Capitolo 70 - Confessioni

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« Aggressione a pubblico ufficiale? »
« Si. » rispose mestamente Justin.
« P... perché? »
« A questo posso rispondere io! » si intromise Cameron dal sedile posteriore. « Cercando di colpire me ha, alla fine, colpito un agente con un pugno! »
« Quando? »
« Uscendo dalla macchina della polizia una volta arrivati di fronte alla stazione. » spiegò.
Non era già abbastanza grave l'accusa di rissa. Non era sufficiente quella di danneggiamento. Volevano incriminare Harry per aggressione, per giunta ad un poliziotto in divisa.
Quell'accusa poteva davvero bruciare tutto, molto più di quanto Alissa non avesse già fatto.
« Ora Cameron mi dai un buon motivo per cui tu non vuoi fare nulla per aiutarlo! » esclamò Faith.
« Te ne do due: primo lui ha iniziato e secondo non ne ho la minima voglia! »
« Non fare il bambino! » fece eco Justin ai pensieri di Faith. « Rimane pur sempre un tuo amico! La vostra amicizia non vale mille dollari di cauzione? L'orologio che hai al polso ne costa molti di più!»
« Un amico non mi avrebbe colpito! »
« Un amico non avrebbe neppure placcato alle spalle o cercato di ferire con un fucile ad aria compressa! »
« State dicendo che la colpa ora è la mia? »
« No! Semplicemente siete in torto entrambi! Tu quanto lui! » terminò Justin.
Non replicò, indaffarato a sistemarsi i cerotti sulla guancia destra.
Una smorfia di dolore percorse i suoi connotati quando le dita premerono lungo il bordo dello zigomo.
« Ti fa male? » chiese Faith.
« Si può sapere di cosa parlava? Come è venuto a sapere quello che ti avevo detto? »
Anche Justin attese una risposta spostando per un attimo l'attenzione dalla strada diritta al viso spaesato e confuso di Faith.
« Ne stavo parlando con Maya. » ammise a testa bassa.
« Si può sapere di cosa? » chiese Justin.
« Non ti riguarda! » rispose Cameron facendo le veci dell'amica.
« Io credo di sì invece! Dopo stasera mi riguarda eccome! »
« È una faccenda privata! » insisté il passeggero nei sedili posteriori.
« Faith! Racconta! »
« No! Faith! È una faccenda tra me e te! »
« Perché non vuoi che si sappia? Faith, racconta! » chiese Justin.
« No! »
Combattuta. Nuovamente divisiva. L'ago della bilancia che lei non aveva chiesto di essere.
« Faith! »
« Non posso Justin! Cameron ha ragione! Ne devo parlare con lui! »
Il silenzio piombò pesante all'interno dell'abitacolo. Le mani strinsero forte il volante fino al vialetto di casa.
All'interno Justin scomparve chiudendo la porta di camera sua e spegnendo la luce.
A Faith spettava un compito assai più arduo e psicologicamente logorante che la guida.
« Non hai nulla da dirmi? » chiese chiudendo la porta della stanza di Cameron.
« Faith sono stato fortunato che in quel dipartimento conosco qualcuno molto in alto. Non penso ingoierà altri rospi per stasera, soprattutto non un'accusa di aggressione a pubblico ufficiale! »
« Non mi pare tu ci abbia neppure provato! »
« Non vedi cosa mi ha fatto? » disse indicando il suo viso tumefatto.
« Mi sembra che anche tu hai colpito duro! »
« Sempre! Vero? »
« Sempre... cosa? »
« Sempre a difenderlo a spada tratta! Sai cosa? Penso che la tua scelta tu l'abbia già fatta! Menti continuamente a te stessa! »
« Difficile sceglierti se incontro la tua ragazza ogni giorno a lezione e mi costringi ripetutamente a fingere! »
« Quindi sarebbe solo questo il problema? Savannah? »
« Sì! Il più grande di tutti! »
« Menti anche adesso! »
« Io? Tu piuttosto! Perché non volevi Justin sapesse ciò che mi avevi raccontato? »
« Va bene Faith! Tenterò di fare uscire Harry di prigione! »
« Perché non mi rispondi? Quanto di ciò che mi hai detto su di lui corrisponde a verità? » chiese Faith facendo echeggiare la sua voce nella piccola stanza.
« Ti ho detto che lo faccio uscire da lì! »
« Continui a non rispondermi! Mi hai mentito? »
« Parlerò anche a Savannah! »
« Rispondi! »
« Sì! Ti ho mentito! Sei contenta? Sarei disposto a tutto per averti! »
« Mi fai schifo! » rispose guadagnando l'uscita.
« Vuoi incolparmi per il mio amore? » chiese coperto dai pesanti passi di Faith nel corridoio.
Ma lei era già lontana. La porta di camera sbatté facendo crollare un pila di libri eretta sulla scrivania.
Non posso credere si sia inventato tutto su Harry!
Aveva bisogno di pensare, far calmare la rabbia e ponderare le sue emozioni.

© G.

Angolo dell'autore:
Commentate, se vi va, consigliandomi costruttivamente come dovrebbe continuare o eventuali modifiche in modo da potervi offrire scritti sempre migliori. Grazie infinite a tutti!

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