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Malyen se ne stava seduta a terra, con la schiena appoggiata alla corteccia di un albero e lo sguardo rivolto alle mani. Il volto e le braccia erano ricoperti da numerose e sottili escoriazioni causate dalla corsa che la ragazza aveva intrapreso nel bosco. I ramoscelli e le radici le avevano graffiato come artigli sottili la pelle e ora che l'adrenalina era sfumata, il fastidio delle ferite iniziava a farsi sentire. Le guance erano sporche di fango dopo che la ragazza era inciampata, rotolando rovinosamente a terra. Una pioggia fine aveva iniziato a ticchettare sulle foglie larghe delle piante e inumidiva i lunghi capelli di Malyen, che però rimaneva immobile. Il cielo si era scurito e il sole tramontato da un pezzo, con le nuvole grigie che avevano provveduto a portare il preludio di una tempesta. La giovane si tormentava le mani, con lacrime copiose che le scendevano lungo le guance, confondendosi con le gocce di acqua. L'aria sconfortata e incredula era dovuta a tutti i pensieri che le frullavano indisturbati nella testa, rendendola pazza. Tutto per colpa delle novità ricevute qualche ora prima. Se ripensava a quei momenti spalancava ancora la bocca per la sopresa. Tremava sia per il freddo che per la paura, di fare a sé stessa del male ma anche agli altri. Si sentiva così confusa, spossata dopo aver fatto una magia? Era mai possibile che proprio lei, Malyen Hiddleston, una ragazza come tante cresciuta in una cittadina dove tutti conoscono tutti, fosse un mostro? Una creatura addirittura discendente da altri mondi, una semi-dea? No no, non andava bene, lei non calzava nel ruolo della... com'è che aveva detto il padre.... Gigantessa di ghiaccio! Quei stupidi racconti erano roba da bambini, favole fantasiose per la buonanotte ma nulla di più, nulla di reale. Non esistevano altri pianeti e lei era un'umana. Avrebbe voluto vivere come le ragazzine della sua età, spensierata tra frivolezze e gossip come pochi giorni prima, senza quel grosso macigno che le gravava sul petto. In realtà però quel magico mondo esisteva e con le ricerche adatte era riuscita a trovare fonti risalenti a venti anni, se non più, prima, che testimoniavano avvenimenti inimmaginabili. Il disastro di New York, gli elfi maledetti tra cui Malekith che avevano contribuito a radere al suolo la città... Suo padre era stato il comandande della spedizione. Aveva osservato a lungo vecchie foto che lo ritraevano con capelli lunghi e folti, occhi di ghiaccio e un prezioso scettro d'oro tra le mani. Non poteva credere che lo stesso uomo che l'aveva cresciuta avesse combinato un simile massacro.

Ti prego piccola ascoltami. È stato tanto tanto tempo fa ed io ero un uomo diverso, poi ho conosciuto tua madre e lei mi ha cambiato. Mi ha reso migliore, non sono più quel mostro in cerca di distruzione, credimi...

Malyen sapeva che era sincero, lo aveva letto nei suoi occhi lucidi di lacrime e lo avrebbe perdonato, perché mai durante i suoi diciotto anni di vita lo aveva visto comportarsi come un assassino...
Eppure anche nelle cose più semplici avrebbe trovato difficoltà nell'esprimersi. Non sapeva nemmeno più se chiamarlo Thomas, come aveva fatto fin da piccina, oppure Loki, il suo vero nome da Asgardiano e re degli inganni. Quel nome era elegante, scivolava sulle labbra con una particolare nota vezzosa e sopraffina, a Malyen piaceva e sperava di abituarsi presto a usarlo. Da quel momento in poi era Malyen Laufeyson. Non poteva più tornare indietro né fingere di ignorare ciò che era venuta a conoscere, o dimenticare la magia che scorreva nelle sue vene. Lei era una semi-dea e presto o tardi avrebbe dovuto accettarlo. Le lacrime scomparirono e la ragazza strinse i denti per evitare che il tentativo di calmarsi fallisse ancora miserabilmente. La disperazione piano piano si placò, lasciando spazio alla determinazione ereditata dal padre. Sentì un potere indescrivibile nascerle dentro e scorrerle nelle vene con un'energia potente. Tra le mani vide formarsi una sfera blu elettrico, né solida né densa, puro vapore fluttuante nell'aria con un'aura magica e incantevole. Rigirava quella creatura tra le sue mani e più distanziava i palmi fra loro, più essa diventava grande e se li riavvicinava, si rimpiccioliva. Malyen compì un gesto repentino, allungando le braccia verso il tronco di un albero e, con un fremito osservò il legno scheggiarsi notevolmente, come se una forza invisibile si fosse scagliata contro. In compenso la misteriosa sfera non aleggiava più. La ragazza si mise in piedi, asciugando le lacrime secche dalle guance e scostando le foglie dal capo. Un lampo di determinazione le illuminò lo sguardo ed un misero sorriso si formò sulle labbra. Forse si poteva abituare a quella storia, forse poteva lavorarci su e fare in modo di accettarsi... Avrebbe perdonato subito i genitori, perché teneva troppo a loro per non farlo. Non li biasimava per averle tenuto nascosta una simile realtà, nonostante la difficoltà e il peso della responsabilità che comportava il segreto. Ad un patto però. Dovevano scendere a compromessi e sarebbe rimasta ferma e decisa sulla sua decisione. Dovevano portarla a visitare la tanto famigerata Asgard.

Unmasked ~Loki Laufeyson~ [CONCLUSA]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora