Il giorno seguente Lis preparò un borsone con tutto l'occorrente per partire. Indossò un leggins nero di pelle ed una felpa nera con il cappuccio. Verso le dieci di sera, nella casa regnava un gran silenzio. Fede e Lis si calarono giù con una corda. Poi iniziarono a correre verso una meta qualunque. Arrivarono alla fine della città. C'era una strada mal ridotta, così iniziarono a camminarci sopra.
<Dove siamo?>
<Non lo so. Ora vedo sul telefono Fede.>
<Sbrigati però.>
<Tieni il borsone...oh...Non ho campo!>
<Wow. Ehm...Non agitarti!>
<Non sono agitata. Tu lo sei! Stai giocherellando con le tue stesse mani!>
Fede mise le mani in tasca e poi disse con gli occhi molto aperti <Ma laggiù ci sono delle case?>
<Accendo la torcia. Ehm...sì, sono case...>
<Raggiungiamole.>
Ricominciarono a correre fino a quando non raggiunsero quelle case.
Erano stanchissimi così bussarono in una casa. Erano le sei del mattino.
Aprì una vecchietta con una veste lunga celeste.
<Salve signora, siamo poveri, ci potreste ospitare solo per questa notte?>
Los guardò Fede con aria divertita per aver detto ciò.
<Certo, entrate forza. Siete così carini!>
<Grazie.>
<Allora, ecco la stanza...Non è grande ma penso che basti no?>
La stanza era quadrata. Appena si entrava c'erano due letti ed in mezzo ad essi un comodino. Difronte ad uno dei letti c'era uno specchio.
I ragazzi chiusero la porta e si buttarono sul letto.
<Divertente no?>
<Da morire!>