Capitolo 46. Amore a distanza.

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Restai da Nicole per una decina di giorni. Passavo le mie giornate tra letto e divano, visto che i dottori si erano raccomandati con lei di non farmi fare molto movimento per tutta la settimana successiva alla mia dimissione. In quel periodo non potei vedere Andrea, ma la mattina dell'ottavo giorno mi catapultai subito in ospedale. Per tre giorni restai la maggior parte del tempo nell'edificio, aspettando il suo risveglio. Ormai mancava davvero poco.

...

Quella mattina il paese era interamente imbiancato, aveva nevicato per tutta la notte e la temperatura era scesa molto. Fortunatamente all'interno dell'ospedale faceva molto caldo. Ero nella stanza insieme a Nicole, visto che Claudia era andata a prendere qualcosa da mangiare per tutti e tre.

<<Giova...quando Andrea si sveglierà tornerete subito in Trentino, vero?>> domandò lei rattristandosi, sedendosi sul letto vuoto accanto a quello del ragazzo.

<<Non so...dipenderà anche da cosa diranno i dottori. Forse dovranno trattenerlo per un po' qui, dopo il suo risveglio.>> risposi sedendomi accanto a lei.

La ragazza abbassò lo sguardo. Sapere che prima o poi ci saremo divisi faceva soffrire anche me, ma ero sicuro che insieme potessimo superare ogni ostacolo, anche la distanza.

<<Non fare così Nicky, verrò a trovarti molto spesso e quando saremo pronti andremo a vivere insieme, promesso.>> la rassicurai sollevandole il viso con un dito e abbracciandola subito dopo.

Non ricambiò, restò immobile. Si stacco dopo pochi secondi.

<<Qualcosa non va?>> chiesi confuso, corrugando la fronte.

Non capivo. Avevo forse detto qualcosa di sbagliato?

Senza sollevare lo sguardo si alzò dal letto.

<<Giova...devo parlarti.>> sussurrò mordendosi il labbro inferiore.

<<Sono qui...dimmi.>> affermai preoccupato, alzando le spalle.

<<Io...voglio che ci lasciamo.>> continuò la ragazza tutto d'un fiato, impassibile.

La guardai impietrito, con occhi e bocca spalancati.

<<S-stai scherzando, vero?...>> domandai incredulo.

Si sedette di nuovo accanto a me.

<<No...>> sospirò scrollando il capo.

Alzò lo sguardo e incrociò i miei occhi. I suoi erano lucidi e arrossati.

<<Presto voi due tornerete a casa e io e Claudia resteremo sole. Il nostro diventerà un amore a distanza, e potremo vederci solo per pochissimo tempo all'anno.>> affermò, quasi come se mi stesse dando colpa di tutto quello.

<<Non riuscirei a sopportarlo. Preferisco terminare tutto questo adesso, prima di soffrire. Sarà meglio per entrambi.>> concluse, continuando a "torturarsi" il labbro inferiore con i denti.

Rimasi immobile per qualche istante, scuotendo il capo incredulo.

<<Abbiamo affrontato cose peggiori, riuscendo comunque a superarle. Non possiamo rovinare tutto ora...>> le feci notare, alzando leggermente la voce.

Lei iniziò a piangere, senza rispondere.

<<No...no Nicole non ti permetterò di cedere. Sono sicuro che insieme supereremo questo ostacolo, aiutandoci a vicenda. Potremo sentirci al telefono, in video chiamata...>> dissi tutto d'un fiato, sforzando un sorriso e sperando che lei lo ricambiasse.

<<Verrò ogni volta che vorrai, te lo prometto. Non voglio terminare la nostra relazione. Io ti amo.>> continuai poggiando una mano sulla sua coscia, mentre una lacrima mi scorreva lungo il volto.

Lei scosse la testa e si asciugò le lacrime. Scansò la mia mano.

<<No...non possiamo andare avanti così...>> rispose con la voce rotta dal pianto.

<<Ti prego amore, io ho bisogno di te. Ti amo più di ogni altra cosa al mondo.>> la implorai, ormai in lacrime.

<<E' questo il problema...io credo di non ricambiare più.>> sussurrò Nicole, scuotendo lentamente il capo e trattenendosi dallo scoppiare di nuovo a piangere.

Il mio cuore saltò un battito. Cosa voleva dire che non ricambiava, non mi amava più? Perché? Dove avevo sbagliato?

<<No...ti prego...dimmi che non è vero...>> mugugnai mentre altre lacrime bagnavano il mio viso.

<<Mi dispiace Giovanni, è così. Da un po' di tempo non provo più nulla per te. I tuoi baci non mi fanno nessun effetto e in questi giorni in cui abbiamo dormito insieme l'unica cosa che provavo era imbarazzo...>> spiegò con la voce tremante.

<<Non odiarmi. Io non ti amo, ma tengo comunque a te. Non voglio vederti così triste.>> aggiunse poggiando un palmo sul mio viso e asciugandomi una lacrima con il pollice.

Continuando a piangere mi alzai in piedi e uscii dalla camera, ignorando la sua voce che mi chiamava. Avevo perso tutto, ora ero definitivamente solo. La mia ragazza mi aveva lasciato, il mio migliore amico era in coma ed ero in un paese dove non conoscevo nessuno a parte loro. Mentre camminavo in corridoio incrociai Claudia che tornava con il cibo.

<<Giova...cos'hai?>> domandò posando una mano sulla mia spalla e guardandomi negli occhi.

La guardai per qualche istante poi, scuotendo la testa, continuai per la mia strada.

Uscii dall'ospedale senza neanche un cappotto. Ignorando il freddo, la neve e la bufera.

Volevo stare solo.





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