Dicono sia una questione di sensazioni.
Dicono che lo si percepisca "a pelle".
Usano proprio questa espressione. A pelle.
E forse in quel caldo martedì di fine agosto, anche Faith percepì qualcosa di insolito, di nuovo.
Non superficiale. Non effimero o a fior di pelle.
Era in profondità.
Era la sua anima che si rilassava. Era finalmente il suo cuore che riconosceva una di quelle tre A con cui, ancora la stessa moltitudine indefinita sopra menzionata, definisce le relazioni: amicizia, affetto, amore.
La luce stava rapidamente volgendo verso i più caldi toni dell'arancione mentre il sole iniziava a lasciare nell'ombra i piani terra delle costruzioni illuminando i tetti delle stesse.
I dormitori avevano finalmente assunto il divertente brulichio che li avrebbe caratterizzati ventiquattro ore su ventiquattro da lì in avanti.
I passi, invece, erano lenti, cadenzati.
Nessuno dei due desiderava quella passeggiata terminasse prima del lecito.
« Mi è parso di capire che anche tu stia scappando! » esordì Faith rompendo gli indugi su una domanda che da tempo necessitava rivolgergli.
« Si passa la vita a scappare da qualcosa ed arrivati in fondo puntualmente si realizza che non ci si è allontanati neppure di un passo. »
« Cosa consigli? »
« Tutto tranne ciò che ho fatto io! »
« Probabilmente ti batto! »
« Uno stupro. Una ragazza madre. I soldi che mancano ed i creditori alla porta. Un bimbo con difficoltà di apprendimento ed un lavoro da spogliarellista per pagare le cure... una società che, cieca, continuava a chiamarla prostituta. Un'adolescenza di furti e rapine, assistenti sociali, polizia, riformatorio... suicidio. Ti basta? Sono solo pillole della mia infanzia. »
Faith abbassò la testa.
La curiosità spesso è foriera di rimorso. Rimorso per aver parlato troppo. Rimorso per aver girato il dito in quella ferita fino ad allora sconosciuta. Ma i suoi occhi parlavano di tristezza, di passato, di rivincita... mai di rabbia.
« Faith, scusami! Non volevo essere aggressivo! Il punto è che certe ferite difficilmente le vedo replicate in altre persone. Io ne ho il corpo e lo spirito segnato. Sì, è vero, le baratterei volentieri con qualsiasi altra esistenza ma di una cosa sono certo: vorrei mai nessuno soffrisse quanto io ho provato... benché meno tu Faith! »
« Mi dispiace... »
« Non devi! Sai, parlare con te mi rilassa. Poche sono le persone che conoscono la mia storia e tu sei la prima a cui la racconto senza provare vergogna! Per questi motivi non devi scusarti ma devo essere io a farlo! La vita mi ha tolto molto, vero. La vita in fondo colpisce più duro di chiunque. Le ferite del fisico guariscono, quelle della propria anima, del proprio orgoglio e del proprio immutabile passato restano rinchiuse in una sporca vetrina di fronte ai nostri occhi.
Ci si può arrabbiare, spaccare tutto, rompere sé stessi in un autolesionistico ultimo tentativo di sperimentare quanto il mondo ci voglia male, scoprire quanto il fondo sia fondo ma, in definitiva, si è vivi per il futuro, si è vivi per cercare, trovare e amare.
Si è vivi per vivere e l'unico modo per farlo è affrontare il passato ricordando, imparando ed amando quanto più ci è possibile fare. »
Camminava lento. Il borsone a tracolla. Le mani nelle tasche e gli occhi al cielo a scrutare l'infinito presente luminoso di speranze.
Se esisteva una persona meritoria di tutto quello era Justin. Afflitto, colpito, provato, eppure in piedi.
Dicono che la speranza sia l'ultima a morire.
Forse stavolta hanno ragione.© G.
Angolo dell'autore:
Commentate, se vi va, consigliandomi come dovrebbe continuare o eventuali modifiche in modo da potervi offrire scritti sempre migliori. Grazie infinite a tutti!
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ONE | Prima Stesura
Teen FictionRomantica, sognatrice, costantemente insicura. Questa è Faith. Diciannove anni sono bastati per segnarla più di quanto lei stessa odi ammettere, un passato visibile negli errori del presente, con la scrittura unico sogno e sentiero tra adolescenza...