Capitolo 11 - Comprensione

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Anche la stretta era perfetta. costretta da quelle dita tanto curate ed affusolate.
Cinque secondi per studiarla le concessero il tempo di compiere una delle azioni più masochiste che ci potessero essere: il confronto.
Le sue unghie. Perfette, smaltate e decorate con precisione nanometrica con probabile esborso di tempo e denaro.
Quelle di Faith. Corte, anzi cortissime, conseguenza dei ripetuti morsi alle quali le sottoponeva troppo spesso, residuo mai del tutto sopito del passato stress .
Le braccia di Savannah. Fini, esili con l'accenno elegante di una controllata abbronzatura estiva.
Quelle di Faith. Normali, a tratti rilassate e cadenti sui tricipiti, con il vistoso segno della maglietta all'altezza della spalla causa sole sconsiderato preso in quei due giorni di viaggio con l'arto appoggiato fuori dal finestrino.
Il suo ego, già vistosamente affranto, decise di fermarsi lì. Proseguire avrebbe voluto dire giungere al viso, al seno ed al fondoschiena. A quel punto, avrebbe per sempre salutato la sua dignità lasciandola allo scaffale della lettera G.
« Quindi saremo compagne di corso? » ruppe la sorridente Savannah quel silenzio da troppo tempo imbarazzato.
Era gentile, affettuosa e seppur più alta di Faith non le incuteva timore o senso di reverenza. Le grinze che il suo sorriso formava attorno agli occhi la spingevano a credere fosse vero ed sincero. Sarebbero potute diventare amiche, aldilà della gelosia. Magari avrebbero studiato insieme, nonostante Cameron.
Lui le avrebbe mostrato la casa dove viveva con Faith e, se non come una coinquilina, ci sarebbe stata una seconda presenza femminile a controbilanciare l'eccessiva presenza di steroidi presenti nella casa.
« Parrebbe proprio di sì! Io mi chiamo Faith! »
« Sì! So come ti chiami! »
Cameron le ha parlato di me!
« Davvero? »
« Sicuro! Ho sentito la tua conversazione con la segretaria! »
Che illusa...
« La segretaria! Certo! »
« Sai ero lì perché il mio ragazzo, Cameron, è un grande amico del rettore e gli voleva chiedere di avere una camera più grande. Dato che abiterà nel campus e la sua famiglia è tra i fondatori e finanziatori di questo college, ne avrebbe tutto il diritto! Non credi? » chiese con voce acuta.
Abiterà nel campus? Cameron?
« C... certo! Io invece abito fuori dal dormitorio! Ho affittato una casa in paese! » sondò il terreno Faith.
« Io non riuscirei davvero a stare in quel mortorio! Sono felice di avere tutto qui nel campus compreso il mio ragazzo, anche se mi ha detto spesso dovrà andare a trovare la famiglia! » rispose spocchiosamente ad una domanda non richiesta.
L... la famiglia?
Faith non riuscì a credere alle sue orecchie. Aldilà della superficialità che poche frasi potevano mostrare di una persona, era ovvio che Savannah non comprendeva la situazione e per qualche motivo la bocca le si paralizzò in una risata trattenuta mascherata da sorriso stitico.
« Ti senti bene? »
Faith calmati!
« N... non tanto a dire il vero. Ora andrei. Ho tante commissioni da fare! Ci vediamo a lezione allora! » terminò abbracciando il suoi libri e guadagnando rapidamente l'uscita.
Savannah era ancora lì. Poteva percepire i suoi pochi neuroni cozzare uno contro l'altro alla ricerca di una risposta. Si meritavano davvero l'un l'altro.
Al contrario Faith capì.
Capì che Savannah non aveva la minima idea che il ragazzo vivesse con Faith ed altre due persone. Capì per quale motivo Cameron l'avesse scelta.
Di sicuro non per l'intelligenza.
Capì perché lui non l'avesse salutata. Capì perché l'avesse evitata di fronte alla ragazza. Capì che non avrebbe potuto farlo senza fornire spiegazioni a Savannah.
Una cosa però non riusciva a comprendere.
Perché ne sono così contenta?

© G.

Angolo dell'autore:
Commentate, se vi va, consigliandomi come dovrebbe continuare o eventuali modifiche in modo da potervi offrire scritti sempre migliori. Grazie infinite a tutti!

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