« Dio come odio questo odore! »
« Lo odiano tutti Faith! »
Disinfettante e sofferenza. Di quello sanno tutti gli ospedali.
Era trascorsa mezz'ora.
Con amarezza aveva dovuto attendere che Alissa si vestisse ed andare con lei al pronto soccorso.
Faith si era infilata un paio di leggings ed una canottiera.
Avrebbe voluto salire con lui in ambulanza. Gli avrebbe voluto tenere la mano, tenerlo sveglio e rincuorarlo. Gli avrebbe fatto sentire tutto il suo rimorso e dispiacere per quella masochistica ed infantile farsa.
Invece quel compito era spettato ad un rapido e preoccupato Justin.
A Faith l'incarico di trasportare una singhiozzante e tediosa Alissa ed il suo pianto silenzioso.
Il viaggio. Non molto da dirsi.
Di sicuro nulla per tirarle su il morale. Ciò che aveva da rimproverarle era già stato rimproverato. Insistere sarebbe stato quanto meno ipocrita. Ma quei gemiti e quelle lacrime, che bagnavano il sedile del passeggero della Chevy, sapevano di stoltezza ed individualismo.
La stazione radio NWR 104.7 passava "Livin' on a prayer". Sempre più ironico. Se non altro aveva il pregio di coprire i singhiozzi di Alissa ed i pensieri di Faith.
Cosa dire a chi ha messo in pericolo la vita di una persona a te tanto cara?
"Non preoccuparti, non è colpa tua!" ? Invece lo era, per gran parte di essa.
"Stai tranquilla, andrà tutto bene!"? Non era affatto così scontato e poi era stanca di mentire.
Mentire a Cameron, ad Harry... a sé stessa.
Due ore svenuto. Troppe, davvero troppe.
Lo sapeva bene lei. Lei che più di una volta aveva avuto quello schifoso odore di morte tra le narici. Lei che aveva toccato con mano cosa significava vedere qualcuno avvelenarsi fino a star male.
Due settimane... una vita.
China a fissare la punta delle scarpe da ginnastica. Piegata in una sorta di posizione fetale sulle logore sedie del pronto soccorso di Santa Rosa.
Legno su cui la vernice aveva ceduto il passo alla materia viva, colpa di estenuanti ore di attesa di parenti preoccupati.
« Nessuno di noi è un parente... » osservò con amarezza Faith seduta tra Cameron e Justin.
Alissa si allontanò in direzione del bagno, probabilmente per togliersi le linee che il mascara aveva creato colandole sul viso.
« E' colpa sua! » si sfogò Cameron una volta distante.
« Non lo so... » ammise sconsolata Faith.
« Come cazzo fai a non accorgerti che era svenuto? »
« Probabilmente erano ubriachi entrambi! » teorizzò Justin.
« Dovremmo chiamare la famiglia? »
« Aspettiamo di sapere qualche dettaglio in più! »
Ore di attesa snervante. Ore di nervose peregrinazioni tra la macchina degli snack e quella delle bibite. Ore di speranze e preghiere.
Ore interrotte solo verso le sei e mezza quando sole iniziò a colorare il cielo di tenue lilla.
« Ragazzi vi ho portato la colazione! » annunciò Justin svanito nel nulla per qualche minuto.
« Grazie... »
« Non mi ringraziate! Un waffle secco ed un caffè imbevibile! Questo è ciò che hanno qui! »
« Andrà più che bene! Grazie Justin! » ringraziò sommessamente Faith mentre il coinquilino portava la colazione ad Alissa, isolata dal gruppo.
« Posso parlarti Faith? »
« Cameron... certo. »
« Non devi sentirti in colpa! »
« Invece si! »
« Pensi sia colpa nostra? »
« No! Solo mia! »
« Non è colpa di nessuno Faith! »
« Invece, di nuovo, sì! La mia voglia di farlo ingelosire lo ha spinto a questo! La nostra farsa è andata troppo oltre! »
« F... farsa? »
Dicono che gli occhi siano lo specchio dell'anima. Quelli di Cameron raccontavano di uno specchio in mille pezzi.
« Scusate... siete voi gli amici di Harry Sommers? » chiese un dottore in camice bianco con una cartellina sotto al braccio.
« Si! » rispose in coro il gruppo avvicinandosi al medico.
« Allora... il paziente è stabile adesso! »
Un urlo di gioia li accomunò.
Un abbraccio liberatorio strinse Cameron nuovamente tra le braccia di Faith.
« Aspettate! Ascoltatemi! Gli abbiamo fatto una lavanda gastrica. Ora è sedato e privo di conoscenza. Lo abbiamo dovuto intubare e trasportare in terapia intensiva. Purtroppo è rimasto troppo tempo svenuto e l'urto nella parte frontale del cranio non ha certo aiutato. Per questo non possiamo escludere danni permanenti al cervello. La risposta ci verrà data non appena il paziente riprenderà conoscenza! »
Lo sconforto più profondo spinse Faith nuovamente sulla sua sedia priva di forze.
« Quante possibilità ci sono dottore? » chiese Justin.
« Cinquanta e cinquanta! »© G.
Angolo dell'autore:
Commentate, se vi va, consigliandomi come dovrebbe continuare o eventuali modifiche in modo da potervi offrire scritti sempre migliori. Grazie infinite a tutti!
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ONE | Prima Stesura
Teen FictionRomantica, sognatrice, costantemente insicura. Questa è Faith. Diciannove anni sono bastati per segnarla più di quanto lei stessa odi ammettere, un passato visibile negli errori del presente, con la scrittura unico sogno e sentiero tra adolescenza...