Capitolo 61 - Ricominciare

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« Harry! Non ho il costume! »
« Neppure io! »
« Harry! No! Cosa penserebbero gli altri se tornassimo zuppi? »
« Che pensino ciò che vogliono! Oppure hai paura di ferire qualcuno che è rimasto al campo? »
« Io? Tu piuttosto! »
« Alissa? Ti riferisci a lei? »
« E chi sennò? »
« Lei è la conseguenza dei miei sbagli, non la causa! »
« Ma il fatto che la difendi… »
« Tu non sai come stanno le cose! » esclamò facendo risuonare la sua voce contro il muro di pini ed abeti alle sue spalle.
« Cosa c'è da comprendere? Tu. Lei. Sesso. Fine! » urlò Faith raggiungendo il suo tono di voce.
« Non sai di cosa parli. » tagliò corto Harry rindossando la maglietta e dirigendosi verso la foresta sparendo dentro essa
« Vuoi dirmi che è amore? » urlò.
Nessuna risposta.
Anche gli uccelli presero esempio da Harry. Il silenzio fu tanto pesante da percepire il rumore dei propri pensieri.
Forse avrebbe dovuto accettare quel bagno. Forse avrebbe dovuto fregarsene di cosa gli altri avrebbero o non avrebbero potuto pensare.
Forse dovevo lasciare le cose come le avevo trovate.
Ripercorse a ritroso il sentiero, raccogliendo nuovamente la fascina di rami trovati ed abbandonati dal suo compagno di ricerche.
In cima alla salita lo ritrovò.
Il campo era completo. Qualcuno si era dato da fare per pulire il terreno circostante. Al centro di esso, sotto una cupola di alti pini e giovani sequoie, Justin era intento ad accendere il fuoco.
« Faith! Vieni! Stiamo per arrostire i marshmallow! »
Il fuoco prese vita, al contrario dello sguardo di Harry irrimediabilmente spento in quello di Alissa.
Eppure.
Quel ridente scoppiettio. I tizzoni ardenti che cadevano all'interno del cerchio in pietra creato a sua sicurezza. Infilzare un morbido marshmallow su un verde ramo. La compagnia di un'amica fidata che, con un braccio attorno alle spalle, chiede se è tutto okay.
Tutto ciò riesce in qualche modo a tranquillizzarmi.
Dicono che la felicità sia una piccola cosa.
La verità è che non se ne ha mai abbastanza.
La cerchiamo. La inseguiamo. Ma puntualmente ci perdiamo seguendo falsi miti e bramando effimere e lontane mete.
Cosa cerchiamo davvero?
Cosa desideriamo più di ciò che possediamo?
La risposta è solo una. La risposta l'abbiamo sempre saputa.
Qualcuno.
Aldilà degli oggetti, aldilà degli obiettivi, ciò che cerchiamo è quel qualcuno con cui valga le pena condividere ciò che viviamo, la sola persona che amplifica quelle piccole felicità rendendole finalmente visibili.
Amore?
La lingua è un'invenzione degli uomini e Faith stava comprendendo quanto quella parola volesse dire tutto ed, in fondo, nulla.
Si può amare in maniera differente. Si può dire "amore" senza capirne davvero il significato. Si può vivere accontentandosi di ciò che si pensa esso sia.
Ma in quel preciso istante Faith comprese.
Era tutto lì. L'amore era in qualunque minimo istante ci si accorge che i nostri sensi sono tesi verso quel momento al punto di forgiarlo nella nostra memoria ad infinita vita.
Qualcosa che, in definitiva, è molto vicino al significato della vita stessa.
Fu con questi pensieri, e lo stomaco sazio della cena da barbecue da campo, che Faith e Maya si coricarono nei loro sacchi a pelo.
« Ehi! È successo qualcosa con Harry? » chiese l'amica visibilmente preoccupata.
« Non saprei come definirlo. »
« E Cameron invece? »
« Tutte domande a cui non so dare risposta! »
« Dai! Dai! La notte porta consiglio! »
Già…
La giornata era stata… davvero lunga. La sua mente continuava a convincerla fossero passate poco più di dodici ore da quella mattina; il corpo urlava almeno il doppio.
Percepiva gli arti pesanti nel caldo della tenda.
Maya, accanto a lei non smetteva di muoversi per trovare una comoda posizione. Alla fine anche lei cedette al sonno, digrignando i denti nei sogni. Anche Faith soffriva di questo disturbo da bambina e mattinate in compagnia di un lacerante mal di testa erano la norma.
Da casa l'avevano avvertita che sarebbe stato scomodo, freddo e ricco di insetti.
Al contrario furono cinque ore di sonno rigeneranti. Almeno fino alle quattro e mezza del mattino.
Rumore di passi all'esterno.
Qualcuno non aveva sonno. Maya non smetteva un respiro di russare a pieni polmoni e Faith iniziava a sentire mancare l'aria all'interno di quella tenda.
Spostò la zip dell'apertura.
Un ombra si stagliava in piedi al limitate del bosco stagliandosi contro il cielo freddo illuminato da una luna crescente al massimo del suo riverbero.
« Harry? Sei tu? » chiese sommessamente avvicinandosi alla figura.
« Faith! Si! Scusami se ti ho svegliata! Non riuscivo a dormire! » rispose sottovoce.
« Anche Alissa russa? »
« No, no! In realtà la colpa è tua! »
« Mia? »
« Il punto è che le tue parole continuano a risuonarmi nella mente è mi pento di come mi sono comportato! »
« No Harry! La colpa è mia… tutti abbiamo i nostri segreti ho sbagliato io ad insistere! »
« Siamo proprio stupidi vero? »
« Continuiamo a farci male da soli. »
« Dammi la mano e torniamo al lago! » la esortò.
« Non ti metterai di nuovo a correre? » chiese percependo la loro pelle sovrapporsi.
« No… se tu non vuoi! »
Ed eccolo lì.
Un punto fermo. Ripartire. Iniziare.
Per una volta padrona del proprio destino. Osservare quella stretta. Chiedersi il perché di quel calore. Una parola.
« Voglio! »

© G.

Angolo dell'autore:
Commentate, se vi va, consigliandomi costruttivamente come dovrebbe continuare o eventuali modifiche in modo da potervi offrire scritti sempre migliori. Grazie infinite a tutti!

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