Capitolo 46 - Lezioni

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Iniziò.
Luce del sole riflessa dalla finestra della signora Mulligan. Cinque buoni minuti per far sì che il corpo si riprendesse dalla pressione delle molle del materasso.
Altri dieci minuti per lavarsi e quindici per truccarsi e vestirsi.
Soliti movimenti che scandivano il solito rito che occupava mezz'ora del suo tempo.
Eppure…
Eppure quella non era una giornata qualunque. Quella era la prima vera giornata.
Il primo giorno di lezioni.
Le giornate passate come un riscaldamento con la mente sempre protesa ad un obiettivo.
Scese le scale guidata, dall'ormai familiare, odore dei pancake di Justin che profumavano di casa.
« Tu devi spiegarmi come diavolo fai? »
« A fare cosa? » chiese Justin.
« Perché, quando cucini tu, sembra sempre natale? » chiese Faith.
« Vuoi sapere il mio ingrediente segreto? »
« L'amore? »
« No! Nulla di cosi melenso! » rispose scandendo una sonora risata che quasi gli fece cadere i piatti che stava servendo a tavola.
Le voci dei restanti coinquilini iniziavano ad avvicinarsi alla cucina.
Ridevano.
Yin e Yang. Il loro punto di attrito: Faith.
Eppure ridono…
« Buongiorno a tutti! » esclamarono in coro felici come nulla fosse accaduto.
« Buongiorno! »
« Emozionata Faith? » chiese Harry.
« Veram… »
« Dai ragazzina! Non mentire! Sappiano tutti che te la stai facendo sotto! » la interruppe Cameron.
« E tu cosa ne sai? »
« Ti si legge in faccia! »
« Non dirmi che tu sai leggere? »
« Le persone molto bene… dovresti saperlo! »
« Lasciala in pace! » gli ordinò Justin proteggendola.
Era tornato il vecchio e cattivo Cameron che camminava sul bilico della doppia personalità.
Harry, al contrario, iniziava ad essere espansivo, relegando il suo essere taciturno ai trascorsi precedenti al quel "quasi bacio".
Eppure la pressione che Maya le aveva instillato con le sue parole non accennava a scemare per godersi il suo sorriso.
« Ragazzi, che corsi frequenterete? »
« Storia! » affermò sicuro Harry. « Sarà dura per me, ma alternerò gli allenamenti di football al corso di giurisprudenza! » spiegò Justin.
« E tu Cameron? »
« Secondo te ho bisogno di studiare, ragazzina? » chiese strafottente.
« Secondo me sì! Magari trovi qualche sinonimo al solito "ragazzina"! »
« Se ci tieni tanto a saperlo studierò economia… per ovvi motivi. Sapete sono ricco! »
« Non smetti un attimo di ricordarcelo! »
« Ci farai l'abitudine Faith, come abbiamo fatto noi! » la consolò Justin ironico.
Ma quella non era certo la mattinata adatta per tergiversare.
Un cielo opaco annebbiava il sole che riusciva comunque a scaldare l'aria regalando tanta umidità da far percepire almeno quattro gradi centigradi in più.
I bimbi dei vicini, già svegli di buon ora, si rincorrevano sul prato di casa mentre i genitori, in trepidante attesa, attendevano pazienti l'inizio della scuola.
Non era più estraneo. Nulla di alieno o spaventoso. Quel panorama, che Faith poteva mirare dalla sua camera, si arricchiva, al contrario, di tenui dettagli confortanti.
Il gallo in ferro battuto sul tetto della signora Mulligan che indicava la direzione del vento, quel giorno fermo; gli irrigatori dei vicini che riempivano l'aria con il loro suono come cicale d'agosto; il piccolo Rufus sempre alla ricerca di un pasto da scroccare al vicinato.
Poteva dirsi felice, finalmente.
Dalla finestra del bagno vide uscire uno alla volta i suoi coinquilini. L'ultimo fu Justin che, premuroso, la avvertì di aver lasciato le chiavi sul mobile dell'ingresso.
Era il suo turno. Uscì.
Entusiasta e terrorizzata. Impaziente e procrastinatrice. Uno spettro di emozioni contrastanti la coglieva ad ogni passo compiuto verso il North Windfield College, un college già cosi significativo almeno quanto la casa in cui viveva.
Anche se solo per qualche ora, l'idea di abbandonarla mi terrorizza!
Ma dovette.
L'Erik's pub, il pub di Maya, era chiuso avrebbe aperto solo in serata.
Un suo saluto le sarebbe stato di aiuto.
Frotte di studenti affluivano nel cortile principale che prendeva sempre più le sembianze di un grande formicaio in fibrillazione.
Aula centouno… devo chiedere a qualcuno.
Ma a chi?
Ognuno sembrava infischiarsene degli altri, spintonandosi in direzione della propria meta.
Un ragazzo era immobile tra la folla vorticosa.
« Scusa! Sai dov’è l'aula centouno? »
« Perdonami ma mi sono perso anch'io! »
« Fa niente! Grazie lo stesso! »
Poco più avanti un gruppo di ragazze.
Magari un po' di solidarietà femminile!
« Scusa? » chiese Faith picchiettando sulla spalla di una di esse. « Sapresti indicarmi l'aula centouno? »
« Faith! »
« C… ciao Savannah! »
« Ti sei persa? Non preoccuparti! Ci sto andando anch'io! »
Che fortuna…

© G.

Angolo dell'autore:
Commentate, se vi va, consigliandomi come dovrebbe continuare o eventuali modifiche in modo da potervi offrire scritti sempre migliori. Grazie infinite a tutti!

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