« Pensi fosse Harry? »
« Ne sono certa! »
« Sarà andato a cercare un chiarimento! »
« E' esattamente ciò che temo! »
Cosa ho fatto…
« Ora però non ti colpevolizzare! Vedrai che per la fiera della contea sarà tutto in ordine! »
« Sei sempre così dannatamente positiva! Ci sarai stasera vero? »
« Faith… il pub. »
« Hai ragione! Scusami! Fin troppe volte ti ho sottratta ai tuoi clienti. »
« Vedrai che te la caverai benissimo anche senza di me! »
Speriamo.
Arrivò a sperare le cose dette da Cameron sulla strategia di Harry fossero vere, se non altro quest'ultimo non avrebbe avuto motivo di una qualche sorta di chiarimento, se così così si vuole chiamare venire alle mani.
Minuti. Decine di minuti.
Interminabili. Lenti come uno di quei libri in cui la narrazione non decolla mai e si rimane al punto di partenza, bloccati in peregrinanti supposizioni che trovano la morte al successivo pensiero.
Qualcuno varcò la soglia di casa.
Faith, spalancando la porta di camera, raggiunse le scale. Il corrimano oscillava vistosamente a ritmo dei suoi passi.
Il nuovo entrato chiuse la porta.
« Justin! Meno male che sei tornato! »
« Che accoglienza! »
« Harry… Cameron… è uscito! »
« Cos'è un indovinello? »
Si rilassò. Un profondo respiro trasportò ossigeno nei polmoni. Fondamentale mantenere la calma.
« Harry ha sentito qualcosa che non avrebbe dovuto sentire ed è uscito accecato dalla rabbia! Vuole cercare Cameron! »
« Perché dovrebbe? Voglio dire… cosa ha sentito? »
« Non è importante! Ti prego esci a cercarlo! »
Justin si avvicinò alla finestra che dava sul giardino.
« Mi sembra non gli sia successo nulla! »
Lo scostò. Voleva vedere con i suoi occhi.
Lui era lì. Sfilandosi il casco ravvivò i capelli costretti da troppo in un involucro di plastica.
« Cameron! » urlò Faith dalla veranda.
Gli corse incontro.
Forse hanno solo parlato da buoni amici. Allora Cameron non aveva mentito. Allora va tutto bene!
« Cavolo che accoglienza! »
« E' quello che ho detto anch'io! » ironizzò Justin.
« Ascoltami! Hai incontrato Harry? »
« Harry? No! Direi di no! Perché? »
« E' uscito di casa e non so che fine abbia fatto! » evitò gli argomenti scottanti.
« Ancora ti preoccupi per lui? Se ci tieni tanto a vederlo aspetta stasera alla fiera! » disse togliendo le chiavi dal quadro d'accensione per poi dileguarsi in casa dopo aver scalato i gradini del patio con un balzo.
« A… andiamo tutti? »
« Non sei contenta? » chiese Justin rimasto in disparte.
Felice.Fu così. Quando una giustizia divina mostra tutta sé stessa. Quando la si maledice poiché essa esiste. Quando infine ci rassegniamo al fatto che, se essa è presente, lo dobbiamo solo a noi ed al nostro comportamento.
Tutti stati d'animo che, in meno di un'ora, la psiche di Faith assaporò, masticò e digerì come il boccone più amaro e peggio intriso di timore che la sua mente avesse mai partorito.
In fondo è anche colpa mia…
La sua sola presenza era bastata ad incrinare determinati equilibri all'interno del gruppo. Difficile essere più divisive. La verità era che la sua stessa presenza era di per sé caotica per le dinamiche preesistenti.
Guardare il tappetino della macchina di Cameron con insistenza non era certo di aiuto. Lì le risposte di sicuro non si trovavano.
« Stai bene Faith? » chiese.
« Problemi all'università. »
« Se mi spieghi sai che posso aiutarti! Ne parlo con i miei genitori! Si tratta di un professore? »
« Cameron… non preoccuparti. »
Forse dovrei dirglielo. Metterlo in guardia. Fare qualcosa.
« Se si tratta di un professore lo possiamo spostare in un altro anno di studio, se è uno studente allora è tutto più facile! Dammi la possibilità di aiutarti! »
Ma lei non sarebbe mai ricorsa ad un suo aiuto, anche nel malaugurato caso avesse avuto davvero un problema con un professore.
« Siamo arrivati Cameron! »
« Sì, ma riprenderemo questa conversazione! »
La fiera della contea era… provinciale. Come tutte del resto. Giostre non più nuove, cigolanti ruote panoramiche che si fermavano ogni due minuti perché qualche adolescente allungava cinque dollari al macchinista, stand di attività locali e giochi da luna park fatti per guadagnare qualche spicciolo. Il tutto condito da una miscela indistinguibile di jingle e canzoni che si sovrapponevano le une alle altre esattamente come gli odori. Il chiosco dello zucchero filato sfornata masse informi di una appiccicosa sostanza rosa esattamente accanto a quello degli hot dog e nachos che probabilmente non avrebbe mai passato il controllo dell'ufficio d'igiene.
La realtà però non era così buia.
Sì, probabilmente era la classica provinciale e monotona fiera, ma era sicuramente una delle più grandi e meglio organizzate della California. Ma tutto questo a Faith non tangeva.
Lei era concentrata. Evitava di pensare troppo. Cercava solo di mischiarsi alla folla ed evitare un confronto, prima o poi, inevitabile.
« Faith! Faith! Smettila di trascinarmi! Cosa ti prende! »
« Mi dispiace Cameron! Ne stavo parlando con Maya! Non volevo sentisse! Ti giuro! »
« Ma di cosa stai… »
Un urlo. A pieni polmoni sovrastando la musica.
Harry era lì.
« Cameron! »© G.
Angolo dell'autore:
Commentate, se vi va, consigliandomi costruttivamente come dovrebbe continuare o eventuali modifiche in modo da potervi offrire scritti sempre migliori. Grazie infinite a tutti!
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ONE | Prima Stesura
Roman pour AdolescentsRomantica, sognatrice, costantemente insicura. Questa è Faith. Diciannove anni sono bastati per segnarla più di quanto lei stessa odi ammettere, un passato visibile negli errori del presente, con la scrittura unico sogno e sentiero tra adolescenza...