.>> proseguì, alzando la voce.

Andai su tutte le furie e, poggiando una mano sul suo petto, lo feci sbattere violentemente contro la parete.

<<Sei solo un coglione! Invece di aiutarmi continui a darmi contro, senza neanche sapere i reali motivi del litigio tra me e Claudia. Sei una merda, nient'altro.>> gridai, senza permettergli di allontanarsi. Lui mi guardava terrorizzato, era realmente spaventato da me. Non si aspettava una reazione simile.

<<Io credevo che...>> provò a giustificarsi, con voce insicura.

<<Tu credevi cosa Giovanni? Che io tenessi a te? Che tu fossi mio amico? Sappi che tu per me non sei nessuno, un perfetto estraneo. Forse un socio, ma nulla di più.>> continuai, mentre lui continuava a fissarmi spaesato. 

<<Sai cosa ti dico? Peccato che Jacopo non ti abbia ficcato un coltello in petto, almeno ora non saresti tra i piedi.>> conclusi, preso dalla collera. Avevo parlato senza ragionare, come spesso succedeva quando litigavamo. Ma questa volta avevo davvero esagerato.

Avevo davvero detto al mio migliore amico una cosa del genere? Avevo realmente detto a Giovanni che lo avrei preferito morto? In quel momento avevo in testa che era colpa sua e non mi pentii dell'enorme cazzata che avevo fatto.

I suoi occhi si colmarono di lacrime e il suo sguardo di delusione. Spinse verso di me la valigia che aveva davanti ai piedi con un calcio.

<<Cosa stai aspettando? Va via da questa camera.>> sussurrò, cercando di camuffare la sua tristezza.

Per un momento pensai di aver sbagliato, mi balenò in testa il pensiero che forse non avrei dovuto dire certe cose. In quell'occasione però, il mio orgoglio ebbe la meglio. In tutta la mia vita non avevo mai ammesso di avere torto e neanche quella volta lo feci.

Senza indugiare, presi le mie valige e uscii dalla stanza. 

Giovanni non provó a fermarmi. 


~INoob~  ||Winter|| Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora