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~You don't know your power until someone hurts you badly~
Revisionato il 25-7-2016✔

Quella era una mattina molto fredda. A discapito delle giovani dame,  il vento di Asgard era arrivato impetuoso a scuotere i loro bei ricci soffici e ad infiltrarsi nei veli di satin e velluto con la quale adornavano il corpo.
I sotterranei di pietra del castello reale erano ancora più gelidi e nonostante la presenza di numerose candele e torce infuocate, l'umido intrizziva le ossa fino all'interno. Quattro guardie dalla corazza dorata cercavano di non dare a vedere quanto stessero battendo i denti, mentre scortavano una giovane giù per le scale. I passi rieccheggiavano in un silenzio cupo e sua volta la ragazza si stringeva in una mantella dal collo scuro di ermellino: l'unico rumore presente restava il fruscio dell'orlo delle sue vesti e il tintinnio di un paio di orecchini d'oro. Il lungo abito color blu notte di tanto in tanto la faceva inciampare, impedendole di camminare con grazia, tuttavia il codice di abbigliamento, anche quando si trattava di una semplice ancella, era rigoroso. Il nuovo, nonché primo in importanza, incarico da dama di corte della giovinetta, alla corte di Odino, era quello di occuparsi di uno dei carcerati. Di solito non accadeva, e chiunque venisse relegato in quelle celle ci restava a marcire da solo. Ma quello... quello era un caso speciale. Come un carcerato di lusso. Lei sapeva già il suo nome, ed era stata l'unica cosa che le era servita per capire tutto di lui: Loki Laufeyson.  Il dio delle malefatte e degli inganni, il malefico, il fratello bastardo di Thor Odinson, l'onta del reame. Giù al paese si narravano storie di tempi bui in cui lui era libero di recare male e sfortuna a chiunque si trovasse sul suo cammino. Leggende dicevano che potesse assumere forme mostruose, e l'appellativo meno macabro che gli fosse stato dato era quello del Re Mendicante. Lo chiamavano così le vecchie dei quartieri, che con occhi lattiginosi parlavano di uno sciocco fratello, invidioso di una fortuna e di una popolarità che non avrebbe mai potuto avere, ma soprattutto bramoso del trono del padre Odino.

Quando Thor in persona l'aveva convocata chiedendole con gentilezza se sarebbe stata disposta a intrattenere le giornate di suo fratello, l'ancella stessa aveva rifiutato. Pensò che una simile persona non meritasse nemmeno il privilegio di una compagnia. Ciò nonostante la sera si era ritrovata a riflettere sulla proposta: non aveva rifiutato per paura di cosa le sarebbe potuto succedere, era al sicuro e lo sapeva. Allora perché? Non aveva dubbio che metà delle storie sul conto di quel dio fossero vere... Eppure... Era curiosa. Lo ammise a sé stessa: era una dannata ficcanaso e più a pensarci più le cresceva il desiderio di scoprire quanto ci fosse di mostruoso in quella figura. Insomma, nel peggiore dei casi avrebbe abbandonato il suo lavoro e si sarebbe dimenticato di lui con facilità. Così, dieci giorni dopo, la giovane si ritrovò nelle segrete del castello: reggeva tra le mani un vassoio sulla quale aveva posato del cibo e ad ogni passo i suoi capelli inneggiavano leggermente. Erano del color dell'argento, lisci come il mare tranquillo, lunghi e bellissimi, intrecciati in trecce complicate che aveva imparato a stringere fin da piccola. Una guardia le indicò una cella poco distante e dopo averle sussurrato delle raccomandazioni al suo orecchio, girò i tacchi assieme le altre tre. Ora rimanevano delle sentinelle sporadiche: due se ne stavano mezze addormentate alla base della scala e nello svoltare del corridoio altre due chiacchieravano appoggiati al muro di pietra. La giovane li sentì lamentarsi del freddo ma li ignorò passando oltre, sentendo il suo cuore rimbombare nella testa . Alzò lo sguardo solo quando fu certa di essere arrivata davanti alla giusta cella, a quel punto scrutò il suo interno. Strinse la presa sul vassoio e le nocche le si sbiancarono, ma non fece trapelare il suo tremore. Una figura slanciata e snella era voltata verso il muro, capelli neri come le piume di un corvo si allungavano lisci fino alle spalle e le vesti erano di color verde oliva, con cuciture color oro. Gli conferivano una certa aria regale, nonostante le circostanze. L'ancella fece un profondo respiro.  Quando parlò, non le sembrò di essere andata così male.
-Loki Laufeyson io sono Daphne delle isole di Nolh, servitrice dei nove regni e quest'oggi  sono qui poiché il nostro re Odino, padre degli dei, mi ha conferito l'incarico di assistirla. Le farò compagnia dal giorno alla sera, secondo la volontà del mio sovrano-
Fece un piccolo inchino a cui seguì il silenzio. Nessuna risposta. La ragazza si lasciò andare in un piccolo e silenzioso sbuffo scocciato. Quel dio non si era degnato nemmeno di guardarla in faccia, figuriamoci rivolgerle la parola! Avanzò di un passo verso il campo di forza trasparente che impediva ai prigionieri di uscire, ma che lasciava entrate gli autorizzati, ne fece un altro e fu come attraversare un sottile strato di gelatina. Si ritrovò all'interno della stanza, mura dal bianco quasi accecante la circondavano e notò che la camera era, per quanto concesso, fornita di ogni comodità. Un letto comodo e soffice era situato in un angolo e le letture per l'intrattenimento non mancavano di certo.
-È stata Frigga a portart...- non terminò la domanda perché il giovane uomo le rispose con sconcertante freddezza. Stroncò la domanda sul nascere.
-Sì, è opera sua. Non la nomini più, mai più-

La figura dunque si voltò lentamente verso Daphne, la quale intanto sembrava essersi leggermente paralizzata in un misto tra imbarazzo e paura. Un paio di iridi azzurre come il ghiaccio, attraversate da venature verdi, la squadrarono con fermezza. La ragazza poté leggerci dentro fiamme ardenti di rabbia, e d'improvviso non le sembrò così surreale l'ipotesi che si potesse trasformare in una creatura mostruosa.
Cercando di alleggerire la tensione, cosa del tutto improbabile, Daphne appoggiò il vassoio su un tavolo e con un gesto fluido si levò il mantello scuro, poggiandolo con delicatezza su una poltrona. Quando riprovò a stabilire un contatto visivo, Loki era ancora fermo nello stesso posto, lo sguardo vuoto e le mani strette a pugno. Daphne si adagiò con un sospiro su alcuni comodi cuscini e con le mani incrociate al ventre, iniziò a riflettere su ciò che avrebbe potuto fare o dire senza scatenare l'ira di quel terribile, ma affascinante, dio.

Unmasked ~Loki Laufeyson~ [CONCLUSA]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora