Capitolo 22 - Vendetta

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« Buongiorno! Cosa posso portavi? » chiese Faith ricordandosi le parole di Tuck, il capo: " Sii sempre sorridente ed annuisci!".
« Buongiorno piccola! Allora ci porti due cheeseburgers, due toast, tre aranciate, una cola ed una fetta di torta. »
Seconda panca a sinistra dell'entrata. Tavolo sette.
Quello era il luogo dove il peggior coinquilino del mondo, ed i suoi tre amici, avevano deciso di mangiare.
« Cameron! »
« Ci conosciamo? Ah già dimenticavo! Mi conoscono tutti! D'altronde non lavoro mica in un diner! Dai veloce! Voglio vedere il tuo bel sederino sfrecciare! » esclamò incitato dal branco.
« Sei davvero... »
« Cosa? Un cliente? Non ti sfugge nulla e tu, mia cara, hai il dovere di servirmi! »
« Ma non ho il divieto di sputarti nella cola! »
« Fai pure tanto non è per me! » rispose ridendo e scambiandosi pacche di consenso con i suoi amici.
Maledetto str...
Con una mano alzata il tavolo quattro reclamava un ordine.
Faith fu costretta ad allontanarsi, accompagnata da fischi e viscidi apprezzamenti, ma soprattutto lasciando a Cameron la soddisfazione dell'ultima parola.
Il ritmo di lavoro era febbrile.
Era la sola addetta alla sala. Rimbalzava dalla cucina ai tavoli, poi ancora la cucina mentre Harry si godeva la scena ridendo divertito.
« Harry? Qualcosa ti diverte? »
« Tranquilla Faith! » rispose Tuck di spalle mentre girava sulla piastra due burgers. « Ci farai l'abitudine mia cara! È solo il primo giorno! Harry torna a lavare i piatti e taglia i quei pomodori! »
« Ah Harry! » chiamò Faith.
« Dimmi ragazzina! »
« Quando hai tempo, con comodo, il bagno ti attende! Si è otturato e qualcuno ha lasciato un ricordino simile a te! » rispose fiera portando al tavolo di Cameron le portate. Doveva difendersi su due fronti che, almeno per il momento, non si erano ancora coalizzati contro di lei come lo scherzo di "Jason". Ma il dovere è una rumorosa sveglia che non smette di assordare finché non si è compiuto.
Avrebbe dato qualunque cosa piuttosto che presentarsi nuovamente a quel tavolo.
Faith pensa alle lezioni... ti serve questo lavoro.
«Ce ne hai messo di tempo! » esortò Cameron.
« Strozzati! » gli rispose lanciando i piatti con sdegno sul tavolo.
« Faith! Aspetta! »
Poco importava cosa chiedesse. Scusa? Mi dispiace? Le salse? Oppure un'altra battuta scema delle sue per far ridere quei decerebrati degli amici suoi.
Poco importava. Faith era già lontana e non lo poteva sentire.
Ma lo vide.
Lo vide alzarsi di scatto e diventare rosso in viso. Lo vide togliersi la felpa che indossava in fretta e furia ed ingurgitare la sua aranciata in un solo sorso.
Lo vide raggiungere l'uscita spintonando i clienti in entrata e raggiungere la prima fontanella disponibile.
Faith sconvolta lo guardò bere come un forsennato, chiedendosi il perché.
« Capito perché ridevo in cucina? » esclamò Harry apparso silenziosamente al suo fianco.
« Cosa? »
« Capsaicina! Per giunta ne è leggermente allergico! »
« Non capisco! »
« Jalapegño, uno dei più piccanti del mondo. » disse sventolando un piccolo peperoncino verde e godendosi anche lui la scena, a braccia incrociate.
Faith continuava a guardare quel suo profilo tentando di incrociare i suoi impassibili e soddisfatti occhi verdi. Voleva incontrare quello sguardo. Leggere perché rischiare il posto, perché farlo.
Il viso lucido di sudore. Una goccia lungo il limitare della mascella.
Lo ha fatto per punirlo! Lo ha fatto per difendermi! Lo ha fatto per me!
« Cosa hai fatto? »
« Ora siamo pari! Ieri ha congelato i miei plettri nel freezer. Che scherzo stupido ma questo è il nostro rapporto, il nostro equilibrio! Sì lo so: decisamente infantile, ma lo è da sempre! »
« Quindi solo per questo ti sei vendicato? »
« Sì! Certo! Per cos'altro? »
« Niente... »
Faith abbassò lo sguardo trovando solo il pavimento a sostenere il suo ego ferito.
La campanella delle comande suonò.
« Forza ragazzi! A lavoro! » urlò Tuck.
Harry si allontanò sparendo nelle cucine.
Per un breve secondo, estremamente felice, aveva sperato. Sperato in un passo verso di lei, prendere quelle sue difese di cui necessitava.
Nulla.
Solo calci. Dalla vita, da Cameron, da Harry.
Il campanello suonò nuovamente.
« Arrivo! »
Due cheeseburger erano attesi al tavolo due.
Allungò le mani per prendere il piatto.
Una stretta sopra esse. Mani esili e virili al contempo. Non la lasciavano andare. Lei non voleva scappare.
« Harry... »
« Nessuno, tranne me, può trattarti male! »

© G.

Angolo dell'autore:
Commentate, se vi va, consigliandomi come dovrebbe continuare o eventuali modifiche in modo da potervi offrire scritti sempre migliori. Grazie infinite a tutti!

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