Capitolo 51 - Risvolti

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Il vento.
Spazzava la lunga striscia di sabbia di fronte a loro. Il mare la lambiva. Si allungava sulla sabbia. I flutti la blandivano in un incostante alternarsi di ritirate ed avanzate.
Probabilmente cinquecento metri. A tanto si spingeva quell'angolo di paradiso. In fondo, alla fine di essa, migliaia di anni di erosione avevano creato un ciclopico arco all'interno dell'ampio massiccio roccioso che era la scogliera ed il principio di quella parte di Stati Uniti. Oltre esso migliaia di chilometri di oceano di protraevano verso San Francisco, la bassa California ed infine il mare aperto.
Un surfista attendeva pazientemente la giusta serie di onde galleggiando e remando prono sulla sua tavola.
Una giovane coppia, legata dalle loro dita intrecciate, camminava placidamente lungo il bagnasciuga evitando le onde più irrispettose che si allungavano oltre la linea della marea.
« Di tutta la California, questo è il mio luogo preferito! »
« Cameron... è stupendo! »
« Trovi? »
« Ma certo! Sembra una cartolina! »
« Ci sono venuto migliaia di volte eppure oggi è più piacevole del solito. »
« Come mai? »
« Un'idea forse ce l'ho » rispose mirando il profilo delicato di Faith. « Dai vieni! »
Un lungo sentiero scendeva lungo un lato della falesia ingombra di bassa vegetazione.
Arrivati in fondo Cameron si torse le scarpe seguito a ruota da Faith.
I piedi affondarono in una piacevole ghiaia finissima, prossima alla sabbia.
Poco più di un centimetro divideva il sole dal suo orizzonte ed i bassi raggi che emanava illuminavano una sottile intima foschia fatta di salsedine ed acqua nebulizzata.
« Ti va di sederci? »
« Certo! »
Il tramonto. Il mare. Il vento tra i capelli. Il rilassante sciabordio che lo sfregamento della ghiaia creava. L'odore intenso di iodio che il moto ondoso liberava nell'aria. Il sapore dell'oceano che si insinuava tra quello dolce dei loro cuori battere uno accanto all'altro.
E poi lui. La sua virile mascella spigolosa si addolciva in un sorriso che mostrava lo splendore dei suoi denti. Il verde dei suoi occhi che la luce radente del sole esaltava. Si tolse la giacca. I bottoni della camicia a stento riuscivano a sopportare la tensione dei muscoli sottostanti. Tirò su le maniche mentre la coppia, osservata dall'alto della scogliera, li raggiungeva e superava accompagnata dal suono dei loro sorrisi.
Può esserci qualcosa di più profondo e totalizzante?
« Grazie Faith. »
« Sono io che dovrei ringraziarti di avermi fatto conoscere un luogo come questo! »
« E' il mio luogo segreto. Quando mi sento solo, vuoto, spento, e ciò avviene spesso, vengo esattamente dove siamo seduti ora, mi siedo e mi perdo a pensare quanto i miei problemi siano nulla in confronto tanta bellezza. Riesce sempre in qualche modo a confortarmi. »
« Cameron... come puoi sentirti solo? Sei sempre accompagnato da qualche ragazza! »
« Se vuoi sapere la verità solo ora mi accorgo di quanto le donne che mi porto a letto siano solo un'illusione di sentimenti ed affetto. In fondo è stato così per tutta la mia vita. »
« Conosco così poco di te... »
« Non sei la sola. Nessuno, neppure Harry o Justin, conoscono la prigione dorata che è il mio passato. »
« Hai tutto ciò che si possa desiderare. »
« Ho solo un riflesso dell'amore che vorrei e se non hai quello non hai nulla. » rispose con lo sguardo perso lontano nell'orizzonte del suo dolore.
« Non pensavo... »
« Lo so. Nessuno lo pensa. La maschera che indosso non l'ho creata io. Gli anni dell'infanzie e dell'adolescenza trascorsi a mendicare per uno spicciolo di amore genitoriale, ma soprattutto materno. Sono consapevole che ciò che faccio, ciò che sono e non vorrei essere, è solo una conseguenza di quel costante turbamento emotivo che anni di baby sitter, governanti e tate sempre una diverse dalla precedente ma con in comune la totale assenza di mia madre, hanno portato.
So benissimo che le ragazze che mi porto a letto sono solo un palliativo a quel vuoto interiore che è la mia anima, quella mancanza di affetto che tu per prima, durante il nostro primo incontro, avevi capito mi affliggeva. Per questo ti ho chiesto di venire con me. Dicono non bisogna mai giudicare un libro dalla copertina. La mia è logora e sporca, ma ci tenevo, più di ogni altra cosa e più di qualunque altra persona, a leggerti cosa è  scritto dentro di me. »

© G.

Angolo dell'autore:
Commentate, se vi va, consigliandomi come dovrebbe continuare o eventuali modifiche in modo da potervi offrire scritti sempre migliori. Grazie infinite a tutti!

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